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  Abba Isacco il Siro, il santo "ingiustamente accusato"

del protopresbitero Ioannis Photopoulos

Mystagogy (documento diviso in una serie di sette post)

28 settembre 2014

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Questo documento è stato suggerito dal libro Il mondo spirituale di Isacco il Siro del vescovo Ilarion Alfeev, nonché dall'edizione in tre volumi degli scritti dello Pseudo-Isacco pubblicati dal sacro monastero del profeta Elia a Thera intitolato I discorsi ascetici di Sant'Isacco il Sirio: una traduzione dal siriaco. Dopo quest'articolo segue una lettera dell'autore all'abate del sacro Monastero del profeta Elia a Thera sulla questione degli scritti cacodossi dello Pseudo-Isacco.

 

1. Introduzione - Abba Isacco il Siro

La totale e completa mancanza della grazia increata in Occidente e la conseguente razionalizzazione dei teologi hanno creato una confusione per tutti i "cristiani" in Occidente. Molte persone seriamente interessate alla fede e la vita cristiana sono state inoculate con persistenti dubbi in relazione al Vangelo, alla sua verità e autenticità, alla fede corretta, all'autenticità dei testi patristici e persino riguardo all'esistenza di certi santi.

Purtroppo questa terribile confusione, che è stata portata nei paesi ortodossi attraverso libri, periodici, programmi, conferenze e comitati, ha avvelenato a piccole e attente dosi la coscienza ortodossa. Si semina esitazione verso la verità piena e assoluta dell'Ortodossia e si usa un supposto dialogo che mira a riconciliare l'Ortodossia con l'errore, l'Ortodossia con le religioni, sempre secondo i dettami della Nuova Era.

Il libro del vescovo russo di Vienna, Ilarion Alfeev, Il mondo spirituale di Isacco il Siro, serve a questo scopo.

Prima di parlare del libro di Alfeev dobbiamo dire chi è abba Isacco il Siro. È nato a Ninive, o secondo altri vicino a Edessa in Mesopotamia. Poiché c'è una sua lettera indirizzata all'allora giovane san Simeone del Monte mirabile (521-596), si suppone che sant'Isacco fosse "in piena fioritura" intorno al 530 d.C. e che probabilmente sia defunto alla fine del VI secolo. In giovane età divenne monaco assieme al fratello al monastero di san Matteo e più tardi si innamorò della quiete e si ritirò nel deserto. Quando suo fratello divenne abate del monastero di san Matteo, lo invitò a tornare al monastero, ma egli, dopo aver sperimentato la quiete, rifiutò questa richiesta. Più tardi, tuttavia, obbedì a una rivelazione divina e accettò di diventare vescovo di Ninive, anche se per un breve periodo. Il giorno in cui fu ordinato vescovo, due persone vennero nella sua diocesi per risolvere una controversia tra di loro. Quando il santo stabilì il Vangelo come base per la soluzione del loro problema, uno di loro rifiutò. Il santo allora pensò: "Se non obbediscon ai comandi del Signore nel vangelo, allora perché io sono venuto qui?" Così abbandonò il trono episcopale e tornò al suo amato eremo, dove visse nell'ascesi fino alla morte.

Ma se la vita dettagliata di abba Isacco non è nota, il santo è ben noto attraverso i suoi Discorsi ascetici. Tra l'ottavo e il nono secolo due monaci del monastero di san Sava in Palestina, Abramo e Patrizio, hanno scoperto il tesoro celeste dei Discorsi del santo e li hanno tradotti dal siriaco al greco antico. Questo tesoro si è diffuso ovunque attraverso le traduzioni nelle lingue araba, slavonica e latina, e poi in ogni lingua europea.

Così le opere del venerabile Isacco sono divenute la delizia, il cibo spirituale e la consolazione degli esicasti, dei monaci e di tutti i fedeli. Egli è emerso come insegnante ecumenico della vita in Cristo. Anche gli eterodossi, alle traduzioni nelle proprie lingue, sono stati affascinati dai suoi insegnamenti e li hanno studiati con sete spirituale.

Nonostante ciò, solo negli ultimi anni è stata stabilita la festa per la sua commemorazione. Nei tempi passati sul Monte Athos era onorato il 28 gennaio insieme a sant'Efrem, mentre ultimamente è celebrato il 28 settembre. Ma questo ritardo della celebrazione della sua commemorazione è forse una macchia sulla sua santità o sulla sua gloria? Forse abba Isacco non è un santo? Sin dall'inizio dobbiamo dire che ci sono molti santi che non sono citati come santi nei libri patristici e non hanno una commemorazione consolidata o, come è stato fatto con sant'Isacco il Siro, la loro commemorazione non è stata stabilita fino a poco tempo fa. Cerchereste invano il giorno della commemorazione del venerabile Teognosto i cui scritti sono nella Filocalia, mentre le commemorazioni di san Diadoco di Fotica, di Esichio il Presbitero, di san Giovanni di Karpathos che ha scritto "per l'incoraggiamento dei monaci in India", di Nicola Cabasilas e di San Simeone di Salonicco sono state tutte istituite in anni recenti.

 

2. Che cosa dicono i santi Padri sull'abba Isacco

Nonostante la mancanza di un giorno di commemorazione di questo santo e di molti altri, la Chiesa li accetta come autentici santi in Cristo, la loro vita come una vita nello Spirito Santo, i loro insegnamenti come distillato della loro esperienza della theosis, della loro "sensazione in Dio", come scrive abba Isacco. Tutte queste cose sono eminentemente applicabili al più alto grado della persona di sant'Isacco. Tutti i padri ascetici dopo di lui si riferiscono a lui come sant'Isacco, come vero insegnante di vita ascetica, come un combattente e allenatore esperto nella guerra contro il diavolo e le passioni, come cartina di tornasole spirituale con cui mettere alla prova le esperienze dei lottatori, per capire se vengono da Dio o dal diavolo. San Pietro di Damasco (sec. XII) si riferisce a lui 29 volte (!) nelle sue opere contenute nella Filocalia. È anche citato da san Niceforo il monaco, maestro di san Gregorio Palamas, nel suo "Discorso sulla vigilanza del cuore"; da san Gregorio del Sinai, che raccomanda agli esicasti lo studio dei Discorsi ascetici di sant'Isacco e lo colloca insieme a san Giovanni Climaco e a san Massimo il Confessore; e dai santi Callisto e Ignazio Xanthopoulos (26 riferimenti). È chiamato da san Callisto di Kataphygi "l'educatore ultimo alla quiete".

San Gregorio Palamas scrive: "sant'Isacco definisce l'illuminazione il frutto della preghiera...", e lo chiama "ispettore e autore di ispezioni segrete".

Nella Vita di san Sava di Vatopaidi scritta dal suo biografo san Filoteo, sant'Isacco è definito "l'esperto ed erudito siriano noto nell'esicasmo e nella teoria".

Il grande esicasta russo, san Nilo di Sora (1433-1508), si riferisce al nostro santo 37 volte nelle sue opere ascetiche.

San Nicodemo l'Agiorita lo definisce "il nostro filosofo teoforo sant'Isacco".

San Giustino Popovich scrive: "Fra questi santi filosofi, uno che detiene il primo posto è il grande asceta e santo Isacco il Siro. Nei suoi scritti sant'Isacco, con rara conoscenza empirica, osserva e descrive la procedura per la guarigione e la purificazione della facoltà umana della conoscenza".

L'anziano Giuseppe l'Esicasta diceva: "Se tutti gli scritti dei padri del deserto che ci insegnano la vigilanza e la preghiera fossero persi e sopravvivessero solo gli scritti di abba Isacco il Sirio, sarebbero sufficienti insegnare dall'inizio alla fine la vita di silenzio e di preghiera: sono l'Alfa e l'Omega della vita di vigilanza e di preghiera interiore e bastano da soli a guidare dai primi passi alla perfezione".

L'anziano Ieronymos di Egina diceva: "Isacco il Siro nasconde un grande tesoro, lo apri, lo leggi, yi arricchisci spiritualmente ... Se non hai Isacco il Siro e non hai i soldi per comprarlo, prendi una borsa ed esci per chiedere il denaro per comprarlo... Quando lo leggerai, ti rallegrerai e ti rimprovererai... Non lasciare Isacco. Ogni giorno una pagina di abba Isacco. Non di più. Isacco è lo specchio. Lì vedrai te stesso. Lo specchio serve a vedere se abbiamo delle carenze, qualsiasi macchia sul nostro viso, per rimuoverla, per purificarci. Se c'è un fardello sul tuo viso o sui tuoi occhi, nello specchio lo scoprirai e lo toglierai. In abba Isacco vedrai i tuoi pensieri, cosa stanno pensando, i tuoi piedi, dove stanno andando, i tuoi occhi, se hanno luce e vedono, Ci troverai molti modi sicuri e privi d'errore per essere aiutato. Una pagina di Isacco al giorno. Al mattino o alla sera, quando vuoi. Basta che tu ne legga una pagina".

L'anziano Paisios diceva: "Se qualcuno andasse in un ospedale psichiatrico e leggesse ai pazienti l'abba Isacco, tutti quelli che credono in Dio guarirebbero, perché riconoscerebbero il significato più profondo della vita". Nelle sue Epistole l'anziano ha scritto: "Lo studio dei Discorsi ascetici di abba Isacco aiuta molto, perché aiuta a comprendere più profondamente il significato della vita e di ogni complesso piccolo o grande e chiunque crede in Dio e abbia i Discorsi, questi lo aiuteranno a rimuovere tali complessi". Alla fine della Vita dell'anziano si legge: "Diceva che il libro di abba Isacco vale quanto un'intera biblioteca patristica. Nel libro [Discorsi ascetici] che leggeva, mentre stava sotto un'icona del santo in cui egli tiene una penna mentre scrive, aveva inserito la nota: "Mio abba, dammi la tua penna per sottolineare il tuo libro tutto intero"."

L'anziano Porphyrios diceva: "Di fatto, per quanto riguarda i misteri che Dio rivela in noi, il silenzio è il migliore. Tuttavia, ciò che è accaduto con l'apostolo Paolo potrebbe accadere a noi, dove dice: 'Ho perso il controllo, mi avete costretto a dire le cose per amore'. Abba Isacco era triste per la stessa cosa, dove era costretto a parlare dei misteri e delle profonde esperienze del suo cuore, ma alimentato solo dall'amore, vedete ciò che dice: 'Sono diventato un folle, non ho sofferto per preservare il mistero nel silenzio, ma sono diventato un folle a beneficio dei fratelli'."

Da tutte queste testimonianze dei santi padri e degli anziani moderni risulta evidente l'accettazione universale della santità di abba Isacco, così come la santità dei suoi scritti, la sua ortodossia e l'autenticità delle sue esperienze nello Spirito Santo.

 

il metropolita Ilarion Alfeev

3. Chiacchiere irriverenti riguardo alla persona di sant'Isacco

Passiamo ora al libro di Alfeev. "Dalla prefazione di Wensinck e da altre opere ho appreso chi era Isacco" scrive il vescovo Kallistos Ware nella prefazione. "Ho scoperto che apparteneva alla Chiesa assira dell'Est, chiamata comunemente "nestoriana". Ma, così sono giunto gradualmente a capire, questo non significava che Isacco stesso, o la comunità ecclesiastica a cui apparteneva, potessero giustamente essere condannati come eretici". Dagli scritti del vescovo Kallistos, così come nell'intero libro del vescovo Ilarion, si comprende immediatamente che hanno eliminato dalla loro coscienza la tradizione ecclesiastica riguardante la vita di sant'Isacco il Siro, vita che hanno "appreso" da Wensinck e da altre opere che affermano che abba Isacco era un nestoriano!

I ricercatori occidentali hanno studiato il "Libro della castità" nestoriano che fa riferimento a qualcuno di nome Isacco, nato a Beit Qatraye sulla sponda occidentale del Golfo Persico, e ordinato dal nestoriano Givargis come vescovo di Ninive attorno all'anno 660. Dopo cinque mesi si dimise per motivi sconosciuti e divenne un asceta sul Monte Matout. In seguito andò al monastero di Shabur, dove morì cieco per le molte letture. Aveva scritto alcuni libri sulla vita anacoretica. Dopo questa "scoperta" impressionante, i ricercatori hanno concluso che questo era l'abba Isacco con cui noi siamo familiari. Con grande facilità Alfeev disprezza tutti gli elementi esistenti della vita ortodossa di sant'Isacco: a) il suo luogo di origine è Ninive o Edessa in Mesopotamia e non il Qatar; b) il tempo della sua nascita è stimato a 100 anni prima; c) il racconto su ciò che lo ha fatto dimettere e la sua immediata partenza li chiama una "leggenda", piuttosto che la narrazione sui cinque mesi; d) il luogo del suo ascetismo era un eremo e non il monastero di Shabur. Crea dei miti sulle ragioni della sua ordinazione e delle dimissioni dall'ufficio episcopale. Per la maggior parte, Alfeev considera la storiografia nestoriana completamente affidabile, e informazioni ortodosse favolose e incomplete.

Tuttavia, quando si confrontano le due vite è evidente che la fonte storica nestoriana si riferisce a un Isacco diverso dal nostro santo. Il fatto che nella regione siriaca-persiano-mesopotamica il nestorianesimo fosse diffuso non significa che gli ortodossi non esistessero e che abba Isacco, il vescovo di Ninive, dovesse essere identificato come un nestoriano e non come ortodosso.

Certamente per lungo tempo ci sono stati problemi a individuare i padri ortodossi dagli eretici. San Nicodemo l'Agiorita scrive di san Barsanufio: "C'erano due individui chiamati Barsanufio, uno dei nostri attuali e più ortodossi padri, e un altro eretico dell'eresia monofisita... a cui fa riferimento il divino Sofronio, patriarca di Gerusalemme... che dice che questo divino Barsanufio... era in tutto ortodosso e accettato dalla Chiesa di Cristo come santo, è ciò è confermato dal santo patriarca Tarasio, interrogato a questo proposito da san Teodoro lo Studita. Ciò è confermato da Teodoro lo Studita nel suo Testamento: 'Inoltre... accetto... tutti i Padri divini, gli insegnanti e gli asceti, le loro vite e i loro scritti. Dico queste cose per quanto riguarda il pazzo Panfilo, che ha studiato in Oriente e ha calunniato venerabili quali Marco, Isaia, Barsanufio, Doroteo ed Esichio'." Quindi il criterio dell'ortodossia dei santi è la testimonianza che gli viene dai santi Padri. Oggi molti ricercatori e patrologi identificheranno nelle loro ricerche i due individui di nome Barsanufio seguendo i modi del "pazzo" Panfilo.

Abbiamo anche un esempio piuttosto recente. Il noto teologo ortodosso John Meyendorff ha insistito a caratterizzare san Sava di Vatopedi come anti-esicasta e anti-palamita, anche se la sua vita è piena di esperienze nello Spirito Santo. Egli lo identifica falsamente con un certo anti-esicasta di nome Savvas Logaras, anche se in un manoscritto del sacro monastero della Grande Lavra si è rivelato che il cognome del santo era Tziskos! Abbiamo davvero bisogno di questa testimonianza per essere convinti della santità di san Sava di Vatopedi, quando abbiamo come testimonianza la sua meravigliosa Vita scritta da san Filoteo?

 

il dr. Sebastian Brock

4. Le bestemmie dello Pseudo-Isacco

Dopo la pseudo-rivelazione che sant'Isacco era un nestoriano, è seguita un'altra "rivelazione". Un certo dr. Sebastian Brock ha scoperto in una biblioteca di Oxford nel 1983 un manoscritto in lingua siriaca del decimo o dell'undicesimo secolo che conteneva una raccolta di discorsi ascetici (41 capitoli) che portavano il nome di Isacco il Siro. La maggior parte dei Discorsi è stata pubblicata da Brock in una traduzione inglese nel 1995.

Purtroppo l'editore "Thesvitis" del sacro monastero del profeta Elia a Thera ha tradotto questi Discorsi in tre volumi [in greco]. Si supponeva che fossero documenti autentici di abba Isacco. Come scrive Alfeev su questa raccolta: "Non è stata tradotta in greco e la distribuzione non è stata accettata in un primo momento". Perché? C'era una ragione? Di fatto, c'era. Ci sono tre ragioni molto significative.

A) Perché, secondo la tradizione ortodossa, questi testi non appartengono a sant'Isacco.

In nessun luogo tra gli scritti ortodossi sono citati questi testi. C'è da meravigliarsi della certezza di Alfeev e dei suoi insegnanti in Europa che danno tanto credito alla loro autenticità, che egli li definisce "parte II" delle opere di abba Isacco, mentre molti ricercatori in Occidente, che Alfeev segue da vicino, dicono che durante questo periodo nella regione della Siria e della Mesopotamia c'erano molti scrittori con il nome di Isacco. Questo fatto solleva dubbi circa la paternità dei testi che portano il nome di Isacco di Ninive. Tra questi sono Isacco di Antiochia con testi contro i nestoriani e i monofisiti, Isacco di Amida e Isacco di Edessa, che erano entrambi monofisiti, e un certo ortodosso di nome Isacco che veniva da Edessa. Ma Alfeev procede nella confusione cercando di purificare i testi senza, a mio parere, un buon risultato. Vedete che cosa scrive: "Bedjan dà anche alcuni estratti della parte III [gli "esperti" parlano anche di una parte III!], ma questi testi appartengono infatti a Dadisho' del Qatar (VII secolo). Bedjan menziona anche il Libro della grazia, attribuito a Isacco, ma gli studiosi moderni mettono in dubbio la sua autenticità. D. Miller afferma che non è di Isacco, ma appartiene alla penna di Simeone d-Taibutheh". Anche i testi autentici del santo, Alfeev li attribuisce agli eretici. Confusione completa e universale!

Per noi ortodossi, ovviamente, che ci fidiamo della Tradizione, le cose sono semplici. Non accettiamo e non riceviamo da altre "fonti", cioè dai briganti e dai ladri della nostra salvezza, ciò che non ci è dato dalla nostra santa Chiesa ortodossa attraverso i santi Padri. Vediamo tuttavia la seconda ragione essenziale per rifiutare questi testi.

B) Perché in molte parti questi testi sono pieni di cacodossie nestoriane e fanno riferimento a eretici.

L'eretico Nestorio, patriarca di Costantinopoli, credeva che in Cristo non ci siano solo due nature ma anche due persone. Incapace di accettare l'unione della natura divina nella persona di Cristo e l'assunzione della natura umana nella ipostasi di Dio il Verbo, inventò vari tipi di unioni, come "secondo il valore..., secondo la volontà, secondo l'onore, secondo il beneplacito, secondo le relazioni", negando l'unione secondo l'ipostasi che è la condizione per la salvezza dell'uomo. Questa illusione fu anatemizzata dal terzo Sinodo ecumenico di Efeso.

Dagli estratti dello Pseudo-Isacco menzionati da Alfeev è evidente che l'autore era un nestoriano.

Ecco alcuni estratti:

"Io rendo lode alla tua santa natura, Signore, perché hai reso la mia natura un santuario del tuo nascondimento e un tabernacolo per i tuoi misteri, un luogo in cui puoi dimorare, e un tempio santo per la tua divinità, cioè per colui che detiene lo scettro del tuo regno, che governa tutto ciò che hai creato, il glorioso tabernacolo del tuo eterno essere... Gesù Cristo ".

Qui vediamo la separazione della natura divina dall'umano. Gesù Cristo è un uomo che è semplicemente "il glorioso tabernacolo del tuo eterno essere". Questa è una delusione nestoriana.

"Noi non esitiamo a chiamare l'umanità del nostro Signore – essendo egli veramente uomo, 'Dio' e 'Creatore' e 'Signore', o ad applicargli in modo divino l'affermazione che 'per mano sua i mondi sono stati stabiliti e tutto è stato creato'... Egli ha persino invitato gli angeli ad adorarlo... Ha concesso che fosse adorato con lui in modo indistinguibile, con un unico atto di culto per l'Uomo che è diventato Signore e ugualmente per la Divinità, mentre le due nature sono conservate con le loro proprietà, senza alcuna differenza di onore".

Vediamo qui anche due persone separate, "l'Uomo" con la U maiuscola e "la Divinità", ai quali è dato lo stesso onore! Per questo motivo il santo Damasceno chiama Nestorio "un mortale adoratore dell'umanità", in quanto considera Cristo un uomo con una U maiuscola e lo adora come Dio.

Questa illusione è nata dall'insegnante di Nestorio, Teodoro, vescovo di Mopsuestia (392-428), e da Diodoro di Tarso che aveva insegnato a Teodoro. Teodoro parla di una "congiunzione" o "unione di due esseri completamente separati secondo il contatto". Egli credeva anche che "prima della risurrezione di Cristo fosse possibile per lui peccare, che potesse essere catturato da pensieri sporchi". Per i suoi deliri fu condannato in modo postumo dal quinto Concilio ecumenico (553). Come si legge negli atti:

"In primo luogo, abbiamo considerato Teodoro di Mopsuestia: quando sono state esposte tutte le bestemmie nelle sue opere, siamo rimasti sorpresi dalla pazienza di Dio, che la lingua e la mente che avevano formato tale bestemmie non siano stati immediatamente bruciati dal fuoco divino. Noi non avremmo permesso di continuare neppure al lettore ufficiale di queste bestemmie, tale era il nostro timore della collera di Dio addirittura a sentirle recitare (poiché ogni bestemmia era peggiore della precedente nella misura della sua eresia e scuoteva alle fondamenta le menti dei loro ascoltatori), se non fosse stato perché quelli che si rallegravano in queste bestemmie ci sembravano richiedere l'umiliazione che avrebbe portato loro la loro esposizione. Tutti noi, arrabbiati dalle bestemmie contro Dio, scoppiamo in attacchi e anatemi contro Teodoro, durante e dopo la lettura, come se fosse stato vivo e presente, e dicemmo: Signore, sii clemente con noi, nemmeno i demoni stessi hanno osato dire queste cose contro di te".

San Cirillo di Alessandria scrive riguardo a Teodoro e Diodoro in una epistola all'imperatore Teodosio: "C'era un certo Teodoro e prima di lui un certo Diodoro... sono stati i padri dell'empietà di Nestorio e nei loro libri hanno composto esorbitanti bestemmie contro Cristo il Salvatore di tutti noi".

Eppure questi eresiarchi, nei testi dello Pseudo-Isacco, sono chiamati grandi maestri. "Chiunque voglia può rivolgersi agli scritti del beato interprete", dice lo Pseudo-Isacco degli scritti di Teodoro di Mopsuestia, "un uomo che aveva la sua sufficiente misura dei doni della grazia, e cui furono affidati i misteri nascosti delle Scritture... Perché non rifiutiamo le sue parole – tutt'altro! Anzi, lo accettiamo come uno degli apostoli, e chiunque si opponga alle sue parole, introduce dubbi nelle sue interpretazioni, o mostra esitazione alle sue parole, tale persona la consideriamo un estraneo alla comunità della Chiesa e uno che sta errando dalla verità". Chiama Diodoro di Tarso "il grande maestro della Chiesa" e "sacro Diodoro", e chiama Teodoro e Diodoro "pilastri della Chiesa".

C) Poiché gli scritti dello Pseudo-Isacco affermano la cacodossia origenista dell'apocatastasi di tutte le cose.

Lo Pseudo-Isacco accetta la delusione origenista dell'apocatastasi (restaurazione) di tutte le cose. Origene credeva, in opposizione alle terribili parole del Signore riguardo alla vita eterna e all'inferno eterno, che a un certo punto ci sarà una fine all'inferno e tutti entreranno nel Paradiso! Lo Pseudo-Isacco fa riferimento agli eretici Teodoro e Diodoro che hanno accettato queste idee per giustificare la loro cacodossia per quanto riguarda la fine della geenna. Si riferisce a Teodoro che scrive:

"Cristo non avrebbe mai detto...'con molti' e 'con pochi', se le sanzioni analoghe ai nostri peccati non avranno fine a un certo punto ".

E riferendosi a Diodoro dice:

"I tormenti che attendono i malvagi non sono eterni... possono essere tormentati come meritano ma solo per un breve periodo... ma poi li attendono la felicità e l'immortalità che saranno eterne".

Sulla base di questi insegnamenti eretici, lo Pseudo-Isacco precipita ancor più profondamente nella delusione quando dice:

"È chiaro che Dio non li abbandona nel momento in cui cadono e che i demoni non resteranno nel loro stato demoniaco e i peccatori non rimarranno nei loro peccati; piuttosto, egli li porterà a un unico eguale stato di perfezione in rapporto al proprio essere – in uno stato in cui sono ora gli angeli santi, nella perfezione dell'amore e nella mente priva di passioni... forse saranno elevati a una perfezione ancora maggiore di quella in cui ora sono gli angeli".

Sono terribili le bestemmie dello pseudo-santo! I demoni diverranno più grandi degli angeli?! Lo Pseudo-Isacco si è impegnato a realizzare i disegni di Lucifero mettendo lui al di sopra tutti gli altri.

 

5. Il terribile intervento del vescovo Kallistos Ware

Nel 1998 il vescovo Kallistos Ware di Diokleia ha scritto un articolo per la rivista Theology Digest (1998) intitolato: "Osiamo sperare nella salvezza di tutti?" Conclude scrivendo: "La nostra fede nell'amore di Dio ci fa osare sperare che tutti saranno salvati".

Con questo articolo viene messo in discussione il fondamento dell'escatologia ortodossa, di fatto le stesse parole di Cristo. Il vescovo Kallistos chiede se esisterà un inferno eterno. Pone il lettore di fronte al dilemma filosofico: dualismo ultimo o restaurazione e riconciliazione definitiva. Ecco il suo ragionamento:

"Se cominciamo affermando che Dio ha creato un mondo che era del tutto buono e se poi sosteniamo che una parte significativa della sua creazione razionale finirà in un'angoscia intollerabile, separata da lui per tutta l'eternità, sicuramente ciò implica che Dio abbia fallito nel suo lavoro creativo e che sia stato sconfitto dalle forze del male: dobbiamo riposare soddisfatti di una tale conclusione? Oppure oseremo guardare, per quanto a tentoni, oltre questa dualità a una restaurazione ultima dell'unità quando 'tutto sarà bene'?" Il vescovo Kallistos, pertanto, cerca una fine felice per il futuro del mondo. Ma questo è contrario alla libertà dell'amore del Signore filantropo verso le sue creature.

Il Vescovo utilizza passi noti che parlano di un "inferno eterno", un "fuoco eterno", un "verme che non dorme", un "grande abisso" che, come scrive, "può essere direttamente attribuito a Gesù"! Implica che queste siano tutte metafore e simboli, mentre l'aggettivo "eterno" può essere correlato solo con questa età e non con l'età futura. Così impianta il veleno del dubbio sul significato di queste terribili parole del Signore e poi confronta questi passi con un'altra serie di passi delle Epistole dell'apostolo Paolo, che interpreta come fece Origene. Per quanto riguarda Origene, scrive: "Senza dubbio l'errore di Origene fu che cercò di dire troppo: è un difetto che io ammiro piuttosto che esecrare, ma è comunque un errore". Nel contesto della sua ammirazione per Origene e della sua difesa, Kallistos Ware raggiunge il punto in cui mette in discussione la validità universale della condanna di Origene nel quinto Concilio ecumenico.

Per sostenere le sue menzogne ​​riguardo all'apocatastasi (restaurazione) di tutto, il vescovo Kallistos presenta abba Isacco come appartenente alla "Chiesa assira dell'Est", cioè come nestoriano, e accetta come vere le cacodossie delle opere dello Pseudo-Isacco. Scrive che abba Isacco non era tenuto alla fedeltà all'imperatore bizantino e pertanto non aveva riconosciuto il quinto Concilio ecumenico né aveva tenuto conto degli anatemi adottati contro Origene. Ecco, dunque, come abba Isacco è un nestoriano e un origenista e comunque ancora un santo! Una stranezza, se non altro.

Il vescovo Kallistos scrive anche di abba Isacco che "in modo ancor più passionale di Origene, rifiuta ogni suggerimento che Dio sia vendicativo... Quando Dio ci punisce o sembra farlo, lo scopo di questa punizione non è mai retributivo e di ritorsione, ma esclusivamente riformatore e terapeutico". Infine afferma che per sant'Isacco – o essenzialmente per lo Pseudo-Isacco - "la geenna non è altro che un luogo di purificazione che aiuta a realizzare il piano principale di Dio" affinché tutti siano salvati e giungano alla conoscenza della verità " (1 Tim 2: 4), in questo modo il nostro abba sostiene ingiustamente le menzogne ​​dello Pseudo-Isacco ed è tra i sostenitori della dottrina del purgatorio. Naturalmente, in modo obliquo ma chiaro, questa teoria è abbracciata dal vescovo Kallistos stesso che osserva "che le opinioni cattoliche e ortodosse sullo 'stato intermedio' dopo la morte sono meno contrastanti di quanto appaia all'inizio:" Pare quindi che questo vescovo abbia compreso meglio dei santi padri il purgatorio e quanto sia insignificante questa delusione del papato! Ecco un altro ponte ecumenico nei confronti dei papisti, e sant'Isacco il Siro è stato scelto per svolgere un ruolo significativo. Purtroppo per i seguaci ardenti e defunti dell'origenismo, il santo si rifiuta di svolgere tale ruolo e i suoi insegnamenti autentici negano la loro falsa speranza.

 

6. Abba Isacco sulla vita eterna e l'inferno eterno

Tutte le cacodossie sopra descritte negli scritti dello Pseudo-Isacco non hanno nulla a che vedere con abba Isacco e con i suoi insegnamenti ortodossi.

A) Per quanto riguarda le cacodossie nestoriane, nonostante i migliori sforzi di Alfeev e di quelli con lui, essi non possono dimostrare che tali delusioni esistano nelle opere autentiche del santo.

B) Per quanto riguarda l'apocatastasi di tutti, si deve dire:

Abba Isaac esprime l'amore di Dio verso tutta la creazione e persino verso i demoni:

"E che cos'è un cuore misericordioso? È il cuore che brucia per l'intera creazione, per gli uomini, per gli uccelli, per gli animali, per i demoni e per ogni cosa creata, e per il loro ricordo e la loro vista gli occhi di un uomo misericordioso versano abbondanti lacrime. Per la forte e viva misericordia che colpisce il suo cuore e per la sua grande compassione, il suo cuore è umile e non può sopportare di ascoltare né di vedere alcun pregiudizio o alcun lieve dolore nella creazione. Per questa ragione offre continuamente una preghiera con lacrime, anche per le bestie irrazionali, per i nemici della verità e per coloro che lo danneggiano, perché questi siano protetti e ricevano misericordia e, similmente, prega anche per la famiglia dei rettili a causa della grande compassione che brucia senza misura nel suo cuore nella somiglianza di Dio".

Ma questo amore non invalida gli insegnamenti del Vangelo, come ribadisce il nostro abba:

"La Scrittura non ci ha insegnato l'esistenza di tre regni, ma, 'Quando il Figlio dell'Uomo verrà nella sua gloria, metterà le pecore alla sua destra, e le capre alla sinistra'. Non ha parlato di tre ordini, ma di due: uno a destra e uno a sinistra, e ha separato definitivamente le distinzioni dei loro luoghi di dimora, dicendo: 'I giusti splenderanno come il sole nel regno del loro Padre, ma i peccatori andranno nel fuoco eterno'. E di nuovo: 'Molti verranno da est e da ovest, e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. Ma i figli del regno saranno scacciati nelle tenebre esterne, dove saranno pianto e stridore di denti', una cosa più terribile di qualsiasi fuoco".

Lo Pseudo-Isacco, un nestoriano non illuminato, giustifica la delusione dell'apocatastasi di tutti parlando dell'amore di Dio e chiedendo:

"Chi può dire o immaginare che l'amore del Creatore non sia più grande della geenna?"

Il nostro dolcissimo abba risponde:

"Sarebbe improprio per un uomo pensare che i peccatori nella geenna siano privi ​​dell'amore di Dio".

L'amore di Dio non è assente neanche nell'inferno perché l'energia increata è a disposizione di tutti. L'inferno non è altro che il rigido rifiuto dell'amore offerto. Per i credenti questo amore diventa luce, ma diventa fuoco per i dannati. Ecco come dice il beato venerabile Isacco:

"Inoltre sostengo che coloro che sono puniti in Gehenna sono flagellati dal flagello dell'amore. Che cosa c'è di tanto amaro e violento quanto la punizione dell'amore? Voglio dire che coloro che sono diventati coscienti di aver peccato contro l'amore soffrono maggior tormento da questo che da qualsiasi paura di un castigo. Infatti il dolore causato nel cuore dal peccato contro l'amore è più nitido di qualsiasi tormento che possa essere: sarebbe improprio per un uomo pensare che i peccatori nella geenna siano privati ​​dell'amore di Dio. L'amore è la prole della conoscenza della verità che, come si confessa comunemente, è data a tutti. Il potere dell'amore funziona in due modi: tormenta coloro che hanno fatto stupidaggini, come avviene anche qui quando un amico soffre a causa di un amico; ma diventa fonte di gioia per coloro che hanno osservato i suoi doveri. Dunque io dico che questo è il tormento della geenna: un rimorso amaro, ma l'amore inebria le anime dei figli del Cielo con la sua delizia".

Quindi si comprende che l'inferno non è una punizione da Dio, ma una conseguenza delle scelte umane. E Dio rispetta questo e non cerca di rovesciarlo con violenza, come sostengono gli origenisti, che insieme allo Pseudo-Isacco eliminano la libertà dell'uomo. 

7. Lo scopo del libro del vescovo Ilarion Alfeev

Tuttavia, il vescovo Ilarion, autore del libro Il mondo spirituale di Isacco il Siro, non sente la necessità di giustificare lo pseudo-santo per le sue delusioni. Lo identifica con sant'Isacco e ritiene che il santo abbia avuto tali visioni cacodosse perché presumibilmente apparteneva alla "Chiesa assira dell'Est" nestoriana. Questa "Chiesa", secondo Alfeev, in sostanza non è nestoriana, anche se "continua a commemorare Teodoro e Diodoro anche dopo gli anatemi di Bisanzio"; essa "include il nome di Nestorio nei suoi dittici"; "segue il pensiero teologico e cristologico più vicino a quello di Nestorio". Stiamo parlando di ilarità teologiche senza bisogno di commenti!

Ma l'autore non ha neppure problemi con la chiesa giacobita, che "è chiamata 'monofisita' dai suoi oppositori teologici, e la Chiesa assira dell'Est è nestoriana secondo i suoi nemici"! Tutte queste sono Chiese! La differenza è che, da un lato, abbiamo la "tradizione bizantina di lingua greca" e, dall'altro, la "tradizione siriaca orientale" e la "tradizione siriaca occidentale".

Così il vescovo Ilarion:

* Crea confusione e emana dubbi circa l'unicità e la verità della Chiesa ortodossa.

* Suscita dubbi circa le verità espresse dai Concili ecumenici.

* Mette, ingiustificatamente, in bocca del santo cacodossie blasfeme e mina la fiducia dei fedeli nei suoi insegnamenti e nella sua santità.

* E infine classifica sant'Isacco tra i nestoriani, gli rende un'ingiustizia, spegne la sua ortodossia e altera la fede fondamentale della Chiesa che ritiene santo solo un divinizzato e solo quei divinizzati che sono in comunione con la Chiesa ortodossa.

Lo scopo ultimo del libro è quello di promuovere una prospettiva ecumenica poiché, come afferma, "la parola di sant'Isacco ha attraversato non solo i confini del tempo, ma anche le barriere confessionali ... Ai nostri tempi i suoi scritti continuano a richiamare l'attenzione di cristiani che appartengono a diverse tradizioni, ma condividono una fede comune in Gesù e sono impegnati nella ricerca della salvezza".

Questo ovviamente è solo la metà della verità. Infatti gli eterodossi cercano la salvezza, ma non partecipano alla fede salvifica di sant'Isacco e della Chiesa ortodossa a cui egli apparteneva.

Quindi mi chiedo:

* Come mai alcuni ortodossi nominali osano non rispettare il "filosofo portatore di Dio" secondo i santi padri, abba Isacco, denigrando la sua venerabile persona, calpestando la sua santità e distorcendo i suoi scritti divinamente ispirati?

* Poiché non siamo degni neppure di slegargli i lacci delle scarpe, non avendo gustato la sua esperienza celeste, perché non ci attacchiamo al bordo delle sue vesti per averlo come il nostro più caldo intercessore davanti a Cristo?

* E se non abbiamo la possibilità di farlo, perché creiamo scandali a nome degli ortodossi e ostacoli sul cammino degli eterodossi che sono attratti dagli insegnamenti ortodossi e cercano di entrare nella Chiesa una, santa, cattolica e ortodossa?

* Sant'Isacco, amato da tutti, non dovrebbe rimanere un richiamo all'Ortodossia, una chiave per aprire i cuori dei nostri fratelli che si perdono nell'eresia delle delusioni dell'Occidente? Non dovrebbe essere un richiamo al battesimo ortodosso che è l'inizio della salvezza e all'ascetismo ortodosso in Cristo?

Abba Isacco scrive:

"Perché, ecco, il battesimo perdona liberamente e non richiede altro che la fede: con il pentimento dopo il battesimo, però, Dio non perdona liberamente i peccati, ma richiede sforzi, afflizioni, dolori di contrizione, lacrime e pianto per un lungo periodo di tempo, e solo allora egli dà la remissione".

* Infine, il santo non dovrebbe essere una prova viva che senza la fede e il battesimo ortodossi nessuno può gustare qualcosa dei dolci insegnamenti del santo, né può capirli correttamente?

8. L'anziano Paisios e l'ingiustizia verso la persona del santo

È scritto nella vita dell'anziano Paisios che una volta udì queste calunnie contro sant'Isacco, che dicevano che era un nestoriano. Con molta tristezza, pregò e ricevette informazioni dall'alto che il santo era ortodosso. Quindi scrisse nel suo Mineo al 28 gennaio, quando si celebra il santo Efrem il Siro: "...e Isacco il grande esicasta, molto ingiustamente accusato".

Tuttavia, l'ingiustizia fatta a sant'Isacco dal libro di Alfeev e da altri libri e pubblicazioni simili, in sostanza, è un'ingiustizia fatta non solo per alcuni ortodossi che vedono il santo con sospetto e sono privati ​​del beneficio dei suoi autentici insegnamenti e intercessioni, ma anche per gli eterodossi che lo vedono come un saggio insegnante cristiano con ottimi consigli, ma non come un mirabile maestro ecclesiastico ortodosso della vita in Cristo. Per quanto riguarda il santo stesso, questi non manca di nessuna gloria increata che circonda il Signore nel suo regno.

9. Fiducia nella tradizione sacra

Dopo tutto ciò che è stato detto, è chiaro che dobbiamo sempre avere fiducia nell'esperienza della Chiesa, che è ricevuta attraverso i santi Padri e che ci offre la vita e gli insegnamenti dei santi e dei Padri teofori. In questo caso la Chiesa ci ha dato l'abba Isacco divinamente illuminato nella traduzione greca, testi del tutto ortodossi, che effondono grazia e consolazione. Se non abbiamo fiducia nella tradizione sacra della nostra Chiesa saremo sempre confusi come "infanti, lanciati avanti e indietro dalle onde e soffiati qua e là da ogni vento d'insegnamento" (Ef 4:14), dagli atei e dai teologi franchi razionalisti, che privi di grazia divina cercano e indagano senza risultati.

Pubblicato in origine in Εφημερ. "Ορθόδοξος Τύπος", ἀριθ. 1659/6.10.2006, σελ. 1 καὶ 2; ἀριθ. 1660/13.10.2006, σελ. 1; ἀριθ. 1661/20.10.2006, σελ. 1 καὶ 2; ἀριθ. 1662/27.10.2006, σελ. 1 καὶ 2.

 

padre Ioannis Photopoulos

(La lettera che segue si riferisce a due volumi delle opere dello Pseudo-Isacco che erano stati pubblicati dal monastero, in quanto il terzo non era ancora stato pubblicato. Invece di una risposta a questa lettera, è stato pubblicato il terzo volume).

15 marzo 2006

All'abate del sacro monastero del profeta Elia a Thera,

il reverendo archimandrita Damaskinos Gavalas

Non la conosco, ma oso infastidirla per un problema serio, a mio parere. Mi riferisco alla pubblicazione da parte del suo monastero dei Discorsi ascetici di sant'Isacco il Siro, volumi B1 (Discorsi 1 - 3) e B3 (Discorsi 12 - 41), tradotti da Nestor Kavvadas.

Beneamato padre Damaskinos, leggendo questi testi, recentemente scoperti e apparentemente appartenenti a San Isacco, sono stato turbato e afflitto, perché ho capito che all'interno contengono insegnamenti eretici, in particolare la terribile cacodossia dell'apocatastasi di tutti. Nel vol. B1 a p. 58 leggiamo: "Tutti i fratelli del nostro Salvatore alla fine raggiungeranno la sua somiglianza. Sia quelli che si troveranno alla sua destra che quelli che si troveranno alla sua sinistra ... Tutti saranno esaltati nella sua somiglianza e da il loro stato terreno raggiungerà una forma di esistenza piena di gloria". Per sostenere questo testo, il traduttore si riferisce a Mt 25:33 nella nota 37! La differenza è che il vangelo del Giudizio, da cui è tratto questo passo, come sappiamo, include il passo: "Allora questi andranno all'inferno eterno, e i giusti alla vita eterna" (Mt 25:46).

Tuttavia, il peggio si trova nel vol. B3 alle pagine 137-166 (Discorsi 33-41) in cui si trova un'esposizione sistematica della delusione origenista riguardo all'apocatastasi di tutti con ridicole argomentazioni legali su ritorsioni, odio, amore, ecc. A un certo punto il testo va oltre i temi di "amore" e Origene. Ecco cosa dice: "È chiaro che Dio non abbandona i caduti e non permetterà mai ai demoni di rimanere nel loro stato demoniaco. Piuttosto, li condurrà in uno stato singolare di inalterata perfezione ... forse raggiungeranno una perfezione ancor più grande della presente esistenza degli angeli" (B3, pp. 159-160). Neppure Origen immaginava che i demoni sarebbero diventati superiori agli angeli! Forse nemmeno Satana immaginava che avrebbe trovato un tale sostenitore dei suoi sogni primitivi di porsi "al di sopra delle nuvole"!

Non inganniamo noi stessi, padre mio. Questi testi non hanno nulla a che vedere con le vere opere di abba Isacco il Siro, in cui il santo non solo non esprime mai tali cacodossie, ma invece parla del fuoco terribile ed eterno, che tutti potrebbero sfuggire mediante un contrito pentimento. Vede come il vero abba Isacco è diametralmente opposto a tali pseudo-testi:

La Scrittura non ci ha insegnato l'esistenza di tre regni, ma, "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, metterà le pecore alla sua destra, e le capre a sinistra". Non parla di tre ordini, ma di due: uno a destra e uno a sinistra. E ha definitivamente separato le distinzioni delle loro dimore, dicendo: "I giusti splenderanno come il sole nel regno del loro Padre, ma i peccatori se ne andranno nel fuoco eterno". E ancora: "Molti verranno da est e da ovest, e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. Ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre esterne; là ci sarà pianto e stridore di denti", una cosa più terribile di qualsiasi fuoco.

Nelle pagine 146-151 sono elogiati gli eretici Teodoro di Mopsuestia e Diodoro di Tarso, anche se entrambi sono stati anatematizzati dal quinto Concilio ecumenico, e sono chiamati "pilastri della Chiesa", mentre il traduttore nelle sue note a piè di pagina non fa commenti a proposito. Resta un'impressione dal fatto che nella nota 85 a pagina 146 egli mette tra virgolette la parola "nestoriana" quando scrive della "Chiesa d'Oriente", come se non riconoscesse il carattere eretico di questa "Chiesa" che onora Nestorio come santo e lo commemora nei propri dittici!

Infine, sparsi per tutto il libro che avete pubblicato vi sono idee cristologiche eretiche (nestoriane). Ma queste sono chiaramente e provocatoriamente formulate in due discorsi primari dello Pseudo-Isacco (il quinto e l'undicesimo), che non avete ancora pubblicato. Come si legge nel libro recentemente pubblicato da AKRITAS scritto dal vescovo Ilarion Alfeev che porta il titolo Il mondo spirituale di Isacco il Siro, questi discorsi rivelano le deviazioni nestoriane dei nuovi testi. Ecco un piccolo esempio della schizofrenia nestoriana in cui non solo due nature (divina e umana) sono accettate per Gesù Cristo, ma anche due persone! "Gli ha concesso di essere adorato con sé in modo indistinguibile, con un solo atto di culto per l'Uomo che è diventato Signore e ugualmente per la Divinità, mentre le due nature sono conservate con le loro proprietà, senza che vi sia alcuna differenza d'onore" (p. 73 del suddetto libro).

Beneamato ieronda,

Consideri che, come pastori della Chiesa di Cristo, abbiamo una grande responsabilità per il nostro gregge razionale a noi affidato da Cristo. Non so se, tra i suoi molteplici compiti, ha trovato il tempo di analizzare attentamente questi libri. Tuttavia, credo che non dobbiamo permettere che i nostri credenti, e perfino i monaci, creino prima in se stessi una falsa immagine riguardo alla santità e all'ortodossia del nostro venerato padre Isacco il Siro, e in seguito alimentino insegnamenti anti-ortodossi che sono stati condannati dalla nostra Chiesa ortodossa.

Mi scuso per l'audacia con cui mi sono fatto avanti, ma questi libri devono essere ritirati immediatamente dal mercato librario e, se possibile, deve essere data una spiegazione.

Bacio la sua mano destra, e se lo desidera, vorrei parlare con lei al telefono.

Protopresbitero Ioannis Photopoulos,

parroco della chiesa di santa Paraskevi in Attica

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