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  La profezia scolpita sul coperchio del sepolcro di san Costantino

di John Sanidopoulos

dal blog Eschatologia, 31 agosto 2015

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Questo frammento di pietra di color porpora regale è tutto ciò che rimane della tomba di san Costantino il Grande, e si trova nel museo archeologico di Istanbul.

San Costantino il Grande morì nel 337 d.C. e fu sepolto nella chiesa dei santi Apostoli a Costantinopoli.

La chiesa dei santi Apostoli era conosciuta anche come polyándreion imperiale (cimitero imperiale). La prima struttura risale al IV secolo, anche se gli imperatori futuri fecero aggiunte e miglioramenti al suo spazio. Era seconda per dimensioni e importanza solo alla basilica di santa Sofia tra le grandi chiese della capitale. Quando Costantinopoli cadde sotto gli ottomani nel 1453, la chiesa dei santi Apostoli divenne per breve tempo la sede del Patriarca ecumenico della Chiesa ortodossa. Tre anni dopo l'edificio, che era in uno stato fatiscente, fu abbandonato dal patriarca, e nel 1461 fu demolito dagli ottomani per far posto alla moschea di Fatih.

La Chiesa originale dei santi Apostoli era stata dedicata intorno al  330 da Costantino il Grande, il fondatore di Costantinopoli, la nuova capitale dell'Impero Romano. La chiesa era incompiuta quando Costantino morì nel 337, e fu portata a compimento dal figlio e successore Costanzo II, che vi seppellì i resti del padre. Dopo la sua partenza da questa vita, le sue sante reliquie furono sepolte con onori imperiali nel nartece della chiesa dei santi Apostoli, dove effusero un potente aroma e miro e compirono molti miracoli.

La basilica fu saccheggiata durante la quarta crociata nel 1204. Lo storico Niceta Coniata registra che i crociati saccheggiarono le tombe imperiali e le derubarono di oro e gemme. Nemmeno la tomba di Giustiniano fu risparmiata. La tomba dell'imperatore Eraclio fu aperta e la sua corona d'oro fu rubata insieme con i capelli del defunto imperatore ancora attaccati su di essa. Alcuni di questi tesori furono portati a Venezia, dove sono ancora visibili nella basilica di san Marco, mentre il corpo di san Gregorio fu portato a Roma.

Nel 1453 Costantinopoli cadde sotto i turchi ottomani. La chiesa cattedrale di santa Sofia fu sequestrata e trasformata in una moschea, e il sultano Mehmed II assegnò al Patriarca ecumenico Gennadios Scholarios la chiesa dei santi Apostoli, che divenne così il nuovo centro amministrativo della Chiesa greco-ortodossa. Ma la chiesa era in uno stato fatiscente, e la zona intorno alla chiesa era inadeguata e fu presto occupata daiturchi. Dopo l'uccisione di un turco da parte di un greco, gli abitanti turchi divennero ostili ai cristiani, in modo che nel 1456 Gennadios decise di spostare il patriarcato alla chiesa della Theotokos Pammakaristos nel quartiere di Çarşamba.

Dopo la demolizione della chiesa fatiscente nel 1462, dal 1463 al 1470 il sultano fece costruire sugli 11 ettari del sito sulla cima di una collina una moschea di magnificenza paragonabile. Il risultato fu la Fatih Cami (Moschea del Conquistatore), che – anche se ricostruita dopo la sua distruzione a causa del terremoto del 1766 – ancora occupa il sito e ospita la tomba di Mehmed.

I mausolei della chiesa sono stati il ​​luogo di riposo della maggior parte degli imperatori romani orientali e dei membri delle loro famiglie per sette secoli, a partire da Costantino I (+ 337) fino a Costantino VIII (+ 1028).

Questa profezia appare spesso in pubblicazioni ortodosse concernenti l'Apocalisse, l'Anticristo e la seconda venuta di Cristo. Di solito c'è una nota storica per questa profezia:

La profezia di cui sopra, secondo le testimonianze storiche, è stata scritta da uomini saggi e santi sul coperchio della tomba di san Costantino quando suo figlio ne trasferì le reliquie da Nicomedia a Costantinopoli e le seppellì nella chiesa dei santi Apostoli. Questa profezia era criptica perché nel testo originale greco circa la metà delle lettere in ogni parola erano mancanti, in modo da nascondere il significato finché giungesse il tempo predeterminato per decifrarla [secondo alcune pubblicazioni, questa profezia era composta da sole consonanti e tutte le vocali erano mancanti]. Non fu fino al 1440 che la profezia fu decifrata da Giorgio Scholarios (il futuro patriarca Gennadio di Costantinopoli), 13 anni prima che i turchi conquistassero Costantinopoli. Oltre 1.100 anni erano passati tra il momento della morte di san Costantino e l'anno in cui la profezia fu decifrata. La profezia fu svelata quando era utile per i cristiani e non in anticipo. E anche se molti uomini saggi e santi erano vissuti a Costantinopoli prima del tempo di Gennadio, solo lui fu in grado di decifrarla "[alcune pubblicazioni forniscono un elenco di santi saggi ed eruditi che vivevano a Costantinopoli ma non riuscirono a decifrare questa profezia, per esempio san Fozio il Grande e altri, anche se questi santi non menzionano questa profezia in uno qualsiasi dei loro scritti].

Gennadio non ha lasciato alcun resoconto dettagliato della conquista turca della sua città e della morte del suo imperatore Costantino. Ma compilò una serie di osservazioni cronologiche cοn i modi in cui si poteva vedere come la mano della provvidenza aveva influenzato i terribili eventi della sua vita. Osservò che l'impero cristiano dei romani aveva avuto origine con l'imperatore Costantino e sua madre Elena ed era giunto alla fine quando un altro Costantino, figlio di Elena, era imperatore ed fu ucciso nella conquista della sua città. Tra il primo e l'ultimo Costantino non vi era stata alcun imperatore dello stesso nome la cui madre si chiamasse Elena. Osservò che il primo patriarca di Costantinopoli sotto Costantino Ι si chiamava Metrofane e anche l'ultimo patriarca si chiamava Metrofane, morto nel 1443; infatti il suo successore, il patriarca Gregorio ΙΙΙ, che Gennadio non riconobbe mai, fuggì a Roma e vi morì. Non vi fu alcun altro patriarca con il nome di Metrofane tra il primo e l'ultimo. Gennadio osservò anche che la città di Costantinopoli era stata fondata l'11 maggio (330), completata il 3 maggio e catturata il 29 maggio (1453), in modo che tutti gli eventi della sua nascita e della morte si erano verificati nel mese di maggio. Infine, registrò la profezia che, quando un imperatore e un patriarca i cui nomi cominciavano con le lettere 'Io' avessero regnato allo stesso tempo, la fine dell'Impero e della Chiesa sarebbe stata vicina. Così avvenne. Infatti, gli uomini che portarono la rovina sulla Chiesa in Italia (al Concilio di Firenze) furono l'imperatore Giovanni (Ioannis) e il patriarca Giuseppe (Iosif). Gennadio era uno studioso competente e manteneva una fede nelle profezie. Era stato a lungo predetto che il mondo sarebbe finito con la seconda venuta di Cristo, che, nel calcolo bizantino, era prevista nell'anno 7000 dopo la creazione del mondo (5509-08 a.C.), ovvero nel 1492. Gennadio traeva quindi un certo conforto dalla convinzione che, nel 1453, non rimaneva molto da attendere.

Gennadio annotò le sue note cronologiche qualche tempo dopo la morte del patriarca Gregorio ΙΙΙ nel 1459. Non fu dunque il primo a sottolineare la coincidenza dei nomi tra i primi e gli ultimi Costantino ed Elena. Il chirurgo veneziano Nicolò Barbaro, nel suo Giornale dell'assedio di Costantinopoli, nota che Dio ha deciso il momento della caduta della città in modo che le antiche profezie fossero soddisfatte: una di queste profezie era che Costantinopoli doveva essere perduta dai cristiani durante il regno di un imperatore di nome Costantino figlio di Elena. Il cardinale Isidoro, che riuscì a fuggire dalle rovine della città travestito da mendicante, lo riferì come un fatto piuttosto che una profezia in una lettera che scrisse a papa Niccolò V il 6 luglio 1453: "Così come la città fu fondata da Costantino, figlio di Elena, quindi ora è tragicamente persa da un altro Costantino, figlio di Elena". Kritoboulos di Imbros, uno dei principali storici dell'evento, si meravigliò della coincidenza dei nomi nella lunga storia della città: "Perché Costantino, il fortunato imperatore, figlio di Elena, la costruì e la accrebbe fino alle altezze della felicità e della prosperità; mentre sotto lo sfortunato imperatore Costantino, figlio di Elena, è stata catturata e ridotta alle profondità della schiavitù e della sfortuna". La coincidenza fu notata da alcuni degli autori delle cosiddette Cronache brevi e dall'autore di almeno uno dei tanti lamenti sulla caduta di Costantinopoli.

Il testo della profezia come interpretato da san Gennadio Scholarios

"Τ. πτ. τ. ιδτ. Η βελ. τ. ιμλ. Ο Κλμν. μαμθ. μ. δ. ν. τρπσ. γν. τ. πλολγ. τ. επτλφ. κρτσ. εσθ. βελε. εθν. ππλ. κτξ. κ. τ. νσ. ερμσ. μχρ. τ. εξν. πτ. ιστργτν. πθσ. τ. ινδκτ. πλυσ. κτδ. τ. εντ. τ. ιδκτ. ε. τβρ. τ. μρ. μλ. δ. ν. στρτσ. τ. δκτ. τ. ιδκτ. τ. δμτ. τρπσ. πλ. επστψ. ετ. χν. τ. δμτ. πλμ. εγρ. μγ. μρκτ. στρβν. κ. τ. πλθ. κ. τ. φλ. σνδ. τ. επρ. δ. θλσ. κ. ξρ. τ. πλμ. σνω. κ. τ. ισμλ. τρπσ. τ. απγν. ατ. βσλσ. ελτ. μκρ. ολγ. τ. δ. ξθ. γν. αμ. μτ. τ. πκτρ. ολ. ιμλ. τπσ. τ. επλφ. επρο. μετ. τ. πρμ. ττ. πλμ. εγρ. εφλ. ηγρων. μχ. τ. ππτ. ωρ. κ. φν. βσ. ττ. στ. στ. μτ. φβ. σπστ. πλ. σδω. ε. τ. δξ. τ. μρ. αδ. ερτ. γν. θμστ. κ. ρμλο. ττ. εξτ. δσπυ. φλ. γ. εμ. υπχ. κ. ατ. πρλβτ. θλμ. εμ. πλρτ."

"Τη πρώτη της Ινδίκτου, η βασιλεία του Ισμαήλ ο καλούμενος Μωάμεθ, μέλλει δια να τροπώση γένος των Παλαιολόγων, την Επτάλοφον κρατήσει, έσωθεν βασιλεύσει, έθνη πάμπολα κατάρξει, και τας νήσους ερημώσει μέχρι του Ευξείνου Πόντου. Ιστρογείτονας πορθήσει τη ογδόη της Ινδίκτου, εις τα βόρεια τα μέρη μέλλει δια να στρατεύση τη δεκάτη της Ινδίκτου τους Δαλμάτας τροπώσει, πάλιν επιστρέψει έτι χρόνον, τοις Δαλμάτοις πόλεμον εγείρει μέγαν μερικόν τε συντριβήναι και τα πλήθη και τα φύλα συνοδή των εσπερίων δια θαλάσσης και ξηράς τον πόλεμον συνάψουν, και τον Ισμαήλ τροπώσουν. Το απόγονον αυτού βασιλεύσει έλαττον μικρόν ολίγον. Το δε ξανθόν γένος άμα μετά των πρακτόρων όλον Ισμαήλ τροπώσουν, την Επτάλοφον επάρουν μετά των προνομίων. Τότε πόλεμον εγείρουν έμφυλον ηγριωμένον, μέχρι της πεμπταίας ώρας και φωνή βοήσει τρίτον, στήτε, στήτε, στήτε, μετά φόβου σπεύσατε πολλά σπουδαίως εις τα δεξιά τα μέρη άνδρα εύρητε γενναίον θαυμαστόν και ρωμαλέον, τούτον έξετε. Δεσπότην, φίλος γαρ εμού υπάρχει. Και αυτόν παραλαβόντες, θέλημα εμού πληρούται."

"Nel primo anno dell'Indizione, il regno di Ismael chiamato Mohammed sconfiggerà la famiglia dei Paleologi e possederà la città dei sette colli [cioè Costantinopoli]. Egli regnerà al suo interno, sopprimerà molte nazioni, e devasterà le isole fino al Mar Nero. Conquisterà i popoli vicini al fiume Istro [cioè il Danubio] nell'ottavo anno dell'Indizione. Sopprimerà il Peloponneso nel nono anno dell'Indizione. Farà una campagna nelle aree del nord nel decimo anno dell'Indizione, sconfiggerà i dalmati e ritornerà di nuovo dopo qualche tempo per fare una grande guerra contro i dalmati, dove sarà parzialmente schiacciato, e le moltitudini e le nazioni [lett. tribù], accompagnate dalle nazioni occidentali per terra e per mare, faranno la guerra e sconfiggeranno Ismaele il cui discendente regnerà di meno e su meno per un breve periodo di tempo. E la razza bionda, insieme con i propri agenti, sconfiggerà l'intero Ismaele e conquisterà la città dei sette colli con i suoi privilegi; poi provocheranno una selvaggia guerra civile fino alla quinta ora; e una voce griderà tre volte: 'Resistete, resistete, e con timore affrettatevi verso l'area sulla destra, e trovate un uomo coraggioso, mirabile e robusto; prendetelo come vostro capo perché lui è il mio diletto. Così portatelo con voi e compite la mia risoluzione'."

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