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  Appena dietro l'angolo, dove è conservata l'icona Vladimirskaja

di Maria Vologzanina

Orthochristian.com, 8 settembre 2022

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sua Santità il patriarca Kirill davanti all'icona miracolosa della Madre di Dio di Vladimir, nella chiesa di san Nicola a Tolmachi. Foto: Pravoslavie.ru

"Non puoi immaginarlo", mi disse un prete che conosco, con gli occhi che brillavano, "non puoi proprio immaginarlo! Si scopre che è in una chiesa! Io stesso non lo sapevo nemmeno. Pensavo fosse in un museo, invece è in una chiesa! E non c'è nessuno! Nessuno! Puoi stare là tutto il giorno se vuoi! Puoi venerarla, fare prosternazioni, stare in piedi, sedere, non so... Puoi sdraiarti! Ho pregato là, mi sono persino appisolato sulla panca. Capisci?! Proprio lei!"

Ebbene, "là" è la chiesa di san Nicola a Tolmachi al museo d'arte Tretjakov, e "lei" è, come probabilmente avete capito, l'icona della Madre di Dio di Vladimir. Cioè, proprio quell'icona a cui tutta Mosca andò incontro nel 1395, colta dal terrore per l'avanzata di Tamerlano, e senza chiudere le porte delle proprie chiese per giorni.

"E tutta la città le venne incontro, dai piccoli ai grandi; e non c'era una sola persona che non piangesse. Ovunque si udivano inni di preghiera: 'O tu che intercedi per noi, non consegnarci nelle mani dei tartari!..' E la Madre di Dio ha ascoltato le grida del popolo russo", ha scritto l'arcivescovo Nikon (Rozhdestvenskij). In modo inspiegabile per la storiografia atea, il grande Tamerlano, spaventato dall'apparizione della Madre di Dio, si allontanò dalla città in cui stava per entrare e andò a devastare l'orda di Kipchak, che era ostile a Mosca. E l'icona è rimasta a Mosca.

E oggi, non una copia, ma proprio l'icona che era stata portata fuori dalla cattedrale della Dormizione al Cremlino dopo la rivoluzione e imprigionata in un museo, si trova dal 1999 nella chiesa di san Nicola a Tolmachi, che è stata restituita al Patriarcato nel 1993 con lo status di chiesa del museo Tretjakov.

In una limpida giornata di febbraio, mi sono diretta con il fiato che fumava per il gelo, attraverso le strade di Mosca.

* * *

la chiesa di san Nicola a Tolmachi. Foto: Mikhail Chuprinin / Sobori.ru

Come una corazzata che alza la sua passerella a un molo di Mosca, mentre la schiuma delle onde batte a prua, la bianca chiesa di san Nicola a Tolmachi ha un lato su via Tolmachi, e l'altro sul territorio del museo Tretjakov, e non ti permette di entrare da entrambi i lati.

Le porte erano chiuse e una freccia con la scritta "Entrata da questa parte" indicava un ingresso, anch'esso chiuso, che non sembrava essere collegato con la chiesa (a quanto pare è collegato a un passaggio sotterraneo). Dietro il vetro dell'ingresso, abbagliante nel sole invernale, si vedeva una signora con le spalline, che in risposta al mio cenno agitava la mano alzando le spalle, come per dire sì, stai andando nella direzione giusta, attraverso l'ingresso della galleria.

Alle porte c'è un piccolo, tortuoso flusso di persone che cercano di entrare: stranieri dal viso rubicondo con caldi cappucci a punta che sembrano da bambini e soprabiti sottili, e scolari di Mosca dal viso rubicondo in cerca di bellezza sotto la sorveglianza delle loro guide di classe.

Dentro c'è un ronzio riverente. Un'anziana signora di Mosca nel guardaroba (quando mi preparo per partire, sospira come se fosse sgomenta per la partenza di un suo caro ospite) prende senza fretta il mio giubbotto di pelliccia.

Mi guardo intorno; la segnaletica invita a sinistra: "Ingresso alla chiesa del museo". Su per le scale, a sinistra, la mia bussola interiore è svanita, ma quella esterna funziona. Sulla traversa, passa la poliziotta che non vedevo da tempo.

Un giro, una scala, l'ennesimo guardaroba e un cartello su una porta bianca: "Fratelli e sorelle, non si benedice l'ingresso in chiesa con i soprabiti" (meno male che ho già consegnato il cappotto!), una tavola con annunci (l'orario delle funzioni più una richiesta casalinga a qualcuno di restituire un libro della biblioteca, come se non fosse il centro di Mosca in una chiesa annessa al museo Tretjakov ma un angolo di una pittoresca e tranquilla parrocchia di provincia). Alla scrivania delle candele (non c'è la benedizione per accendere le candele, ma solo per metterle sul candelabro – saranno accese durante le funzioni), penso un momento e poi acquisto un Acatisto con una copertina color ocra leggermente ruvida, e una candela. Salgo le scale e...

C'è silenzio nella chiesa vuota e la luce del sole cade a fasci sul pavimento. È proprio vero, non c'è quasi nessuno, solo un impiegato del museo mantiene l'ordine seduto su una sedia, e presso l'icona di Kazan' (la chiesa è piena di icone antiche) la guida turistica sussurra qualcosa a due signore attente. In sottofondo si sente a malapena il basso rombo del dispositivo di regolazione della temperatura del museo.

Scivolo verso le porte regali. Lì, a sinistra, in una teca di legno intagliato, c'è... lei.

l'icona miracolosa della santissima Madre di Dio di Vladimir

Dorata come l'oro dell'autunno, come la più pittoresca foresta di settembre, la Madre di Dio di Vladimir guarda dalla sua custodia con un dolore che nessuna copia può riprodurre, le copie ora sembrano ritratti leggermente sbiaditi; ma lei, beh, è se stessa.

Prendo l'Acatisto dalla mia borsa e mi appoggio al kliros di destra, per non intralciare nessuno.

Appena fuori dalla finestra, gli uccelli stridono in modo assordante. Questi sono i passeri di Mosca che accolgono con indubbia chiarezza, nel freddo più feroce, la primavera che sta per arrivare.

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