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  Sull'importanza fondamentale e mondiale dello Tsar Martire Nicola II

arciprete Andrew Phillips

dal blog del sito Orthodox England, 17 dicembre 2013

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Introduzione

Recentemente mi è stato chiesto da un gruppo di pellegrini provenienti dalla Russia come io, da inglese, ero giunto a un risveglio spirituale e alla comprensione che lo tsar Nicola II è un santo. Ho risposto loro brevemente, anche se ho dato tutti gli elementi essenziali di un processo lungo cinquant'anni, ma poi mi sono reso conto che la questione meritava una risposta più dettagliata e sistematica, in quanto può interessare anche gli altri. Ecco qui ora quella risposta dettagliata.

Prime impressioni

Il primo evento è stato quando da bambino facevo collezione di francobolli e mi ricordo di un francobollo con il ritratto dello tsar Nicola su di esso. Il suo viso sembrava guardarmi e mi ha colpito la diversità da tutti gli altri francobolli; non riuscivo a spiegarmi il perché, ma è stata la prima impressione e memoria dello tsar, ed è sempre rimasta con me.

La fase successiva è stata dopo aver visto il film Il dottor Zivago, nel 1968: ho cominciato a leggere sulla rivoluzione russa. Questo perché quella rivoluzione era chiaramente il punto di svolta essenziale nella creazione di tutto quel mondo di guerra fredda che allora mi circondava e terrorizzava tanti. Volevo capire come tutto ciò era avvenuto.

I resoconti filo-bolscevichi che leggevo apparivano distintamente falsi, era chiaro che non ci si poteva fidare di qualsiasi opera che giustificasse il genocidio sanguinario di milioni di persone per mano del marxismo-leninismo. Tuttavia, gli unici altri libri disponibili in lingua inglese, per lo più scritti da studiosi occidentali, erano non meno motivati ideologicamente​​. Sembravano tutti pensare che la 'rivoluzione' del febbraio 1917, un tradimento da parte di aristocratici e generali, che aveva deposto lo zar (e in seguito portato nell'ottobre 1917 alla presa di potere da parte dei banditi bolscevichi) fosse una cosa eccellente. L'unico libro con qualche contenuto interessante era quello di Robert Wilton.

Tuttavia, persino la mia anima poteva vedere che questo punto di vista esisteva solo perché i loro autori immaginavano che tutti i paesi del mondo dovessero essere occidentalizzati e avere le stesse monarchie costituzionali o altrimenti governi repubblicani come in Europa occidentale e in Nord America. Ma sapevo già questi regimi per essere spiritualmente corrotto. In altre parole, le opinioni di questi accademici riflettevano semplicemente i loro pregiudizi culturali soggettivi, agnostici o atei materialisti; non rappresentavano la realtà oggettiva, ma semplicemente il condizionamento psicologico dei loro autori. Ma quale poteva essere quella realtà oggettiva? Anche se io avevo istintivamente la sensazione che la verità era un'altra ed era profonda, stavo ancora cercando i dettagli al buio.

L'emigrazione in Inghilterra

Quando ho incontrato gli emigrati russi ortodossi a Oxford nel 1974, ho cominciato un'ulteriore indagine. Qui ho sentito tre diversi punti di vista, tra le persone che ho incontrato:

Il primo punto di vista degli emigrati era quello minoritario patriarcale che diceva che il colpo di Stato bolscevico era stato un trionfo, che l'Unione Sovietica era notevole, che non vi era alcuna persecuzione della Chiesa in Russia e che lo tsar aveva avuto quello che si meritava. Questa era la visione filo-comunista. Era l'assurdo autoinganno del cieco nazionalismo sovietico che metteva l'Unione Sovietica al di sopra della Chiesa. Questo punto di vista non aveva alcuna presa su di me.

Il secondo punto di vista degli emigrati, quello maggioritario, era che, anche se la presa di potere bolscevica era stata un disastro, la rimozione dello tsar per mezzo del tradimento di febbraio era stata un'ottima cosa, dato che lo tsar aveva impedito il 'progresso'. Anche se lui e la sua famiglia non avevano meritato di morire, c'era poca compassione per loro, dal momento che coloro che sostenevano questo punto di vista ritenevano che, se erano in esilio, era 'colpa dello tsar'. Questo era il punto di vista filo-occidentale o 'parigino', come avrei in seguito imparato a chiamarlo. Questi emigrati si ritenevano apolitici, ma in realtà erano altamente politicizzati. A Oxford, per esempio, questo era punto di vista degli esuli anglofili che ammiravano l'establishment occidentale, che amavano l'anglicanesimo e leggevano il 'Daily Telegraph', il giornale del partito conservatore. Questo era l'assurdo autoinganno del cieco nazionalismo occidentale, una mondana manipolazione sociologica, che metteva l'Occidente sopra la Chiesa. Questo punto di vista non aveva alcuna presa su di me.

Il terzo punto di vista, anch'esso politico e non spirituale, sostenuto a Oxford da solo due persone, ma anche da alcuni altri che frequentavano la chiesa di Londra, era come il secondo, ma più estremo. Queste persone avevano un rispetto simbolico, ma poco amore vero, per lo tsar, quello che volevano prima di tutto era la vendetta, riprendersi indietro le loro proprietà e i loro soldi dai 'sovietici cattivi'. Alcuni di questi esuli avevano lavorato per il MI6 con quello spirito di vendetta, che non conosceva il perdono o la preghiera per i nemici. La Chiesa per loro era per molti aspetti un club sociale ed etnico. Questo era un punto di vista rabbiosamente anti-comunista, puramente politico, che vedeva solo in bianco e nero. Tipicamente, molti in quella parrocchia di Londra rifiutarono la successiva canonizzazione del 1981 da parte delle autorità ecclesiastiche. Questo punto di vista non aveva alcuna presa su di me.

Ero deluso. Mi ero aspettato di trovare un qualche tipo di sensibilità spirituale e di comprensione spirituale dello tsar Nicola II tra i russi che erano collegati con la vita della Chiesa. Non l'avevo trovato. Tuttavia, a Oxford ho saputo di padre Nicholas Gibbes, ex precettore dello tsarevich, il primo inglese nel XX secolo a diventare prete ortodosso russo e il primo di questi a essere sacerdote a Oxford. Arrivando in Russia con pregiudizi tipicamente inglesi sulla monarchia costituzionale, era stato tanto influenzato dal suo incontro e la vita con l'esemplare famiglia reale, che dopo molti anni di riflessione aveva successivamente aderito alla Chiesa ortodossa russa. Inoltre, entrando nella Chiesa, aveva preso il nome di Alessio in onore dello tsarevich e poi, quando divenne monaco e sacerdote, prese il nome di Nicola in onore dello tsar-martire. Questo ha avuto una decisa influenza su di me.

Avendo letto dei nuovi martiri e confessori in un libro su di loro edito dalla ROCOR in Nord America, sono rimasto scioccato rendendomi conto che essi non erano ancora stati canonizzati, chiaramente solo per ragioni politiche, non solo in Russia, ma anche nell'emigrazione. Nel 1976 ho quindi creato il mio calendario, aggiungendo i nomi dei nuovi martiri, tra cui i martiri imperiali. Ho ancora quel calendario. Tuttavia, a questo punto la mia comprensione era ancora limitata; vedevo lo tsar solo come un martire e, per ignoranza, non vedevo ancora la santità della sua vita e della sua politica, che furano la preparazione per il suo martirio.

Verso una comprensione più profonda

La fase successiva è stata nel 1977 una lettura su vladyka Giovanni di Shanghai e sulla sua venerazione per lo tsar-martire. Se questo santo vescovo, con la sua ampiezza internazionale di visione e il suo dono della profezia, sosteneva un tale punto di vista – e lui aveva voluto vedere lo tsar canonizzato almeno fin dagli anni '30 – allora anche io dovevo capirne di più. Dopo questo ho ottenuto copie di 'Pravoslavnaja Rus', la rivista bimestrale di Jordanville. Vi ho letto molti articoli in preparazione per l'attesa canonizzazione dei nuovi martiri e confessori, compresi i martiri imperiali. Mi ha colpito in particolare un articolo, scritto dall'arcivescovo Antonio di Ginevra, sulle ripercussioni internazionali del rovesciamento dello tsar Nicola II, con il sostegno attivo delle potenze occidentali.

Dopo la tanto attesa canonizzazione dei nuovi martiri e confessori da parte della ROCOR nel 1981, ho cominciato a pregare apertamente i martiri imperiali e a leggere sempre di più in russo sul regno dello tsar Nicola II. La mia mente e la mia anima hanno cominciato ad esserne illuminate. Uno per uno i miti anti-tsar, sia quelli occidentali sia quelli bolscevichi (essenzialmente la stessa cosa) si sono dissolti. La calca della folla a Khodynka, i miti dello tsar 'debole' e della tsarina 'isterica', i pogrom, la guerra russo-giapponese, la 'Domenica di sangue' e ​​la rivoluzione del 1905, i violenti ammutinamenti, scioperi e violenze, il mito che lo zar fosse opposto al ristabilimento del patriarcato e dell'ordine canonico della Chiesa, il mito della 'arretratezza' della Russia dello zar, Rasputin, la prima guerra mondiale, la 'rivoluzione' del 1917 e ​​poi il colpo di Stato bolscevico – tutto ciò aveva un'interpretazione completamente diversa da quella che era stata data loro dalla propaganda anti- tsar occidentale e sovietica. Il mio istinto me l'aveva detto da lungo tempo, ma mi era mancata la capacità di mettere tutti i fatti insieme.

Vivendo a quel tempo a Parigi, sono rimasto scioccato dai punti di vista russofobi degli emigrati della giurisdizione di Parigi, molti provenienti da famiglie aristocratiche di San Pietroburgo, che di fatto avevano concordato con la propaganda anti-tsar e avevano calunniato in modo blasfemo la tsarina e Rasputin. Molti di loro erano discendenti di coloro che avevano causato la rivoluzione di febbraio 1917 e avevano quindi i loro conti in sospeso. Fu in quel momento che finalmente ho afferrato chiaramente che lo tsar Nicola II aveva vissuto la sua vita come un confessore prima ancora di diventare un martire. Leggendo le profezie pre-rivoluzionarie dei santi anziani, ho finalmente capito che lo tsar era stato prima calunniato e poi rimosso dalle forze sataniche perché lui e l'impero russo erano l'ultimo ostacolo all'apostasia universale. E quelli che erano stati d'accordo con tali calunnie erano in realtà, anche se forse inconsapevolmente, partecipi di una forma di satanismo.

Questo è diventato sempre più evidente quando negli anni '90 il comunismo materialista (il giogo tartaro) è crollato a causa della canonizzazione dei nuovi martiri e confessori nel 1981. Ciò di cui ci si deve pentire di più nella Chiesa fuori dalla Russia è che questa canonizzazione non avesse avuto luogo molto prima. Dopo il disastroso periodo post-comunista degli anni '90, quando i paesi dell'ex impero russo furono devastati dal capitalismo materialista dei banditi-oligarchi sostenuti dall'Occidente (il giogo mongolo), nel 2000 quella canonizzazione fu finalmente riconosciuta a tutti gli effetti dalla Chiesa allora liberata a Mosca. Così è arrivata la mistica ultima possibilità quando tutti gli ortodossi della Rus', di tutte le nazionalità, sono stati chiamati dal Signore per preparare l'ultimo raccolto ortodosso in tutto il mondo prima della Seconda Venuta.

E così questo riconoscimento ha reso possibili i negoziati e poi l'unità con la Chiesa fuori della Russia. Significava anche che era ormai solo una questione di tempo prima che la rinascita della Chiesa ortodossa russa proseguisse e influenzasse la vita politica, economica e sociale dei paesi in cui è in maggioranza. La maggior ragione di pentimento è che alcuni, soprattutto nel Patriarcato al di fuori della Russia, hanno respinto tale canonizzazione. Come ci ricordiamo bene, per esempio, quando ci dicevano nel 2001 che non c'erano ancora le icone dei martiri imperiali presso la cattedrale patriarcale di Londra perché 'non c'era  spazio' sulle loro pareti anglicane vuote.

Gli ultimi pezzi del puzzle

I libri scritti sul regno dello tsar Nicola II, nel corso degli ultimi quindici anni dagli storici professionisti che hanno avuto accesso agli archivi della Federazione Russa, come Bokhanov e Multatuli (decisamente non gli assurdi miti sovietici del non-storico scandalista e venale Radzinskij, così amato dai russofobi occidentali) mi hanno fornito gli ultimi pezzi del puzzle. Come l'eccellente 'L'imperatore Nicola II come uomo di forte volontà' dello storico di Jordanville E. E. Alfer'ev, 'Tredici anni alla Corte russa' di Pierre Gilliard, le memorie del principe Zhevakhov (in russo), e 'Il regno dello tsar Nicola II' (anche questo in russo) di S. S. Oldenburg, forniscono i dettagli, le verità che la primitiva mitologia occidentale (=sovietica) anti-tsar rifiuta ancora. Spero che un giorno le fonti saranno tradotte in inglese. Per esempio:

La calca della folla a Khodynka fu causata dalla cupidigia di un piccolo elemento in un bagno di folla senza precedenti di centinaia di migliaia di persone, non dallo tsar o dalla sua amministrazione.

Lo tsar non era debole o incompetente, ma un uomo incredibilmente volitivo, coraggioso, fedele e cortese che sopravvisse alla guerra e alla rivoluzione, e, come i suoi contemporanei hanno notato, aveva una sua visione autonoma, senza lasciarsi influenzare da nessuno, tranne dai Vangeli. Solo coloro che negano i Vangeli – come la maggior parte degli accademici e politici occidentali – lo negano.

La zarina era una madre altruista, pia e nobile e una patriota russa ortodossa, come la sorella la granduchessa Elisabetta, un esempio per tutti gli ortodossi russi in Occidente. Non era un'isterica fanatica o una traditrice filo-tedesca, solo atei militanti e anti-ortodossi la pensano così.

I pogrom anti-ebraici furono a livello europeo, i peggiori avvennero a Vienna e Berlino. Nell'Impero russo ebbero luogo principalmente in Polonia e nelle zone di lingua romena. Alcuni di furono di fatto scatenati da ebrei contro non ebrei e vi furono tra le vittime tanti

i non ebrei quanti ebrei – circa 1.500 in ciascun gruppo. Il semplice fatto che così tanti ebrei vivessero nell'Impero russo è la prova della tolleranza degli ebrei, che dapprima avevano per lungo tempo cercato con gratitudine nell'impero russo rifugio dall'intolleranza occidentale.

La guerra russo-giapponese fu avviata a tradimento senza una dichiarazione di guerra da parte dei giapponesi. Questi ultimi erano stati finanziati e armati dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti che volevano dominare il Pacifico e l'Asia e usare il Giappone come uno strumento per indebolire la Russia. Anche se la Russia non militarista spendeva molto poco per le armi – circa un quinto degli altri paesi – e la sua Marina era piccola e molto vecchio stile, entro il 1905 stava vincendo la guerra contro il Giappone fortemente militarista, con le sue navi britanniche di ultimo modello, ma che stava andando in bancarotta a causa dei costi della guerra che aveva avviato. La Russia concluse la guerra a condizioni molto favorevoli, decise interamente dal volitivo tsar Nicola, che avrebbe continuato la lotta, se non fosse stato per il sabotaggio insidioso all'interno della Russia da parte di una quinta colonna finanziata da stranieri. Anche così, in Giappone, il trattato di pace che pose fine alla guerra fu visto come una sconfitta.

La 'domenica di sangue', che non fu affatto una manifestazione pacifica, ma anche molto meno letale di quanto i propagandisti sostengono, la rivoluzione del 1905, i violenti ammutinamenti, scioperi e attentati furono provocazioni terroristiche. Ebbero relativamente poco sostegno al di fuori di alcuni gruppi anti-russi e anti-ortodossi a San Pietroburgo e in poche altre grandi città e furono soppressi con successo e con coraggio.

Lo stesso tsar aveva proposto nel 1904 il ristabilimento del patriarcato. Persone prive di visione lo avevano respinto. La Chiesa dovette attendere il patriarcato fino al 1918, in quanto i rappresentanti di alto livello, abituati al sistema sinodale, non erano stati pronti prima.

La Russia dello tsar non era 'retrograda'. Nel 1914 era già il granaio d'Europa e stava rapidamente diventando la più grande potenza industriale in Europa. Il 90% delle terre di allora apparteneva al popolo. Nel 1920 la popolazione sarebbe stata alfabetizzata al 90%. Nel 1950 sarebbe diventata il paese più potente del mondo, superando anche gli Stati Uniti. Nel 2000 avrebbe avuto una popolazione di 600 milioni. Ciò che era buono nel sistema sovietico, la sua educazione di classe mondiale, il suo sistema sanitario e il senso di giustizia sociale nazionale e internazionale non erano invenzioni dei bolscevichi – erano tutte eredità della Russia dello tsar. Ed è proprio per questo che nel 1914 le potenze occidentali volevano distruggerla.

Rasputin non era un 'monaco pazzo', ma un contadino laico devoto e sposato, buon padre di famiglia ortodosso con tre figli, a cui era stato concesso da Dio un insolito dono di guarigione. La sua tortura e brutale assassinio da parte di spie inglesi, sostenute da un aristocratico russo travestito, istruito a Oxford, furono giustamente visti dai contadini ortodossi come l'atto di aristocratici decadenti, contrario al popolo e alla pietà, che era.

La prima guerra mondiale fu imposta sul pacifico Impero russo da un Impero austro-ungarico, sostenuta da una Germania prussianizzata e ultra-militarista, che non volevano la pace ma la conflagrazione. Le battute d'arresto russi contro la Germania, causate dal piccolo budget militare russo, la mancanza di armi e munizioni e le promesse sulle forniture non mantenute dalla Gran Bretagna, furono accompagnate da successi contro l'Austria-Ungheria e dalla campagna pianificata del 1917 che quasi certamente avrebbero portato alla vittoria e alla fine della guerra in quell'anno. Invece di questo, gli alleati occidentali scelsero un altro anno di guerra incoraggiando e sostenendo il tradimento degli aristocratici.

La rivoluzione non fu causata dalle masse amanti dello tsar che soffrivano una sorta di ingiustizia sociale, ma da aristocratici viziati immensamente ricchi e traditori – conservatori, ma anti-tradizionali. La maggior parte di questi esponenti della destra sfruttavano spietatamente le masse, odiavano lo tsar per le sue misure di giustizia sociale e volevano prendere il potere per se stessi. Lo tsar non abdicò, furono loro ad abdicare proditoriamente dallo tsar e dalla sua autorità legittima. Quindi, nella loro incompetenza, non comprendendo che lo tsar, l'unto di Dio, era l'unico collante che poteva tenere insieme l'Impero russo, appena sei mesi dopo, consegnarono quel potere a un gruppo di banditi assolutamente amorali e terroristi – i bolscevichi.

Le conseguenze

A tutti i traditori venne una retribuzione: dopo il 1917 venne la retribuzione agli aristocratici che avevano tradito lo tsar – furono uccisi o andarono in un esilio amaro, avendo perso la fonte della loro ricchezza, nel 1940 venne la retribuzione a Francia e Gran Bretagna, che avevano tradito lo tsar, con l'umiliante sconfitta della Francia e l'umiliazione britannica di Dunkerque e della guerra-lampo, nel 1941 venne la retribuzione ai bolscevichi quando l'Unione Sovietica fu proditoriamente invasa alla festa di Tutti i Santi della Rus', nel Pacifico venne la retribuzione agli Stati Uniti nell'umiliazione a Pearl Harbour e alla Gran Bretagna nell'umiliazione a Singapore, quando i giapponesi fecero a loro quello che, sostenuti a quel tempo da Stati Uniti e Gran Bretagna, avevano fatto alla Russia a Port Arthur nel 1904, venne la retribuzione ad Austria-Ungheria e Germania, quando l'Armata Rossa prese Vienna e una Berlino devastata nel 1945.

E poi tutti ricevettero un'ulteriore retribuzione durante la guerra fredda, con il suo 'equilibrio del terrore', la corsa da bancarotta agli armamenti e l'ultima generazione di paranoica arroganza americana, per la quale il mondo intero sta ancora pagando nel 2013. Niente di tutto questo sarebbe successo se lo tsar Nicola II fosse rimasto al potere nel 1917. Sono tutte conseguenze della sua caduta illegittima, per la quale il mondo intero sta ancora soffrendo in questo giorno. Queste malvagie conseguenze in tutto il mondo non sono una ragione sufficiente per il pentimento universale, pentimento per i nostri peccati e per quelli dei nostri antenati e delle nostre nazioni?

Per quanto riguarda la Chiesa ortodossa, le conseguenze sono state catastrofiche. Con lo tsar rimosso, la Chiesa ortodossa russa è stata attaccata sia dagli atei dall'esterno sia dai rinnovatori all'interno. Con la Chiesa ortodossa russa, di importanza chiave, martirizzata, paralizzata e prigioniera, le altre molto più piccole e molto più deboli Chiese locali sono state attaccate dalla decadenza una a una. Soprattutto, l'antico ma spiritualmente sminuito Patriarcato di Costantinopoli è caduto sotto il controllo dei poteri occidentali e massonici, ha incoraggiato lo scisma modernista dentro e fuori della Russia, schiavizzato dal mito lusinghiero dell'interpretazione assurda del canone 28 del Concilio di Calcedonia.

E così seguì di conseguenza l'uniatizzazione del calendario e del rito. L'obiettivo era un'Ortodossia spiritualmente neutra e neutralizzata, una blanda, decadente e insipida 'Euro-Ortodossia', che non presenta più alcun pericolo per il secolarismo militante o, in ultima analisi, per le forze dell'Anticristo. Le conseguenze di questo si vedono ancora nell'ingerenza fanariota nella vita della Chiesa russa a Parigi, nella diaspora ucraina, in Finlandia e in Estonia; in tutte le Chiese locali di nuovo calendario, e anche in Serbia, Georgia, e in questo momento sulle strade di Kiev e nella cancelleria della Chiesa ortodossa cecoslovacca.

Conclusione

Il riconoscimento come santi di san Giovanni di Kronstadt e del profetico san Giovanni di Shanghai, entrambi fermi sostenitori del calendario ortodosso ed entrambi fermi monarchici, è stato una calamita per l'Ortodossia. Era – ed è – a volte difficile per i sostenitori del nuovo calendario, per non parlare del modernismo, venerare questi santi onestamente e coscienziosamente. Oggi, è la venerazione dello tsar Nicola II come santo che è una calamita per l'Ortodossia contemporanea, un segno del risveglio spirituale all'autentica Ortodossia, o, laddove è carente, un segno del torpore spirituale della semi-ortodossia.

Riconoscere lo tsar Nicola II come santo vuol dire risvegliarsi spiritualmente e riconoscerlo come la più grande vittima sacrificale della grande apostasia del XX secolo. Vuol dire rinunciare a tutte le bugie e le impurità spirituali del ventesimo secolo, e pentirsi per loro. Può ancora venire un momento in questo vacillante XXI secolo, che potrebbe non arrivare a termine, quando il santo tsar sarà riconosciuto non solo come un martire e come l'Unto martirizzato del Signore, rappresentativo di tutti i nuovi martiri, ma anche come un grande martire, come era stato profetizzato a Optina.

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