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  Il Vangelo, l'Ortodossia e... il mondo

Riflessioni sulla commemorazione del guerriero ortodosso Fjodor Ushakov

del sacerdote Roman Savchuk

Orthochristian.com, 8 agosto 2018

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"Il combattimento è stato spietato, ma per noi è stato ancora più glorioso... Il contrammiraglio Ushakov ha attaccato i nemici, due volte più forti di noi... li ha schiacciati con forza e li ha inseguiti fino a notte... Il contrammiraglio Ushakov è eccellente per merito. Sono certo che sarà un grande leader navale" – la relazione del Principe Potjomkin a Caterina II caratterizza il valore e il coraggio del santo e giusto guerriero Fjodor Ushakov. Certo, ci sono altre caratteristiche della personalità virtuosa di questo santo guerriero. Sappiamo che "ha sempre dato elemosine e aiuto ai poveri e agli indigenti" nella guerra patriottica del 1812, ha dato via tutto ciò che aveva "in aiuto degli altri, soffocati dalla rovina dei nemici malvagi..." e , infine, "il resto del suo tempo, l'ammiraglio lo ha trascorso nella quiete, e ha finito la sua vita come si conviene a un vero figlio cristiano e fedele della santa Chiesa". E quando la bara con il corpo dell'ammiraglio defunto fu portata a mano attraverso la città , con una grande folla di persone, volevano mettere la bara su un carro, ma la gente ha continuato a portarla fino al monastero di Sanaksar – il luogo del suo riposo.

La combinazione di concetti apparentemente diversi come "servizio militare" e "santità e giustizia" ha spesso confuso anche credenti profondi. Diverse affermazioni critiche su tale questione da parte dei sostenitori del "vero Vangelo dell'amore" aumentano solo le perplessità. La questione è davvero seria: come combinare il servizio militare con l'immagine di santità che apprendiamo dai Vangeli? Qual è la logica della Chiesa in questo caso?

Prima di tutto, dobbiamo renderci conto che la Chiesa nei suoi giudizi fa sempre affidamento su una vera valutazione della realtà e sulla corretta correlazione tra il visibile e il reale. La base per questa visione del mondo è il Vangelo, che parla in modo decisivo e definitivo di come le realtà della vita terrestre spesso distorcano anche le migliori intenzioni, trasformandole nella distruzione dell'uomo. Con terrore sentiamo dalle labbra del Salvatore che verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio (Gv 16:2). Le parole dell'amorevole Salvatore ci sembrano inaspettate: non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera (Mt 10:34-35). Infine, siamo perplessi, ascoltando, non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. (Mt 7:21-23). Si scopre che coloro che hanno operato molti miracoli nel nome del Signore, scacciando demoni, alla fine possono essere riconosciuti da Dio come "operatori d'iniquità". Vale a dire, anche il criterio più corretto, con il quale spesso valutiamo la verità delle nostre relazioni con gli altri, e cioè l'amore, si scopre, può essere distorto, in quanto chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me (Mt 10:37).

La combinazione del coraggio militare con la santità è possibile nel contesto della percezione che il Vangelo ha della realtà del nostro mondo. La Chiesa consente una tale combinazione in quanto testimonia che la vita terrena dell'uomo è lontana dalle condizioni paradisiache. Qui, anche l'amore e le intenzioni sincere non possono essere il criterio finale per il cammino autentico. Nelle nostre vite, ogni cosa vera è il frutto degli sforzi, della lotta, del superamento, comprese le inevitabili cadute e la difesa dei deboli, e il mantenimento dei valori cristiani. Questo mondo è impossibile da valutare basandosi solo sulle nostre sincere convinzioni di difendere la sola verità, come il Signore stesso ci avverte tutti: bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra (Lc 11_35).

Il Vangelo non fa valutazioni piatte delle realtà terrene. Il Signore mostra chiaramente di comprendere la difficoltà delle nostre vite quando dice: Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali... (Mt 18:7). E ci avverte di non osare giudicare gli altri e noi stessi con l'aiuto di criteri, la cui verità è determinata sulla base dell'esperienza personale o delle buone intenzioni.

Sfortunatamente, ci sono nel mondo molte cose necessarie a cui l'uomo è obbligato a reagire e rispondere. E queste risposte necessarie e gli usi obbligati di forza e mente non contraddicono il Vangelo. Il Salvatore ne parla chiaramente: Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio (Mc 12:17). Non tutto è così semplice e inequivocabile tra noi, che possiamo fidarci pienamente di qualcosa che proviene dal nostro stesso cuore. L'amore per noi è in gran parte incomprensibile e irraggiungibile. Non è così delicato e innocuo come pensiamo, perché porta una spada e una divisione nel mondo (cfr Mt 10:34-35). Dobbiamo percorrere un lungo cammino verso l'amore, superare noi stessi e gli atteggiamenti scorretti nei confronti del mondo, che sostituiscono facilmente la verità. Pertanto, la Chiesa guarda alle nostre vite, basandosi sul realismo del Vangelo nella lotta dell'uomo con il suo desiderio di affermarsi in tutto. La sua esperienza mette in guardia contro gli errori irreversibili su questo cammino: "Il desiderio prematuro di sviluppare un senso di amore per Dio è auto-illusione. Il passaggio verso Cristo inizia e finisce sotto la guida del timore di Dio" (sant'Ignazio Brjanchaninov).

In questo senso, la possibilità della combinazione del servizio militare con la santità è una conferma della verità dell'Ortodossia, preservata dal realismo del Vangelo. La Chiesa riconosce che i criteri del cammino di verità verso il Regno dei Cieli non sono le relazioni esterne con il mondo, i loro aspetti formali, ma la correttezza degli orientamenti, la luce di Cristo, che può superare qualsiasi copertura delle circostanze e giungere con i suoi raggi fino alle profondità della vanità mondana e delle tentazioni mondane, se solo vi trova un cuore assetato di vederla.

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