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  I santi, le monache e lo sfruttamento sessuale

di Nicholas Sooy

Incommunion.org, 18 ottobre 2019

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L'11 gennaio è la giornata internazionale di sensibilizzazione sulla tratta degli esseri umani. L'11 gennaio è anche il giorno in cui i cristiani di tutto il mondo celebrano san Vitale di Gaza, un santo che visitava ogni giorno un bordello.

Molti dei problemi del mondo di oggi non sono nuovi. Milioni di persone attualmente affrontano una qualche forma di schiavitù o di tratta di esseri umani. Il lavoro sessuale è tra i tanti tipi di lavoro forzato che devono affrontare oggi le persone più vulnerabili. Molti rifugiati, bambini, donne, sfollati e persone in povertà possono trovarsi in qualche forma di schiavitù. Questo modello di sfruttamento è antico quanto la civiltà stessa.

san Vitale

San Vitale era un monaco cristiano di Gaza, vissuto nel VI e VII secolo. All'età di 60 anni, san Vitale lasciò la sua casa monastica a Gaza, diventando un monaco nella città di Alessandria. Lì intraprese una nuova forma di ministero. Ad Alessandria, come in molte città, ragazze provenienti da famiglie povere e senza prospettive venivano spesso vendute in schiavitù o catturate. I bambini abbandonati o orfani erano in maggior parte venduti al commercio del sesso. Le ragazze erano poi portate nelle zone povere della città dove vivevano in condizioni terribili pur essendo costrette a vendersi. Le ragazze stesse non ricevevano alcuna paga, ma ricevevano solo vestiti da indossare e una magra razione di cibo. Comprare una schiava del sesso in questo momento costava meno che comprare un asino. Fare sesso con una ragazza costava solo il prezzo di una pagnotta. Come tale, la società evidentemente apprezzava molto poco le sue donne. San Giustiniano, l'imperatore, nel 529 bandì la prostituzione delle ragazze. Nonostante ciò, la pratica continuò, spesso con ragazze di meno di 10 anni.

Nell'agiografia di san Giovanni il Misericordioso, patriarca di Alessandria in questo periodo, è riportato che una volta, durante una visita in una delle zone più disagiate della città, una donna gridò da una finestra “Salvami! Salvami, padre, come Cristo ha salvato la meretrice!"

San Vitale fu inorridito da questa pratica e dedicò la sua vita a combatterla. Per prima cosa decise di raccogliere i nomi e gli indirizzi di ogni persona intrappolata nel commercio del sesso. Poi il santo iniziò a lavorare come operaio a giornata, una professione che di per sé era solo un gradino al di sopra della schiavitù. Alla fine di ogni giornata, san Vitale prendeva il suo stipendio e visitava un bordello. Fingeva di essere un cliente pagante, il che gli permetteva di entrare senza preavviso. Una volta rimasto solo con la donna, le parlava della sua dignità e del suo valore come donna e che era sbagliato che subisse abusi e fosse trasformata in oggetto per gli uomini. Le dava i suoi soldi, che lei poteva usare per scappare. Poi stava di guardia a pregare mentre la donna si riposava prima di partire; e san Vitale ripeteva quindi il processo il giorno successivo.

La reputazione del santo risentì delle sue attività, poiché si sparse la voce che un monaco frequentava i bordelli. Il patriarca di Alessandria dovette intervenire per mettere a tacere i suoi accusatori. Nel corso del suo ministero, san Vitale salvò innumerevoli donne. Alla fine, diede la vita per la sua opera. Un giorno, uscendo da un bordello, san Vitale fu ferito a morte. Ironia della sorte, non fu un tenutario di bordello ad attaccare il monaco per aver liberato le ragazze. Piuttosto, fu un altro cristiano, che stava visitando il bordello per assumere una prostituta. Quando l'uomo vide Vitale, che riconobbe come monaco, fu sopraffatto dal giudizio e dalla rabbia. Nonostante la sua stessa infedeltà, l'uomo assalì Vitale, non pensando che fosse appropriato per un monaco trovarsi in un posto del genere. L'uomo colpì Vitale, che morì poco dopo. Accanto al corpo del santo fu trovato a un rotolo che diceva "Non giudicare tuo fratello come peccatore".

Al suo funerale, molte donne che aveva salvato apparvero portando candele e raccontarono la storia del santo che le aveva salvate.

Nove secoli dopo la vita di san Vitale, una giovane ragazza di Atene di nome Revoula Benizelos si sposò all'età di 14 anni con un uomo violento. Fortunatamente, questi morì tre anni dopo e lei fu liberata da questa schiavitù. La sua famiglia tentò di risposarla, ma lei riuscì a convincere i parenti a concederle la libertà. Da subito si dedicò a opere di beneficenza, capendo cosa significa essere vulnerabili e oppressi. La sua famiglia era ricca, e lei usò questo vantaggio per aiutare gli altri. Alla morte dei suoi genitori divenne monaca, prendendo il nome di Filotea. Usò la proprietà della sua famiglia per fondare un monastero ed espandere i suoi sforzi di beneficenza.

Molte donne andarono da lei e si unirono alla sua opera di beneficenza. A quel tempo, i conventi fornivano alle donne un modo per mantenersi e lavorare senza essere costrette a sposarsi. Oltre ai conventi, santa Filotea fondò case per anziani, case di accoglienza e scuole per bambini. Forse informata dalla sua stessa esperienza in un matrimonio forzato, santa Filotea iniziò anche a salvare donne che erano state vendute come schiave, specialmente le donne degli harem. Santa Filotea dava rifugio alle donne e poi le aiutava a fuggire segretamente in diverse isole greche, dove sarebbero state al sicuro.

Santa Filotea esaurì la sua ricchezza salvando le donne, e tra riscatti, tangenti e spese finì in debito con le autorità ottomane. La sua fama tra le donne si diffuse, così come la sua infamia presso le autorità. A un certo punto, diverse donne riuscirono a fuggire da sole e si diressero verso il convento per trovare rifugio. Queste donne furono inseguite; e quando le autorità arrivarono, picchiarono santa Filotea e la imprigionarono. Era così popolare che non passò molto tempo prima che degli amici pagassero per il suo rilascio. Nonostante ciò, fu messa una taglia su di lei, e nel 1588 un gruppo di delinquenti assoldati fece irruzione nel suo monastero e la picchiò. Morì per le ferite riportate pochi mesi dopo. Viene ricordata il 19 febbraio come martire. L'inno a lei dedicato contrasta la luce della sua testimonianza con l'oscurità della schiavitù:

Gioisci, luce di Atene che hai vissuto una vita pubblica e ardente,

Fedele nella tua beneficenza e nella tua vita di purezza

Hai insegnato a coloro che venivano da te e li hai nutriti.

Eri una protettrice e un baluardo,

Eri un rifugio sicuro per i perseguitati

e hai salvato i giovani e imprigionati.

Sei stata veramente un luminare che rischiara

e illumina la notte e le tenebre della schiavitù,

o Filotea, per il tuo popolo ti lodiamo

e ti chiediamo di intercedere per noi davanti al Signore.

La testimonianza dei santi è importante nella vita della Chiesa. Anche se non abbiamo bisogno dell'esempio dei santi per sapere che dovremmo combattere la schiavitù in tutte le sue forme, il fatto che la Chiesa abbia innalzato l'esempio di coloro che lo hanno fatto prima di noi significa che dobbiamo essere sempre più consapevoli del nostro dovere di cristiani di combattere questi mali.

Ispirati dall'esempio dei santi, noi di In Communion abbiamo aperto un fondo chiamato Borsa di san Nicola. Questo fondo si ispira alla testimonianza dei santi Vitale e Filotea, così come di san Nicola.

L'associazione tra Babbo Natale e i regali è antica. Molti doni vengono offerti ogni anno nel giorno di san Nicola (6 dicembre) o al Natale in nome del santo. Ciò che alcuni potrebbero non sapere sono le radici liberatorie di questa tradizione.

Secondo le agiografie di san Nicola (che visse nel III secolo) portò di nascosto dei doni a uomo che per povertà e disperazione pensava di avviare le tre figlie alla prostituzione. I suoi doni (raffigurati come sacchi di monete) diventarono la dote delle ragazze. In questo modo, san Nicola salvò le ragazze dalla tratta. L'associazione tra san Nicola e il dono risale tradizionalmente a questo atto di compassione. Il regalo originale di Babbo Natale era la libertà dalla schiavitù e dal traffico di esseri umani. Nello spirito del santo, la Borsa di san Nicola è stata fondata come raccolta di fondi per sostenere le vittime della tratta. Purtroppo, la schiavitù e la tratta moderne sono un'industria criminale globale da 150 miliardi di dollari. Ma solo in America, i consumatori spendono quasi 700 miliardi di dollari all'anno in regali di Natale. Immaginate se nello spirito di Babbo Natale fossimo in grado di cambiare l'economia della schiavitù e della tratta moderne!

La Borsa di San Nicola è solo una piccola iniziativa contemporanea ispirata a continuare l'importante testimonianza e l'opera dei santi del passato. I proventi della Borsa di san Nicola sono donati alle missioni contemporanee nella Chiesa ortodossa che lavorano per salvare le vittime del commercio del sesso.

Una delle sante viventi più straordinarie della Chiesa è suor Nektaria di Calcutta. Da oltre due decenni, suor Nektaria lavora a Calcutta e nei dintorni, occupandosi di bambini e orfani.

Nel 1999 padre Ignatius e suor Nektaria hanno fondato l'orfanotrofio femminile sotto gli auspici della metropolia ortodossa di Hong Kong e del sud-est asiatico. L'orfanotrofio può ospitare fino a 200 residenti e fornisce loro una serie di servizi, dalla cura degli infanti all'età universitaria. Da allora, hanno anche fondato una scuola, avviato diversi progetti di sviluppo, fondato un orfanotrofio maschile e attualmente gestiscono diverse cliniche e un programma alimentare.

Le donne in India affrontano una situazione precaria. Ci sono 63 milioni di "donne scomparse" in India. Se si confronta il rapporto tra i sessi previsto e il rapporto effettivo in India, ci sono milioni di donne che dovrebbero essere vive ma non lo sono. Alcune di queste donne sono vittime di aborti basati sul sesso o di infanticidio femminile. Quando i genitori scoprono che stanno per avere una figlia, possono cercare di abortire o abbandonare la bambina dopo la nascita. Di quelle ragazze che sopravvivono, è normale che ricevano cure scadenti. I ragazzi hanno maggiori probabilità di ricevere cure mediche, mentre le donne ricevono cibo e istruzione di qualità inferiore. In quanto tali, le donne hanno un tasso di mortalità più elevato e spesso devono affrontare matrimoni forzati, prostituzione o altre forme di tratta.

Secondo suor Nektaria, le donne di Calcutta affrontano molti guai. “Sono costrette a sposare uomini più anziani... Le loro famiglie vogliono sbarazzarsi di loro. Le considerano un peso. La migliore istruzione viene data solo ai ragazzi". C'è una scuola nell'orfanotrofio e l'istruzione è una parte fondamentale della missione. Come afferma suor Nektaria, "l'istruzione può cambiare la vita di qualcuno". Secondo lei, "i bambini, in particolare le ragazze, ottengono un'ottima istruzione e iniziano a sognare la loro vita". Nota anche che “qui in India se le ragazze non sono istruite, non hanno futuro. La loro arma è l'istruzione: altrimenti non possono resistere".

Commentando ciò che l'ha ispirata per la prima volta a perseguire questo ministero, suor Nektaria osserva: “C'era molta povertà: bambini affamati e madri adolescenti con bambini in braccio. Queste immagini erano un fenomeno quotidiano che non potevo trascurare. Non erano tutti cristiani, ma non importava. Noi non chiediamo se qualcuno è ortodosso, musulmano o indù. È un essere umano che soffre. Gesù Cristo fu crocifisso per tutti, indipendentemente dalla religione... Volevo aiutare quelle ragazze senza casa che venivano spesso violentate da uomini ubriachi della zona. Non posso salvare tutta l'India, ma ho voluto aiutare in qualche modo". Suor Nektaria a volte cita Madre Teresa (ora santa Teresa di Calcutta) dicendo: "Non tutti possono fare grandi opere, ma tutti possono fare piccole cose con grande amore".

Molti bambini sono passati da suor Nektaria, e per loro è la loro unica madre. Alcuni considerano persino la sua famiglia greca come la loro e sua madre come la loro nonna. Suor Nektaria è devota ai suoi numerosi figli, si sveglia alle 2:30 ogni mattina per iniziare il suo lavoro. "Ci sono momenti in cui mi dimentico persino di mangiare. Ma i sorrisi degli orfani sono la mia forza". Suor Nektaria è una luce splendente nella Chiesa di oggi. Le testimonianze di san Vitale, santa Filotea e san Nicola non sono fuori portata per i cristiani. Piuttosto, è la chiamata di ciascuno di noi a lavorare per la liberazione di coloro che sono schiavi. Cristo ha iniziato il suo ministero pubblico proclamando:

Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l'unzione,

e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,

per proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

per rimettere in libertà gli oppressi,

e predicare un anno di grazia del Signore.

Questa chiamata è anche la nostra chiamata. Nelle parole della santa monaca di Calcutta, “La fede senza azione è fede morta. Dobbiamo testimoniare la nostra fede attraverso azioni d'amore ".

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