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  Vescovo Irinej di Bačka: la maggior parte delle Chiese ortodosse locali continua a riconoscere il metropolita canonico Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina, ignorando il cittadino Sergej Dumenko

Mospat.ru, 17 gennaio 2023

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Sul sito ufficiale della Chiesa ortodossa serba è stata pubblicata l'intervista della Natività che il vescovo Irinej di Bačka ha rilasciato a Pečat, un settimanale serbo, uscito il 30 dicembre. In particolare, vi si parla della situazione della Chiesa ortodossa ucraina che ha subito una nuova ondata di persecuzioni.

"Negli ultimi giorni, il terrore di stato è giunto letteralmente al colmo. La situazione è illustrata non solo dalla blasfema invasione della polizia e dei "collaboratori dei servizi di sicurezza" nel più grande luogo santo non solo dell'Ucraina ma dell'intero mondo ortodosso russo - la Lavra delle Grotte di Kiev, ma anche dalla minaccia che, 'se Dio lo permetterà', lo Stato ucraino 'europeista' e 'democraticamente' orientato semplicemente metterà la Chiesa al bando, se non l'abolirà del tutto', ha detto il vescovo Irinej di Bačka, 'Va da sé che rappresentanti virtuosi della democrazia e dell'umanità, anche religiosa, dei diritti e delle libertà su entrambe le sponde dell'Atlantico tacciono saggiamente. Secondo loro, a Kiev i loro "valori" e "ideali" sono difesi cavallerescamente. (!)

Il vescovo ha sottolineato che l'inasprimento delle persecuzioni contro la Chiesa canonica è dovuto all'approfondimento dello scisma in Ucraina a seguito delle azioni non canoniche del Patriarcato di Costantinopoli, che ha creato in questo paese "la propria struttura para-ecclesiale" e questo "in violazione della esistente Chiesa canonica predominante, che essa stessa aveva riconosciuto fino al giorno dell'attuazione della sua decisione e continua di fatto a riconoscerla, poiché non osa dichiararla non canonica o inesistente".

L'arcipastore ha notato con rammarico che lui stesso e molte persone autorevoli hanno messo in guardia il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli dalle conseguenze negative del passo da lui concepito: la concessione di un'autocefalia fittizia a una chiesa inesistente in Ucraina, o meglio a due raggruppamenti scismatici forzatamente e temporaneamente uniti, capeggiati da 'scismatici impenitenti e privi di grazia'. Tuttavia, purtroppo, il Fanar "non ha tenuto conto degli argomenti di molte persone autorevoli, né dei santi canoni, né dell'esperienza dei secoli passati, né della santa tradizione della Chiesa d'Oriente". A quel punto, ha sottolineato, non c'era bisogno di una speciale intuizione per capire che le persecuzioni antiecclesiali e antirusse nella situazione di guerra intrapresa tra la Russia e l'Occidente collettivo nel territorio della misera Ucraina sarebbero diventate molto più gravi di quanto erano prima dell'inizio del conflitto, e il Fanar ha sempre saputo che il potere ucraino post-Maidan costruito come la più radicale struttura anti-russa al servizio diretto della NATO e di un 'Occidente' politico non è solo interessato a trasformare i raggruppamenti scismatici in una sorta di una Chiesa di stato ma mostra la massima attività nel perseguitare l'autentica Chiesa canonica (intimidire il clero, sequestrare chiese e forzare la 'ri-registrazione' delle parrocchie, terrorizzare i fedeli...). Il vescovo ha menzionato il ruolo speciale svolto dai capi supremi dello stato nel coinvolgimento del Fanar nella crisi ecclesiastica ucraina durante "l'infame governo di Poroshenko".

Il vescovo Irinej ha osservato che la maggior parte delle Chiese ortodosse locali "apertamente o silenziosamente" ha percepito l'invasione di Costantinopoli nel territorio canonico del Patriarcato di Mosca "come un atto illegale, sbagliato e carico di pericoli per l'unità dell'Ortodossia" e "continua a riconoscere il metropolita canonico Onufrij di Kiev e tutta l'Ucraina, ignorando il cittadino Sergej Dumenko (il "metropolita Epifanij"). Il Patriarcato di Serbia, sottolinea, "rispetta il secolare ordine canonico" e, osservando tale ordine, "deplora la profonda crisi spirituale-canonica sorta nell'Ortodossia e ne auspica devotamente il superamento".

Il vescovo ha enumerato i processi politici oggettivi che approfondiscono le relazioni russo-ucraine "avvelenate": "Il progetto anti-russo; la persecuzione statale di tutto ciò che è russo in Ucraina, in particolare la Chiesa, la lingua e la cultura russa, il terrore di lunga data contro la popolazione russa e di lingua russa nel Donbass, la negazione da parte della NATO dello status dell'Ucraina come zona cuscinetto neutrale, l'intenzione dell'Alleanza di raggiungere le frontiere della Russia". In questa situazione, come ha osservato il vescovo Irinej, "i conflitti tra gli ortodossi – indipendentemente dal fatto che siano stati avviati o, già dopo il loro inizio, sono stati ulteriormente fomentati da forze non ortodosse o addirittura apertamente anticristiane" e sono stati usati "come prologo e messa in scena di un conflitto interstatale con i suoi milioni di profughi, distruzione di città, decine di migliaia di vittime tra i militari da entrambe le parti, residenti pacifici uccisi e feriti". Il vescovo ha invitato "a pregare instancabilmente il Signore della pace per un rapido ripristino della pace tra i fratelli", sottolineando che i fedeli ortodossi "non dovrebbero in alcun modo partecipare alla propaganda delle forze che sono a parole per la pace, ma la 'promuovono' inviando in Ucraina sempre più armi lavorando così affinché la guerra duri il più a lungo possibile".

Un posto di rilievo è dato nell'intervista alla questione della superiorità dell'ordine canonico della Chiesa ortodossa sul papismo in quanto il suo "sistema di interazione conciliare e di reciproca compenetrazione tra Chiese indipendenti (autocefale)... è molto più autentico teologicamente o ecclesiologicamente rispetto alla struttura monarchica o piramidale in cui non ci sono patriarchi uguali e in cui, al posto della conciliarità e del primato dell'onore, predomina il principio del primato del potere, in cui il papa sta al vertice della 'piramide, mentre gli altri stanno minore'. In questa luce, il vescovo critica le pretese di Fanar di privilegi esclusivi, quasi papali.

'L'odierna teologia cattolica romana', dice il vescovo, 'sta scoprendo sempre più l'opportunità e i vantaggi del principio di conciliarità, mentre 'noi come ortodossi… sempre più spesso usiamo una terminologia e una retorica che ricordano invincibilmente la terminologia e la retorica del Concilio Vaticano I (1870), come: 'io ho privilegi', o 'io ho poteri speciali'. L'arcipastore indica "i frutti di questo modo di pensare: inimicizie, lotte per la superiorità, litigi e conflitti fino allo scisma tra particolari Chiese ortodosse", osservando che tutto ciò mina la credibilità della Chiesa ortodossa "tra i cristiani non ortodossi che si aspettavano tanto da noi nell'ambito della testimonianza della conciliarità con le parole e con i fatti".

"Il sistema di unità conciliare delle Chiese sorelle autocefale è il miglior sistema possibile, ma quando viene attuato da persone spiritualmente immature che non hanno raggiunto il necessario livello di coscienza ecclesiale allora, grazie a loro, diventa in pratica il peggior sistema possibile", nota il vescovo Irinej, "Che ognuno di noi si prenda la briga di seguire non il peggior sistema ma il miglior sistema, com'è di fatto!"

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