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  Intervista a sua Eminenza il metropolita Lavr di Sergej Chapnin, capo redattore del Tserkovnij Vestnik

dal sito personale di Sergej Chapnin

New York, 13 dicembre 2007

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Eminenza, gli eventi dello scorso 17 maggio sono già entrati nei libri di storia come un giorno in cui per la misericordia divina, ha avuto luogo la riunificazione della Chiesa ortodossa russa. Come vede ora quei giorni? Qual è stata l'impressione più viva che le hanno lasciato?

La più grande impressione per me è stato il servizio divino nel cuore dell'Ortodossia russa, sotto le volte della grandiosa cattedrale della Dormizione della Madre di Dio, il luogo di riposo dei primi ierarchi di Mosca. Qui giace sant'Ermogene, un fulgido esempio di fermezza nella fede ortodossa durante il Periodo dei Torbidi. La sua guida ha portato i nostri antenati a stare attaccati con fermezza alla loro fede e alla loro patria, e durante la sua prigionia, ma con la sua benedizione, l'archimandrita Dionisij della Lavra della Trinità e di san Sergio e Avraamy Palitsyn, suo protettore, inviavano missive per ispirare i difensori dello stato moscovita. Ho sentito poi che, anche dopo il secondo Periodo dei Torbidi, dobbiamo sradicare le lotte intestine e ripristinare la verità, la pace e la verità divina nei nostri cuori.

Personalmente, sento una connessione con quella cattedrale perché là, oltre un centinaio di anni fa, il secondo primate della nostra Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, il metropolita Anastasij (Gribanovskij) di beata memoria è stato ordinato vescovo di Serpukhov. Un tempo, ho avuto l'onore di essere chierichetto alle sue funzioni. Durante la sua nomina, secondo la tradizione, ha tenuto un sermone, in cui ha tracciato un profilo straordinariamente potente e artistico del "sentiero di un vero pastore di Cristo", e in un impeto di ispirazione ha predetto la lotta sanguinosa che avrebbe colpito la Chiesa ortodossa russa negli anni della rivoluzione. Nelle sue epistole, ha sofferto per la tragedia della nostra storia comune, ha denunciato le menzogne ​​degli atei, ha elogiato i martiri e i confessori che hanno sofferto le persecuzioni, e ha gioito quando il popolo religioso della Russia ha provato gioia, sostegno e consolazione. In particolare, ricordo una delle prime funzioni religiose dell'eremo della Radice di Kursk a New York, in cui partecipavo come ieromonaco, e servivo insieme al metropolitan Anastasij, durante la quale ha annunciato a tutti con grande gioia che le sacre reliquie di san Sergio di Radonezh erano state restituite al popolo della Chiesa, esprimendo la speranza che questo evento avrebbe rafforzato il popolo russo, che soffriva al momento per le persecuzioni. Vladyka Anastasij era degno della sua alta vocazione, perché ha servito la Chiesa di Cristo senza alcun riguardo per se stesso, ha osservato la fede e ha amato la pace per tutta la vita. Amava questa antica cattedrale, e, come vicario della diocesi di Mosca, ha spesso condotto servizi qui. È interessante notare che durante la canonizzazione di sant'Ermogene, nel 1913, il futuro primo ierarca della Chiesa russa all'estero, che allora era un giovane vescovo, è stato incaricato di tenere il sermone, nonostante il fatto che oltre 20 vescovi partecipavano alle cerimonie. Così è stata una gioia particolare per me servire in questo tempio sacro.

Secondo lei, quali ulteriori passi devono essere fatti per rafforzare l'unità della Chiesa ortodossa russa?

Prima di tutto, attraverso la celebrazione comune dell'Eucaristia, dobbiamo testimoniare che noi formiamo un solo corpo unico, un solo spirito, una sola Chiesa, e che tra noi è l'unico Cristo, nostro Dio (1 Corinzi 12:12-20, Efesini 4:4). Tutta l'umanità è chiamata a essere "l'intera stirpe di Adamo", come si sente nel Canone di Pasqua. "L'intera stirpe di Adamo" è tutta l'umanità in Cristo. Quando preghiamo durante la Divina Liturgia, i nostri pensieri e sentimenti devono essere concentrati su una cosa sola: la preghiera a Dio. La preghiera comune in chiesa, e la pia comunione, unificano saldamente le persone in Cristo e, come società, li uniscono a Cristo. Ecco perché dobbiamo rafforzare e sviluppare l'unità della Chiesa attraverso la frequente preghiera congiunta, che porterà alla fiducia più piena, a più strette relazioni e alla cooperazione fraterna attiva. Solo in questo modo possiamo, uscendo dal tempio, continuare ancora in questo meraviglioso, misterioso incontro con Cristo nelle nostre azioni, nella nostra vita.

Non è ancora facile per noi in Russia conoscere la vita della Chiesa all'Estero. Quali eventi nel corso dell'ultimo anno vede come i più importanti, e perché?

A mio parere, uno dei principali eventi di questo anno di misericordia divina, oltre al ristabilimento dell'unità della Chiesa, è stato il pellegrinaggio dell'icona Derzhavnaja ("Sovrana") della Madre di Dio in tutte le diocesi della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, accompagnata da una delegazione del Patriarcato di Mosca e dal coro del monastero stavropigiale Sretenskij di Mosca, che ha partecipato ai servizi divini per celebrare il ristabilimento della piena comunione fraterna all'interno della Chiesa ortodossa russa. Questo evento ha portato grande beneficio alla Chiesa e alla grande opera della sua unità. I membri della delegazione ufficiale, il coro Sretenskij, il clero e i laici delle nostre Chiese si sono guardati l'un l'altro negli occhi e si sono convinti di essere legati dal sangue, legati dalla fede.

Il nemico della nostra salvezza utilizza quest'arma nella sua guerra contro l'umanità: volendo seminare discordia tra gli uomini, egli prima li separa fisicamente. Poi canta una canzone di inganno a uno, e un'altra canzone a un altro. Ho vissuto in monastero per oltre 60 anni e ho visto come tali tentazioni si verificano all'interno del nostro monastero. Per esempio, un fratello esprime i suoi pensieri negativi su un altro monaco al suo padre spirituale. Poi l'altro monaco viene dallo stesso padre e critica il primo. Perciò, se il padre spirituale possiede saggezza ed esperienza pastorale, suggerisce ai fratelli di incontrarsi e di parlarsi tra loro. Le insidie ​​del diavolo sono spesso rivelate durante tale incontro, e il diavolo si ritira, mentre la pace e l'amore fraterno vengono ripristinati.

Ecco come il diavolo è riuscito a dividerci e disperderci in tutto il mondo. I nostri fratelli e sorelle in Russia hanno vissuto e servito sotto la persecuzione, mentre noi abbiamo svolto il nostro servizio in libertà, ma tuttavia in esilio. A quel tempo non vi era alcuna possibilità di preghiera o contatto comune, e non c'era fiducia tra di noi. Dopo la caduta del regime comunista, abbiamo cominciato ad avere qualche contatto - a dire il vero, non ufficiale - ma in ogni caso abbiamo avuto di nuovo la possibilità di vederci, incontrarci e parlare. Questo contatto informale ci ha aiutato a conoscerci l'un l'altro, conoscere la vita ecclesiale dall'altra parte, e vedere che siamo tutti figli della Chiesa ortodossa russa. Il nemico quindi ha cominciato a ritirarsi, e, con l'aiuto di Dio, siamo arrivati ​​all'unità.

Le funzioni e gli incontri che hanno avuto luogo nelle nostre diocesi davanti all'icona "Sovrana" hanno convinto molti di questa unità, molti sono giunti a capire tutti noi - da entrambe le parti - amiamo e soffriamo per la nostra Chiesa ortodossa russa.

Grazie a Dio, abbiamo trovato dentro di noi la forza per ristabilire l'unità ecclesiastica. Ora dobbiamo rafforzarla attraverso la preghiera comune, gli incontri fraterni e la collaborazione costruttiva.

Qual è il rapporto all'interno del suo gregge fra coloro che sono di origine russa e coloro che hanno accettato la santa Ortodossia provenendo da altre chiese cristiane? Come pensa che le loro relazioni potrebbero cambiare, se lo faranno?

I vecchi emigrati e i loro discendenti costituiscono la maggioranza dei nostri parrocchiani, poi i nuovi immigrati e i loro figli, poi i neo-convertiti, che partecipano soprattutto alla vita delle nostre missioni. I loro rapporti cambieranno? È difficile dirlo. In ogni caso, noi lavoriamo con tutti loro, conservando e aumentando la grande eredità della Santa Rus', che ci è stata data.

Grazie a Dio, le nostre parrocchie hanno scuole parrocchiali russe in cui ai bambini vengono insegnate le verità fondamentali della nostra fede, la lingua, la letteratura e la storia russa, ci sono circoli giovanili guidati da buoni pastori, che chiamano i giovani ad amare la Chiesa e la patria. Ci sono campi estivi e conferenze dei giovani di tutto il mondo. I genitori cercano di parlare solo russo con i loro figli e di seguire il modo di vita ortodosso russo. Questa è una grande impresa, che si compie in circostanze difficili.

In una parola, il nostro obiettivo non è solo di conservare ma di aumentare tra i nostri figli ciò che abbiamo, di servire la Chiesa ortodossa di russa, aiutarla a testimoniare la Verità di Cristo e di dire la grande parola della Santa Rus' a tutto il mondo. Abbiamo intenzione di continuare il servizio salvifico a Dio e al popolo della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

Com'è che i vostri parrocchiani in America considerano la Chiesa ortodossa russa? Hanno informazioni sufficienti per formare autonomamente le proprie opinioni?

L'immagine della Chiesa ortodossa russa è quella dei martiri e confessori della Russia che gradualmente risorgono dalle rovine della Chiesa. Questo è esattamente ciò che molti pensano. Sebbene vi siano più che sufficienti informazioni sulla vita ecclesiale in Russia, non tutti gli immigrati più anziani hanno accesso a internet, in cui vengono pubblicati tali materiali. Ecco perché direi che non hanno abbastanza informazioni, ma soprattutto manca loro il contatto vivo con clero e fedeli della Chiesa in Russia. Senza questo è difficile che le persone si formino un parere obiettivo. Ecco perché vi chiediamo di venire da noi, così come noi da diversi anni stiamo venendo in Russia.

Secondo lei, quali sono le prospettive per lo sviluppo di ulteriori contatti tra la Chiesa all'Estero e le parrocchie ortodosse in Russia? Quali benefici ecclesiastici di tipo spirituale e pratico potrebbero portare tali contatti?

Ci sono due aree principali in cui le parrocchie all'estero possono cooperare con quelle in patria a proprio reciproco vantaggio: prima di tutto, nell'area delle scuole parrocchiali e del lavoro con i giovani, e in secondo luogo nella creazione di parrocchie e di vita parrocchiale. Immagino campi estivi congiunti per bambini, competizioni corali giovanili, visite di scuole parrocchiali, e così via. C'è già stato uno scambio di libri di testo: La Legge di Dio, di un sacerdote della Chiesa all'Estero, padre Serafim Slobodskoj, oggi è distribuito ovunque in Russia, e l'insegnamento della lingua, letteratura e storia russa all'estero è ora inimmaginabile senza materiale didattico dalla Russia. Per una cooperazione più efficace, abbiamo bisogno di contatto vivo tra parroci, di scambi di esperienze. Conferenze per i sacerdoti, sia della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia sia del Patriarcato di Mosca, conferenze comuni dei giovani, questi sono i progetti che dovremmo intraprendere.

Ci sono parrocchie di vecchio rito nella Chiesa all'Estero. Ce ne può parlare? Quante parrocchie e comunità ci sono? Conducono la loro vita di chiesa separatamente da voi?

C'è un vicariato di vecchio rito a Erie, in Pennsylvania, ora affidato a me nella diocesi di New York e dell'America orientale, che ha una comunità molto popolosa curata dal vescovo Daniel e dai suoi chierici. Sì, vivono la loro vita, osservando il vecchio rito e le loro  tradizioni, ma non direi che conducono una vita separata. Partecipano alle nostre cerimonie, conferenze, ecc. Per esempio, l'anno prossimo, l'arciprete Pimen Simon, rettore della chiesa della Natività di Cristo a Erie, sta organizzando una Conferenza inter-ortodossa dal titolo "L'Ortodossia nel XXI secolo", con la partecipazione di eminenti studiosi, vescovi, sacerdoti e laici. È programmata per coincidere con il 25° anniversario dell'unione della comunità di Erie alla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

È interessante notare che don Pimen è stato uno dei partecipanti del IV concilio di tutta la diaspora. È stato il suo discorso che ha aiutato molti dei membri del concilio a comprendere la necessità di ristabilire l'unità della Chiesa. Ha raccontato del suo passaggio dai bezpopovtsi [setta dei vecchi credenti senza preti] alla Chiesa di Cristo. Il punto fondamentale fu che il suo amico e traduttore di molti testi di vecchio rito per la pubblicazione negli Stati Uniti, padre German (Ciuba), gli diceva spesso che la Chiesa ha tante questioni urgenti, che era ora di smettere di argomentare senza fine sulle azioni del patriarca Nikon, e che le persecuzioni dei Vecchi Credenti devono essere lasciate al passato e al giudizio di Dio. Negli anni '70, quando il Patriarcato di Mosca e la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia hanno ritirato i loro anatemi sui Vecchi Credenti, padre Pimen ha preso contatto con l'allora ieromonaco Hilarion, poi arcivescovo di Australia e Nuova Zelanda, che allora viveva il suo monachesimo presso il nostro Monastero della Santissima Trinità a Jordanville, NY. Padre Hilarion gli ha dimostrato amore e vera Ortodossia. Quando la comunità di padre Pimen si è unita alla Chiesa e ha accettato il sacerdozio nel 1983, c'è stata discordia fra la sua gente. Alcuni se ne sono andati. Ci sono stati quelli che hanno pubblicamente denunciato la decisione. Alcuni hanno sputato su sua moglie e su altri membri della sua famiglia in pubblico. In altre parole, egli ha sopportato il dolore e la sofferenza della divisione. Al concilio, ha tratteggiato i paralleli tra gli sforzi verso la riconciliazione tra la Chiesa russa all'estero e il Patriarcato di Mosca, e gli sforzi per riconciliare i Vecchi Credenti con i "nikoniani". Ogni argomento che aveva sentito al concilio suonava alle sue orecchie come i litigi tra aderenti del vecchio rito e del nuovo rito, che erano proseguiti per secoli. Ha anche detto che ovviamente ci sarebbero state differenze, caparbietà, resistenza a seguire il buon senso, diffusioni di pettegolezzi e anche divisioni. Ma se c'è verità nel ristabilimento dell'unità all'interno della Chiesa russa, allora dobbiamo trovare il coraggio dentro di noi per portarla alla luce. Se questa è la volontà di Dio, allora saremo salvati e in completa sicurezza. Così parlando, il nostro sacerdote di vecchio rito ha dato un grande contributo al nostro lavoro conciliare.

Tra gli ultimi eventi del 2007 c'è stato il programma di dicembre del Dipartimento editoriale della Chiesa ortodossa russa, tenuto a Washington e a New York. Quanto sono importanti a suo avviso questi eventi, e soprattutto la mostra sulla storia dell'Ortodossia russa nel XX secolo?

La mostra sull'ultimo periodo della nostra storia comune, senza dubbio, avrà un effetto positivo sulla relazioni tra la Russia e l'America e darà a molti americani una comprensione di ciò che è la Chiesa ortodossa russa, della pietà del nostro popolo, dei nostri servizi divini. La mostra darà a molti un'idea degli eroismi e delle sofferenze della nostra gente, della nostra Chiesa, dei nostri martiri, la cui sofferenza e morte, mi auguro, lasceranno un'impronta indelebile nel cuore di ogni visitatore.

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