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  San Teofane a Vysha

di Varvara Kashirina

Orthochristian.com, 23 gennaio 2015

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Il 19 gennaio 1894, alla festa della Teofania, il santo ierarca Teofane si addormentò pacificamente nel Signore nel monastero di Vysha, avendovi vissuto per ventotto anni, ventidue dei quali trascorsi in stretta clausura. Nella sua reclusione il santo si occupò della preghiera e della scrittura della sua famosa opera morale istruttiva, esegetica e di traduzione. Il periodo di reclusione è uno dei periodi più nascosti nella vita dell'asceta di Vysha, noto solo al Signore. Per la sua umiltà il santo scrisse di essere a Vysha "non in reclusione, ma in carcere".

san Teofane nella sua cella. Disegno di L. A. Voronova

Nelle parole del famoso ricercatore dell'eredità spirituale di san Teofane, padre Georgij (Tertyshnikov), "il tempo della reclusione è un periodo importante; si può dire che fu il centro della vita di sua Eminenza Teofane, perché fu allora che la maggior parte delle sue grandi opere e fatiche ascetiche si manifestò in tutta la sua forza".

San Teofane vide per la prima volta il suo "beatissimo" monastero di Vysha quando era vescovo ordinario alla cattedrale di Tambov. Con il cuore vi sentì l'effusione della grazia e si innamorò del solitario e tranquillo monastero e della magnifica e inaccessibile bellezza della natura circostante. Nel 1862, quando nominò Arkadij (Chestonov) come abate al monastero di Vysha, disse profeticamente: "Vai là, e più tardi verrò anch'io da te; ricominceremo a vivere insieme".

Lo stesso santo ierarca aveva sempre desideratoa la solitudine. È risaputo che la decisione di ritirarsi era cresciuta in lui per molto tempo. Come aveva commentato lo stesso santo: "Ho in mente di servire la Chiesa di Dio, solo in un modo diverso". Su sua richiesta, il 17 luglio 1866 fu sollevato dall'incarico di vescovo della diocesi di Vladimir e nominato abate dell'eremo di Vysha. Il santo partì da Vladimir per Vysha il 28 luglio e vi arrivò il 3 agosto 1866. In una delle sue lettere scrisse delle sue prime impressioni: "Mi sembra che Vysha sia un monastero molto consolante e benedetto!"

Nel settembre dello stesso anno il santo presentò la sua richiesta di essere sollevato dalle tante preoccupazioni dei suoi doveri abbaziali, e la sua richiesta fu accolta il 19 settembre 1866. Secondo la testimonianza di un suo coetaneo, "Per lui iniziò un vita senza preoccupazioni, una vita adatta al lavoro accademico e alla preghiera". Quando iniziò a vivere nell'eremo, il vescovo Teofane disse all'abate Arkadij: "Ho intenzione di mettermi alla prova nelle fatiche ascetiche del monachesimo; Andrò tutti i giorni in chiesa e assisterò a tutte le funzioni dei fratelli, e poi ti racconterò cosa mi sta succedendo". Questa prova durò cinque mesi. Come ricordavano i fratelli, "Veniva in chiesa, si prosternava secondo la regola, stava all'altare in un luogo determinato con tutta attenzione, senza rilassare braccia o gambe, e si metteva a pregare. Faceva inchini alla vita, toccando il suolo con la mano, ora di rado, ora improvvisamente più spesso, o faceva inchini minori, o a volte cessava sia i primi che i secondi. Tutto questo era fatto con riverenza, con concentrazione, e il più delle volte con gli occhi chiusi, il che, secondo le sue stesse parole, 'facilitava la concentrazione di tutti i sensi, del ritiro al proprio interno, per stare con la mente e il cuore davanti al Signore'. Il vescovo rimaneva in questo stato di silenzio orante a volte per molto tempo, e solo il movimento della corda della preghiera attraverso le sue dita testimoniava che mentalmente non smetteva mai di pronunciare le parole della preghiera di Gesù".

il monastero di Vysha. Disegno di L. A. Voronova

Dapprima san Teofane si stabilì nella cella dell'abate, ma questa stanza si rivelò non abbastanza spaziosa per la sua voluminosa biblioteca. Poi l'abate di Vysha e discepolo del santo ierarca. padre Arkadij (Chestonov) decise di costruirgli una cella separata. Nell'inverno del 1866 iniziò la costruzione di un secondo piano in legno sopra il forno per le prosfore in pietra. I nuovi alloggi di san Teofane erano spaziosi e abbastanza confortevoli. Il santo dapprima non visse in totale solitudine, ma in seguito si ritirò in completa reclusione e smise di ricevere visitatori.

Nei primi giorni della sua reclusione, san Teofane ogni tanto faceva passeggiate nei boschi quando il tempo era bello, durante la primavera e l'estate. Queste passeggiate erano intervallate da giri ancora più rari in una carrozza leggera trainata da cavalli, accompagnati dal suo guardiano di cella. In inverno e in estate il santo camminava quotidianamente sul balcone annesso al suo alloggio sul lato nord. Questo balcone si estendeva per l'intera lunghezza dell'edificio ed era protetto alla vista da una grata di legno intagliato, che il recluso aveva fatto egli stesso.

Nella cella del santo c'era sempre aria fresca, e gli abiti che indossava erano puliti e caldi. Il suo tavolo era semplice, ma grande. Il suo lavoro mentale e fisico era svolto in momenti specifici. Questo ordine, che il santo stesso strutturò, facilitò la sua opera fruttuosa.

Una descrizione della cella del santo è conservata nell'articolo di autore ignoto, "Nella cella del recluso", pubblicato nell'aprile 1894 sul periodico Letture benefiche per l'anima. L'unicità di queste reminiscenze consiste nel fatto che furono scritte subito dopo il riposo del santo, quando si conobbe il contenuto della sua cella. L'intera atmosfera della sua cella in quel momento era proprio come era stata nella sua vita. "Le pareti erano in legno, senza carta da parati e un po' scurite dal tempo. Tutti i mobili e l'intera disposizione erano semplici e logori all'estremo. Un armadio angolare di legno semplice, del valore di un rublo... Un cassettone... due rubli... Un tavolo semplice e logoro... Un divano di legno di betulla, con sedili di latta, il tutto del valore di tre rubli d'argento... Tutto il resto era dello stesso genere..."

Come ammise san Teofane in una delle sue lettere, "L'ozio è un compagno malvagio". Aveva molte cose nella sua cella che testimoniavano il suo poliedrico lavoro: due cassette degli attrezzi, strumenti per il tornio, strumenti per la lavorazione del legno e la legatoria, una tavolozza per dipingere e pennelli. C'era una macchina fotografica, una pressa per intaglio del legno, un banco da lavoro e torni. Un telescopio. Due microscopi, un atlante anatomico, sei atlanti geografici, di tipo generale, ecclesiastico e biblico. Nella sua cella c'era una delle più ricche biblioteche personali dell'epoca, oltre a icone che dipinse lui stesso; la crocifissione, la risurrezione di Cristo, la deposizione dalla croce, la corona di spine del Salvatore, la Teofania, san Tikhon di Zadonsk, san Metrofane di Voronezh, i santi Antonio e Teodosio delle Grotte di Kiev, Sant'Aleksandr Nevskij e altri.

la cella di San Teofane. Disegno di L. A. Voronova

Il santo amava fare piccoli doni che faceva con le sue stesse mani ai suoi figli spirituali, inviandoli insieme a istruzioni edificanti. "Saluti per il passato e per il nuovo anno in arrivo. Mi dispiace non aver risposto per così tanto tempo. La pigrizia mi ha sopraffatto. E ora mi è venuto un desiderio di fare qualcosa. Tra queste opere, tutte create al tornio, ci sono un piccolo candeliere per chi dovrebbe pregare di più; una saliera per la matushka che prepara il cibo; una lampada per la preghiera perpetua (che nasconde una custodia per aghi) e una custodia per aghi aperta per le bellezze il cui compito è lavorare senza dormire.

Molto spesso il santo inviava dei tagliacarte che lui stesso fabbricava. "Allego due tagliacarte (lame di legno che ho intagliato io stesso al tornio): uno è per la tua coniuge, e l'altro è per te. Mi è piuttosto difficile produrre libri, ma i tagliacarte (scolpiti al tornio) sono molto facili da produrre. Quindi, intendo sostituire il primo regalo con il secondo".

Il suo periodo da recluso fu la fase più produttiva della sua attività di scrittore spirituale e teologo. A Vysha furono scritte le più note istruzioni morali ed esegetiche e le traduzioni del santo. Una delle sue opere più importanti è la spiegazione della Parola di Dio, che divenne un contributo significativo agli studi biblici russi: la spiegazione delle Epistole dell'apostolo Paolo, la spiegazione dei Salmi 33 e 118 e dell'Esapsalmo. Durante il periodo di reclusione furono preparati i principali progetti di traduzione: la Filocalia, Il combattimento spirituale, Le regole monastiche antiche e altri.

Per queste opere, tutte le accademie teologiche della Chiesa ortodossa russa e la confraternita di Berlino elessero san Teofane membro d'onore e nel 1890 l'Accademia di San Pietroburgo gli conferì un dottorato in teologia.

A parte il suo lavoro di studioso, nella sua reclusione il santo condusse un'ampia corrispondenza. Ogni giorno riceveva dalle venti alle quaranta lettere e a tutte scriveva risposte dettagliate. Il santo coglieva con grande sensibilità i bisogni spirituali dei suoi corrispondenti, rispondeva esaurientemente alle loro domande e dissipava le loro perplessità. Reagì energicamente agli eventi della vita della Chiesa e della società, discusse la questione della traduzione della Bibbia nella lingua russa moderna e gli eventi della guerra russo-turca dal 1877 al 1878, nonché altri eventi.

Nei suoi ultimi anni il santo si preparò a ricevere la tonsura al Grande Schema, e per questo cucì le proprie vesti monastiche. Ma il Signore dispose diversamente. San Teofane si addormentò nel Signore subito dopo la Divina Liturgia alla festa della Teofania del Signore, il 6/19 gennaio 1894.

Ora le reliquie di san Teofane, a cui si accostano sempre più pellegrini, si trovano nella cattedrale di Kazan' del Monastero della Dormizione a Vysha.

La chiesa domestica di San Teofane nella sua cella ora restaurata è stata consacrata nel 2011. Più che in qualsiasi altro luogo, qui si può entrare in contatto con il mistero nascosto del recluso.

Il 200° anniversario dalla nascita di san Teofane, il Recluso di Vysha, con benedizione di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' è stato celebrato nel 2015 da tutta la Chiesa, Vysha riacquista lo stesso aspetto ciò era così caro al santo ierarca. Una volta scrisse del suo amato monastero che "solo il Regno dei Cieli poteva prendere il suo posto".

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