Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=205  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=602  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=646  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=647  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=4898 
Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=2779  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=204  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=206  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=207  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=208 
Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=3944  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=7999  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=8801  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=9731  Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=9782 
Mirrors.php?cat_id=28&locale=it&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  Documenti  >  Sezione 4
  Come padre Dmitrij Smirnov convince le donne a non abortire, e 10 domande che possono trattenere una donna dal fare un aborto

di padre Dimitrij Smirnov, Elena Smirnova, Natalia Narishkina

Pravoslavie.ru

2 luglio 2017

Clicca per SCARICARE il documento come PDF file  
Condividi:

Mentre in America, in Russia e in tutto il mondo continua la lotta contro il terribile e grave peccato dell'aborto, OrthoChristian.com offre le parole ispiratrici di due persone che hanno accumulato grande esperienza nel trattare con le donne che considerano di abortire. Padre Dmitrij Smirnov è un famoso e amato sacerdote di Mosca che spesso parla contro l'aborto, ed Elena Smirnova è una psicologa del fondo di beneficenza "Famiglia e infanzia" che, grazie ai suoi anni di esperienza, ha sviluppato una serie di domande che possono aiutare una donna incinta a ri-focalizzare il suo pensiero in modo più positivo.

* * *

Come padre Dmitrij Smirnov convince le donne a non abortire

foto: www.pravoslavie.fm

Padre Dmitrij, in un incontro con una donna incinta che vuole abortire, cosa dovrebbe dire un prete in modo da convincerla ad abbandonare questo desiderio?

Se va a incontrare un prete, dovremmo capire che non vuole farlo, anche se inconsapevolmente. E questa determinazione è il motivo per cui si è rivolta alla Chiesa, e dobbiamo trovarla nella sua anima.

In tali situazioni, dico: "Perché vuoi uccidere il tuo bambino? Dallo a me. Lo alleverò e lo farò crescere io. E inoltre, lo prenderò in qualsiasi momento, non appena tu dirai 'lo darò a te', soltanto non ucciderlo.

Io offro una sola condizione:

Partoriscilo, ma non dire a nessuno che lo stai abbandonando. Allattalo in ospedale, e poi verremo tranquillamente da te in auto e prenderemo il tuo bambino. Ecco il mio numero di telefono. Se cambi idea, te lo riporteremo, anche a Vladivostok, se andrai a vivere lì, quindi non dovrai nemmeno pagare il viaggio. Se credi che io ti inganni, puoi sempre denunciarmi: "Questo prete mi ha messo strane idee in testa. Ecco il suo numero e indirizzo".

Non hai bisogno di nulla. Ti darò io i soldi per poter terminare la gravidanza!

Quindi spiegami: perché uccidere il tuo bambino? Che senso ha? Tu avrai un peccato sulla tua coscienza. Non sai quanto piangono le donne anziane (che hanno fatto aborti nella loro giovinezza) che vengono qui. Aspetta, eccone una adesso. Ti chiamerò ad ascoltare quello che dice, come soffre adesso. E se abortisci soffrirai tutta la tua vita. Ma se non lo fai avrai una coscienza pulita. Un tempo chi non voleva crescere figli li portava ai monasteri, per farli allevare lì, o li dava a donne senza figli che non avevano trovato marito. La cosa più importante è non uccidere il tuo bambino!

E come mostra la pratica, una volta che allattano, non mi chiamano più.

* * *

Dieci domande che possono trattenere una donna dal fare un aborto

foto: www.pravmir.ru

Questo articolo è scritto per coloro che vogliono trattenere una persona cara che sta contemplando di fare un aborto per varie ragioni. La psicologa del fondo di beneficenza "Famiglia e infanzia", Elena Smirnova, parla di quali domande potete fare a una donna che sta cercando di porre fine alla sua gravidanza.

Dall'esperienza delle consultazioni psicologiche presso le istituzioni mediche abbiamo concluso che esistono alcune tecniche di conversazione che possono influire sulla decisione di una donna di abortire. Ma sarebbe ottimista supporre che dopo averle fatto solo alcune domande avremo raggiunto l'obiettivo: che lei ci ripensi e decida di dare alla luce il bambino. Nel migliore dei casi possiamo sperare che lei possa almeno riflettere sul fatto che l'aborto non è l'unica e la migliore via d'uscita dalla sua situazione.

L'opera di uno psicologo con questa categoria di donne è il compito di inculcare un crescente dubbio. Una donna è venuta a registrarsi per un aborto; ha già fatto una scelta, una decisione, ma le rimangono sempre dei dubbi, qualcosa dall'altro lato della coscienza. Il lavoro di uno psicologo è quello di scoprire questi dubbi, di "dare loro voce". Non possiamo sapere da che parte pende l'ago della bilancia, perché la donna ha preso una decisione. Ma, allo stesso modo, potete provare a "frantumare" la cattiva fiducia di una donna.

Vi offriamo dieci domande che potete fare a una persona cara se volete aiutarla in una situazione difficile. Non sono domande rilevanti per ogni situazione. Dovete valutare quanto si fida di voi, la sua personalità, le sue condizioni attuali, quanto tempo avete per una conversazione e così via. In realtà non sono domande, ma temi che possono essere discussi in una conversazione, poiché una donna che decide di abortire è spesso in una situazione di crisi nella sua vita e ha bisogno della possibilità di esprimersi, di parlare in dettaglio dei suoi problemi – di ciò di cui è veramente preoccupata. Quindi è meglio costruire la conversazione in forma di dialogo e non di un discorso didattico; anche se, naturalmente, in alcune situazioni è giustificato fornire informazioni e dare voce alla coscienza. Ma è meglio permetterle di concentrarsi su se stessa, sui suoi sentimenti. Perciò:

1. Come immagini il bambino che stai portando in grembo?

Questa domanda è importante perché al momento in cui si decide di abortire, la mentalità di una donna è spesso strettamente legata alle circostanze della vita che la attirano ad abortire, e non vede altro. Gli psicologi chiamano questa condizione "consapevolezza da tunnel". Quando chiediamo a una donna come immagina il suo bambino, deve rivolgere la sua attenzione non alle sue circostanze, che la costringono ad abortire (ne parleremo più tardi), ma alla creatura da cui vuole liberarsi. Ci possono essere varie reazioni a questa domanda, per esempio: "Non voglio pensarci" o "non l'ho mai immaginato". Per andare avanti con tali domande e discutere ancora di più il tema in questione – lo sviluppo pre-natale del bambino a questo punto – basta avere un po' di sensibilità umana.

Ma a volte è utile reagire duramente a tali parole. "Capisco che non vuoi pensarci, ma questo non fa smettere al bambino di essere una persona. Il fatto che scacci questi pensieri dalla tua mente non cambia niente".

Dopo la domanda sullo sviluppo del bambino, una donna può ritirarsi in se stessa e anche se probabilmente non capisce benissimo da un punto di vista medico come si sta sviluppando il suo bambino in questo momento esatto, sta già cominciando a trattarlo come con una persona dall'esistenza separata. Potete dirle tutto su come il suo bambino si sta sviluppando a questo punto. Per alcune è sufficiente vedere un'ecografia, sentire come i propri figli si spostano o sentire il loro battito cardiaco, per far loro decidere di salvare il proprio bambino.

2. Quale nome daresti a tuo figlio? Preferiresti un bambino o una bambina?

Queste domande aiutano una donna a spostare la sua attenzione dalle sue circostanze al figlio, a sognare un po' a occhi aperti.

3. Che differenza c'è tra questo figlio nel grembo materno e i tuoi figli più grandi?

Questa domanda è per le donne che hanno già dei figli. "Come mai questo bambino non ancora nato è diverso da quelli già nati?" La conversazione che ne seguirà può trasformarsi in una discussione intellettuale sull'idea che questa non è ancora una persona, ma gli altri lo sono già; tuttavia, dovreste cercare di riportare la discussione al suo corso originale – vale a dire continuare a confrontare i due figli. "E quando aspettavi il tuo bambino più grande, pensavi anche a lui come a un nulla, che sarebbe nato e diventato qualcuno? Cos'era il tuo primo figlio per te quando lo aspettavi? Quando è diventato una persona, secondo te? E in cosa questo bambino è diverso? Aspettavi quel bambino, e adesso ti aspetti questo – è lo stesso".

Altre domande su questo argomento: "È stato tutto ideale con il tuo primo figlio ? Hai dovuto superare tutte le difficoltà per averlo?" In generale, la donna deve aver superato qualche difficoltà con i suoi figli precedenti, se non nel periodo della gravidanza, almeno dopo la nascita del bambino. Può darsi che a causa del bambino abbia superato molto dei suoi stessi limiti. E sorge la domanda seguente: se in linea di principio può fare qualcosa per un suo bambino, forse almeno una parte di ciò che ha fatto per un suo bambino più grande, la può fare anche per questo?

Poi, quando lo vede, quando lo incontra, la sua gioia la ripaga di tutte le spese e già vuole prendersi cura di lui.

"Immagina che tuo figlio sia già nato e che tu lo prenda tra le braccia".

Una volta che il bambino è nato, molte donne non sono in grado di abbandonarlo. Infatti, l'aborto è il rifiuto del tuo bambino. L'aborto si verifica quando c'è un bambino e la donna si rifiuta di ammetterlo nella sua vita, in gran parte perché non lo conosce. Quando una donna prende il suo bambino in braccio, non può dirgli: "No, non ti voglio nella mia vita, perché dovrò nutrirti". La cosa è che una donna non può immaginare di abbandonare un figlio già nato, e il compito è farle pensare al bambino nel grembo come se fosse già nato, perché alla fine sarà nato.

4. Tu vuoi avere dei figli?

Questa è una domanda molto delicata e molto complicata. Deve essere fatta al momento giusto, con moltissimo tatto e attenzione per la donna. Perché potete chiedere con noncuranza: "Vuoi abortire ora? Ma vuoi avere bambini in generale?" E riceverete la risposta stereotipata della società: "Sì, in generale voglio bambini – sono una donna normale. Ma ora le mie circostanze non lo permettono".

Pertanto questa domanda deve essere posta al momento giusto e delicatamente, per evitare le pressioni della società. L'obiettivo di questa domanda è quello di dare alla donna la possibilità di riflettere sulla sua vita e sul suo destino nel suo complesso, di visualizzare la sua prospettiva di vita e ricordare i suoi valori e di riflettere su ciò che è primario per lei. Allora non sarà legata concretamente a questa situazione nella vita che ha ora e che le fa volere un aborto. Penserà a se stessa come persona e come donna. In generale, vuole avere figli? Di cosa sarà piena la sua vita? Questo sguardo alla sua vita in prospettiva l'aiuterà a capire che vuole davvero avere dei bambini. E questo potrebbe giocare a favore di questo bambino in particolare.

Rispondendo a questa domanda, la donna può parlare delle sue paure, del rifiuto della femminilità, della rivolta contro il suo ruolo femminile e di altre cose. Potete ascoltarla, discutere di alcuni punti importanti e forse aiutarla a liberarsi di qualche paura o stereotipo.

foto: www.pregnancyandbaby.com

5. Che cosa ti impedisce di avere il tuo bambino?

Ora diamo alla donna l'opportunità di parlare delle circostanze che la spingono verso un aborto. È una domanda molto importante, perché è necessario discutere queste circostanze con lei, darle la possibilità di rispondere pienamente a questa domanda, raccontare i suoi problemi, i timori e i dubbi che le fanno pensare all'aborto. Bisogna comprenderla con simpatia e attenzione, poiché questi problemi sono veramente seri per lei, anche se a voi non sembrano così. Forse sarà più facile per lei parlarne solo perché l'avete ascoltata con comprensione. Allora dovete darle la possibilità di vedere i suoi problemi da un punto di vista diverso, perché, molto probabilmente, si è concentrata su di loro così tanto da non vedere altre opzioni tranne l'aborto.

Potete chiederle: "Come deve cambiare la situazione perché tu decida di dare alla luce tuo figlio?" E discutere insieme a lei cosa si può fare per realizzare questa situazione e se può davvero partorire solo in quelle circostanze. È necessario cercare di discutere con lei diverse soluzioni al problema, e forse potrete trovare una soluzione semplice e geniale.

Molti problemi sono di fatto illusori, e per l'osservatore e l'interlocutore casuale sono chiaramente artificiali e senza fondamento. Prima di un aborto le difficoltà di una donna le sembrano molto più spaventose di quelle che sono veramente. Il suo interlocutore può cercare di consentirle di vedere lei stessa queste, di condurla fuori dallo stato della "consapevolezza da tunnel". [1]

Ci sono donne che per insoddisfazione della vita sostengono che la loro decisione di abortire viene dalla loro mancanza di volontà di far nascere il bambino nelle difficoltà. Dicono: non avrà un padre, o vivrà nella povertà, o ci saranno altre difficoltà.

A questi argomenti c'è una risposta abbastanza severa, ma che a volte aiuta. Si può chiedere: "Se il tuo bambino potesse parlare adesso, se potesse controllare il proprio destino, cosa pensi che direbbe? Che cosa preferirebbe: questa vita con le sue carenze o cessare di esistere? Cosa pensi... che cosa vorrebbe?" Qui di nuovo diamo vita al bambino agli occhi di sua madre, perché uno dei principali problemi dell'aborto è che la donna non lo considera assolutamente come una persona separata. Lo vede esclusivamente come una circostanza della sua vita. E con questa domanda le mettiamo apertamente davanti agli occhi questa alternativa: definiamo l'aborto non un'operazione medica, ma la privazione della vita di un bambino. Non proponiamo direttamente che sia un omicidio, ma lo implichiamo indirettamente, chiedendo: "Vorrebbe vivere in povertà, oppure non vivere affatto?"

6. Perché pensi di avere il diritto di abortire?

Potete fare una domanda generale di questo tipo. In realtà è un argomento molto grande. La conversazione può assumere diverse direzioni a seconda di come risponde la donna. Potrebbe dire: "È legalmente permesso". Allora potete chiederle se pensa che tutto ciò che è legalmente permesso è moralmente permesso. No, naturalmente, non finirà in prigione dopo l'aborto, ma da un punto di vista morale come le sembrerà la sua azione? Una donna incinta può rispondere: "Ma io posso controllare il mio corpo!" Allora puoi chiedere: "Come fai a essere sicura che sia completamente il tuo corpo? Sei sicura che questa parte del tuo corpo abbia lo stesso sesso del resto del tuo corpo? E dove hai mai visto parti del tuo corpo che hanno un gruppo sanguigno diverso da quello del resto del tuo corpo?" Infine, potete aggiungere: "Quindi sei sicura che sia il tuo corpo? Non potrebbe essere che questo sia il corpo di qualche altra persona, anche se si trova dentro di te?"

Ai credenti potete porre la domanda in questo modo: "Di chi è il bambino?" La reazione naturale è: "È mio e di mio marito, naturalmente". Ma a una donna credente si può ricordare che di fatto è un figlio di Dio, che lo ha semplicemente affidato a lei per un po' di tempo, in modo che potesse prendersi cura di lui. E una non può semplicemente disporre di ciò che non è suo. Una credente dovrebbe ricordare che un bambino non le appartiene e che risponderà di ciò che ha fatto al figlio datole per un certo tempo da allevare e da crescere, e risponderà del destino di questo bambino – la responsabilità più alta davanti a Dio. E là le non chiederanno quale marca di cellulare aveva suo figlio, se aveva la propria stanza, vestiti alla moda e così via.

Potete farle questa domanda: "Immagina di essere morta adesso - a volte succede - e dopo la morte incontri questo bambino. Quando ti dirà: 'Mamma, perché non mi hai lasciato vivere?', cosa gli risponderai? Pensi che la spiegazione che usi ora per giustificarti gli sembrerà convincente? O Dio chiederà: 'Perché hai fatto questo?', e le tue spiegazioni saranno significative davanti a Dio? Saranno veramente giustificazioni?"

7. Come immagini la procedura dell'aborto? Conosci qualcosa sul seguito?

Qui potete parlare del fatto che lei sarà sotto anestesia, ma... In primo luogo, questa operazione viene eseguita alla cieca. Molti pensano che durante l'intervento il medico veda tutto ciò che accade dentro. Ma l'aborto non è una chirurgia addominale, dove, per esempio, la pancia è tagliata e si può vedere tutto. Nel caso dell'aborto, lo strumento viene inserito nell'organo cavo all'interno del corpo, e il medico fa l'operazione attraverso gli ultrasuoni, e in realtà per mezzo del tatto.

Molti medici hanno scritto sul danno indiscutibile dell'aborto alla salute di una donna. Per esempio, il dottore di scienze mediche, professore e direttore del Centro per la Diagnostica Clinico-Morfologica della Patologia Riproduttiva a San Pietroburgo, Boris Glukhovets, scrive nella sua ricerca che "le operazioni di terminazione artificiale della gravidanza, anche negli ospedali ginecologici di prima qualità, possono essere complicate da gravi danni alla cervice e al corpo dell'utero e allo sviluppo di emorragie uterine, fattori di rischio per il verificarsi di altre complicazioni che possono portare ad un esito letale". Senza contare che l'aborto artificiale è una delle principali cause di aborto spontaneo e di infertilità secondaria.

Il professore dà i seguenti dati:

L'aborto costituisce una causa di infertilità secondaria fino al 41% in Russia;

Dopo un aborto volontario la frequenza di aborti spontanei aumenta di 8-10 volte;

Circa il 60% delle donne che partoriscono per la prima volta oltre i trent'anni soffre di aborti spontanei se le donne hanno avuto numerosi aborti precedenti;

Dopo un aborto, il 38% delle pazienti non è in grado di tornare al loro normale ciclo mestruale per almeno due mesi.

Dopo aver parlato con una donna delle conseguenze mediche dell'aborto, potete chiederle se comprende che dall'aborto non vengono solo conseguenze fisiche ma anche emotive.

Ha familiarità con il termine "Sindrome Post-Aborto"? [2]

Qui potete condurre la conversazione in questo modo: "Certamente hai amiche di diverse età. Conosci donne anziane che abbiano abortito molti anni fa? Come valutano ora quelle circostanze che le hanno portate ad abortire: considerano tali circostanze veramente significative o no? Che cosa stanno vivendo ora nelle loro anime?" Potete raccomandarle di parlare apertamente con tali donne e forse metterla anche in contatto con una vostra conoscenza che sia d'accordo a parlare della sua esperienza.

O se avete avuto voi stesse questa esperienza, non sarebbe male parlare apertamente e onestamente di ciò che è successo a voi.

Nel senso mondano possiamo comprendere l'aborto come un comune evento quotidiano. Ma è molto importante come si vede questo evento anni dopo, quando la vita sta per finire. La donna dovrebbe davvero pensare a ciò che vuole veramente – dormire male per il prossimo anno e mezzo alzandosi per accudire suo figlio, o soffrire per tutta la sua vita di crisi di coscienza e dormire male la notte per ricordi e incubi.

8. Hai mai considerato chi trae beneficio da un aborto così diffuso?

Questa è una domanda appropriata per gli intellettuali. "Probabilmente sai che da noi questa è una procedura comune", le diciamo. "La maggior parte delle donne [in Russia, ndt] ha fatto ricorso a questa procedura almeno una volta nella vita. Secondo le statistiche, migliaia di aborti vengono eseguiti ogni giorno. Hai mai pensato a chi ne trae beneficio?"

L'aborto come operazione o come procedura è stato a lungo conosciuto, ma da un punto di vista morale è sempre stato condannato. Ora non solo non è condannato, ma praticamente gli si dà il benvenuto. L'atteggiamento verso l'aborto è radicalmente cambiato. E da qui si pone la domanda: "Se l'atteggiamento è cambiato così seriamente, significa che c'è qualcuno interessato che l'opinione pubblica si sviluppi in questo modo. Chi potrebbe essere, e qual è il suo interesse? "

Con una donna credente potete sollevare la questione degli sforzi delle potenze avverse a Dio per catturare l'anima umana. Con questo potete dire che la lotta non è tanto per l'anima del bambino, ma soprattutto per l'anima della madre, perché la decisione di abortire è una decisione molto dura e crudele che rimane sulla coscienza della donna.

Ma ci sono anche aspetti pratici dal mondo secolare. Il materiale abortivo – la placenta e le cellule staminali – è un materiale molto costoso, ampiamente usato, e hanno bisogno di estrarlo su scala industriale. Naturalmente, non possiamo dire che l'aborto è stato legalizzato solo allo scopo di ottenere questi materiali, ma ora questi materiali sono attivamente procurati e quelli che ne traggono soldi non li vogliono perdere. E hanno un interesse pragmatico perché il numero di aborti non scenda – o, se scende, perché scenda solo leggermente. E inoltre, potete chiedere a una donna se accetterebbe di essere usata in questo modo da tali poteri – da organizzazioni e da persone che non hanno relazione con la sua vita e che sono completamente indifferenti al suo destino.

9. Nella tua famiglia, chi è contrario ad avere un figlio e chi è favorevole?

Tornando alle circostanze della vita della donna, potete fare questa domanda. All'inizio è meglio chiedere chi è contrario ad avere un figlio, perché potrebbe risultare che la donna dica che sono tutti contro di lei, e potrebbe anche fare i nomi di tutti. E poi potere dichiararvi d'accordo sul fatto che, in realtà, sotto tale pressione è difficile mantenere la propria opinione. Ma non c'è la possibilità che si sia andata a intricare per caso in un ambiente ostile? E che magari lei stessa vuole il bambino? Datele allora la possibilità di parlare dettagliatamente del motivo per cui non vuole che gli altri la fermino (vedi sopra).

Può accadere che qualcuno tra i suoi parenti sia veramente contrario a far nascere il bambino. Quali argomenti portano avanti? Perché lo fanno? Hanno vissuto essi stessi un aborto, e in caso affermativo, come li ha segnati un tale passo? Dopo aver accertato questi fatti importanti, è necessario aiutare la donna a combattere le pressioni all'interno della sua famiglia e anche, forse, gli abusi fisici, emotivi, morali, materiali ecc.

È molto importante scoprire se c'è almeno qualcuno che possa dare qualche sostegno al bambino, per esempio, reggere il confronto con coloro che sono contrari.

10. Come posso aiutarti in modo che tu decida di avere il tuo bambino?

E, infine, è bene chiedere a una donna come la potete di fatto aiutare. È meglio chiederglielo alla fine della conversazione, quando è già riuscita a esprimere i suoi dubbi e le sue paure, e dopo che alcune di queste paure sono state "svelate", quando appare davanti a lei una sorta di alternativa all'aborto.

Quando una donna dice di voler abortire, è completamente connessa con quelle condizioni che le impediscono di mantenere il suo bambino. E se in quel momento le chiedete: "E io cosa posso fare?", probabilmente, risponderà che non c'è niente da fare e che in generale non ha bisogno di alcun aiuto. Quando si stacca almeno un poco da queste circostanze di vita, allora potete dirle come queste circostanze possono essere cambiate e offrire il vostro aiuto. “Allora, di cosa hai precisamente bisogno per poter resistere a queste circostanze in questa situazione?” Forse ha solo bisogno di aiuto per trovare le parole necessarie da dire a suo marito o ai parenti, per farsi consigliare un buon medico o un aiuto con un passeggino o una culla per il bambino. Forse ha bisogno di un supporto emotivo. Ogni donna ha le sue necessità. Per molta, già la vostra semplice offerta di aiuto può essere curativa, perché un'offerta di questo tipo significa riconoscere i problemi della donna e, allo stesso tempo, il valore del figlio non ancora nato – un valore così essenziale che siete pronti anche a fare cose concrete, a fare uno sforzo e forse a fare qualche sacrificio in modo che il bambino possa nascere.

Potete consigliarla di contattare organizzazioni che aiutano le donne in gravidanza che si trovano in situazioni difficili. [3]

* * *

In conclusione, vorrei dire quanto segue: non è così semplice risvegliare il cuore, e non esistono tecniche speciali per farlo. Possiamo aiutare una donna in una situazione difficile, ma solo a condizione che chi l'aiuta desideri veramente il suo bene. Non cercate di dimostrare la vostra correttezza o di convincere la donna che l'aborto non deve mai accadere (anche se naturalmente noi siamo d'accordo con questo), ma fate tutto proprio per il suo bene. Nessuna donna vuole essere solo un "argomento" nel dimostrare la correttezza di una persona o di un'idea.

Queste domande che abbiamo offerto possono aiutare una donna a decidere di tenere il suo bambino. Ma qui è importante ricordare che una conversazione con lei dovrebbe essere accompagnata da un atteggiamento sincero, buono e caloroso, per lei e per il figlio. Speriamo che queste domande aiutino qualcuno, che i bambini nascano e che la vita continui...

Note

[1] Questo fenomeno è comune a molte situazioni di crisi acuta, e in questo stato in particolare avviene la maggioranza dei suicidi è impegnata. La "consapevolezza da tunnel" è caratterizzata dal fatto che la persona non è in grado di affrontare situazioni inaspettate che la riguardano e che si sente incapace, ed è in grado di vedere solo una delle tante possibili varianti di come potrebbero svilupparsi gli eventi e il proprio comportamento (come se ci si trovasse in un tunnel).

[2] La sindrome post-aborto (SPA) è il cambiamento mentale in una donna dopo un aborto – un fenomeno poco conosciuto non solo nella medicina "somatica" ma anche nella psichiatria. Tuttavia, sulla base dell'esperienza clinica e dell'interazione quotidiana con le donne dopo gli aborti abortive, si può sostenere che la SPA è molto diffusa. Descrivendo la SPA molto brevemente e semplicemente, possiamo identificare due varianti. In primo luogo: la donna si rammarica della sua decisione, si pente di essa, sperimenta una sensazione di dubbio e il dolore della perdita di un bambino. Poiché il suo atto è irreversibile, questa esperienza ha un carattere permanente, svanisce molto lentamente nel tempo, ma in molti casi diventa insopportabile, anche nella vecchiaia. Secondo: la donna è psicologicamente protetta dalla sensazione di colpa e "si indurisce spiritualmente", avendo un atteggiamento negativo o addirittura aggressivo nei confronti dei bambini (inclusi i propri) e delle donne in gravidanza. E in entrambi i casi, la sofferenza post-abortiva incide negativamente sui rapporti familiari, portando alla genitorialità patologica. Circa l'80% delle coppie senza figli che hanno avuto un aborto si separa entro l'anno successivo.

[3] L'autore continua notando che tali organizzazioni esistono in varie città della Russia.

Per esempio, a Mosca c'è il fondo di beneficenza "Famiglia e infanzia". I servizi psicologici in tre ospedali di Mosca offrono consulenze alle donne che vengono ad abortire. Inoltre, il fondo gestisce una linea di crisi per domande sulle gravidanze non pianificata e ci sono anche consultazioni psicologiche on line. Altre fondazioni offrono aiuti sociali, materiali, legali e di altro tipo alle donne che hanno deciso di continuare la loro gravidanza e di avere il loro bambino e alle famiglie con più bambini.

Ci sono altri centri e servizi a Mosca che aiutano le donne in gravidanza in situazioni di crisi e anche altre organizzazioni che combattono il problema dell'aborto, per esempio, con metodi educativi.

A San Pietroburgo c'è il Fondo di San Demetrio di Tessalonica che aiuta famiglie numerose e bisognose e svolge attività educative volte a proteggere la vita dei bambini nel ventre materno. Il fondo offre assistenza psicologica, finanziaria, umanitaria, legale e alimentare.

Altre regioni hanno anche centri e servizi per aiutare le donne in gravidanza. Ad esempio, a Ivanovo c'è l'organizzazione "Culla", a Rjazan' il centro "Diritto alla vita" per la protezione della maternità e dell'infanzia e così via.

La Fondazione Caritativa "Famiglia e Infanzia" invita volontari, psicologi, operatori sociali, medici, avvocati, filantropi e tutte le persone che si preoccupano della protezione delle famiglie e della vita prenatale dei bambini. La vostra partecipazione aiuterà a salvare la vita di qualcuno.

Chi ha mezzi può sostenere:

- un servizio di assistenza psicologica per le donne in situazioni di crisi;

- molti programmi educativi o di pubblicazione della fondazione;

- una specifica donna incinta in una situazione di crisi;

- le famiglie numerose del programma delle adozioni.

www.bfsd.ru

bfsd@mail.ru

Condividi:
Inizio  >  Documenti  >  Sezione 4