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  Perché abbiamo bisogno dei santi e li onoriamo

di Gabe Martini

dal blog On Behalf of All

Riportato in Pravoslavie.ru

13 giugno 2014

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La Chiesa ortodossa ha una lunga tradizione di offerta di onore ai santi.

Mentre tutto il popolo di Dio, santificato o "messo a parte" dal mondo, può essere adeguatamente definito santo (v. Atti 9:13,32,41; Rm 1,7; 1 Cor 1:2, ecc), ci sono alcuni che sono già glorificati in Cristo, e riposano nella luce increata del regno eterno di Dio.

Questi sono i luminari della Chiesa, che risplendono fra le tenebre del nostro mondo, anche durante questo soggiorno temporaneo. Hanno combattuto la buona battaglia; hanno terminato la gara; hanno mantenuto la fede (2 Tim 4:7). Anche nel loro riposo, sono più vivi in ​​Cristo di noi. Ed è a questi santi conosciuti (e sconosciuti) che noi ci rivolgiamo non solo per ispirazione e incoraggiamento, ma anche per intercessione; come esempi duraturi di come parlare, vivere e morire come Cristo.

Alcuni cristiani obiettano all'idea di onorare i santi, sia che si tratti di venerare le loro reliquie e immagini, o di chiedere la loro preghiera, perché sentono che equivale a ignorare i vivi che sono con noi nella Chiesa qui sulla terra. Essi suggeriscono che il pericolo sta nel "parlare solo con i morti", perché i morti non possono o non vogliono risponderci, reindirizzandoci quando ci allontaniamo dalla via stretta e diritta.

Ma è davvero questo così? Il pericolo è reale, o è una finzione fuorviata? Al contrario, io penso che vi sia un pericolo di gran lunga maggiore senza i santi.

Crescendo tra i battisti del sud, ho passato molto tempo nel gruppo giovanile della nostra parrocchia. Praticamente ogni chiesa battista nella Bible Belt ne ha uno, e sono ambienti in cui adolescenti e giovani adulti non solo socializzano, ma imparano anche di più sulla loro fede. Il leader del gruppo giovanile, spesso un ventenne o giù di lì, neolaureato del seminario, era più di un semplice capo di questi adolescenti; era un modello, un mentore, un confidente e un amico. Molti studenti formavano gran parte della loro identità in base a questa persona, per non parlare della loro identità o speranza come cristiani.

E in questa venerazione di una persona ancora vivente arriva un grande pericolo: Cosa succede quando la persona fallisce? Quando scoppia uno scandalo? Quando c'è un conflitto, o un caotico "distacco" tra la persona e una particolare congregazione?

Questo è accaduto più spesso di quanto mi piaccia ricordare, ed era il risultato di ogni tipo di problema, dalle infedeltà coniugali (relazioni con ragazze adolescenti nel gruppo giovanile, per esempio) ad altre forme di gestione inappropriata, finanziaria o di altro genere. E in seguito, la fede di molti studenti si è degradata. Il loro più grande modello di ruolo, amico e guida spirituale si era rivelato un ciarlatano e un bugiardo. La loro fede personale è stata rovinata proprio come la vita di questo leader o del loro gruppo giovanile.

Questa sorta di tragedia e di perdita di fiducia può verificarsi in una serie di situazioni, ovviamente, e non è limitata a un solo tipo di fede o di organizzazione. Ma il punto rimane che affidarsi a coloro che sono ancora vivi non è sempre una "scommessa sicura." In effetti, la "scommessa" più sicura di tutte consiodte nel guardare a coloro che, come scrive san Paolo, hanno combattuto la buona battaglia e finito la gara, una gara che è posta davanti a ciascuno di noi come cristiani.

E sia in Cristo sia nei suoi santi, abbiamo degli esempi; abbiamo sicurezze di fede, modelli di ruolo che non ci deluderanno. Persone che ci possono aiutare ogni passo del cammino della nostra corsa mortale verso il Paradiso.

Consideriamo per un momento la prospettiva che siate arrestati per la vostra fede cristiana. Immaginate di essere una giovane madre o un padre di tre bambine. Siete costretti a decidere tra due scelte: la prima è quella di vedere le vostre figlie uccise davanti ai vostri occhi, una dopo l'altra. La seconda è quella di rinnegare pubblicamente Cristo, offrendo invece il culto ad un falso dio.

Cosa fate? State a guardare la vita che abbandona i volti delle vostre care figlie, che implorano misericordia? O rinnegate Cristo? Non è facile neppure pensare a uno scenario così orribile, e molti di noi vorrebbero credere di avere la forza spirituale per fare la scelta giusta.

Ma ce l'avremmo? L'avrebbe il nostro clero, i nostri padri spirituali? L'avrebbero i nostri coniugi e i familiari più stretti, quelli da cui non cerchiamo solo guida, ma anche forza emotiva, psichica e spirituale?

Durante la persecuzione dell'imperatore romano Adriano (ca. 126 d.C.), una madre di nome Sofia fu messa effettivamente di fronte a questa decisione: lasciare che le sue figlie fossero uccise, o rinnegare Cristo e adorare Adriano. Come convertite al cristianesimo in Italia, a santa Sofia e alle sue tre figlie - Pistis, Elpida e Agape, di 12, 10 e 9 anni - fu concesso di soffrire per la loro fede. Sofia fu costretta a guardare le sue figlie, dalla più vecchia al più giovane, lentamente torturate e poi decapitate. Dopo tre giorni di lutto sulle loro tombe, Sofia stessa si addormentò in Cristo.

Potete immaginare la sofferenza? L'orrore? Da genitore, io riesco a malapena a stare in piedi quando ci penso. E tuttavia, questo è il motivo per cui abbiamo bisogno dei santi. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno dei loro esempi, non solo come un promemoria di come vivere per Cristo, ma anche come un duro monito di come morire, di come soffrire con Cristo come co-eredi della nostra eredità eterna in lui.

Con Santa Sofia, non dobbiamo chiederci che cosa faremmo noi o chiunque altro. Non dobbiamo rischiare di vedere la nostra fede e speranza scandalizzate dalle scelte sbagliate, anche se incredibilmente difficili, di qualcun altro. Noi non dobbiamo lasciare che la nostra fiducia fiducia si persa del tutto mentre ci troviamo di fronte alla nostra persecuzione o sofferenza qui e ora, nella confusa tensione tra il già e il non ancora.

Con Santa Sofia, e gli orrori che ha subito non solo per il bene della propria salvezza, ma anche di quella delle sue trionfanti figlie martiri, quale situazione nella nostra vita va al di là delle sue intercessioni? Quali circostanze difficili potremo affrontare, che lei stessa non riesca a capire, o con le quali non possa entrare in empatia?

Questo è il motivo per cui onoriamo i santi come Sofia; è per questo che chiediamo le sue sante preghiere e le preghiere delle sue giuste figlie - figlie che sono morte così giovani, ma sono tuttavia vittoriose sulla morte stessa in Gesù Cristo risorto. Abbiamo la certezza che le preghiere dei giusti sono potenti ed efficaci (Giacomo 5:16), e non ci sono giusti più giusti dei santi.

Ancora una volta, onoriamo i santi perché hanno perseverato sino alla fine. Avendo terminato la gara, pregano saggiamente che ogni n nostro passo sia guidato fino al traguardo. Poiché hanno terminato la corsa messa di fronte a loro, riposano ora nella gloria di Cristo in cielo, alla presenza della tutta santa e benedetta Trinità. Un luogo dove non c'è dolore o sofferenza, né tristezza o rimpianto, né morte o malattia.

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