Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?cat_id=28&id=205  Mirrors.php?cat_id=28&id=602  Mirrors.php?cat_id=28&id=646  Mirrors.php?cat_id=28&id=647  Mirrors.php?cat_id=28&id=4898 
Mirrors.php?cat_id=28&id=2779  Mirrors.php?cat_id=28&id=204  Mirrors.php?cat_id=28&id=206  Mirrors.php?cat_id=28&id=207  Mirrors.php?cat_id=28&id=208 
Mirrors.php?cat_id=28&id=3944  Mirrors.php?cat_id=28&id=7999  Mirrors.php?cat_id=28&id=8801  Mirrors.php?cat_id=28&id=9731  Mirrors.php?cat_id=28&id=9782 
Mirrors.php?cat_id=28&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  Documenti  >  Sezione 4
  Perché il peccato non è un problema morale

di padre Stephen Freeman

da Pravoslavie.ru

16 dicembre 2014

Clicca per SCARICARE il documento come PDF file  
Condividi:

Molti lettori non hanno mai sentito qualcuno che dice che non esiste una cosa come il progresso morale – quindi non mi sorprende il fatto che mi è stato chiesto di scrivere in modo più approfondito sul tema. Vorrei iniziare concentrandomi sulla questione del peccato stesso. Se comprendiamo nel modo giusto la natura del peccato e il suo vero carattere, la nozione di progresso morale si vedrà più chiaramente. Inizierò chiarendo la differenza tra il concetto di moralità e la comprensione teologica del peccato. Sono due mondi molto diversi.

La moralità (come io uso la parola) è un termine ampio che descrive in generale l'adesione (o la mancanza di adesione) a un insieme di regole o norme di comportamento. In questa comprensione, ognuno pratica una qualche forma di moralità. Un ateo può non credere in Dio, ma avrà comunque un senso interiorizzato di giusto o sbagliato, nonché una serie di aspettative per sé e per gli altri. Non c'è mai stata una serie universalmente concordata di standard morali. Persone diverse, culture diverse hanno una varietà di interpretazioni morali e modi di discutere ciò che significa essere "morale".

Ho osservato e scritto che la maggior parte della gente non progredisce moralmente. Questo per dire che generalmente non miglioriamo nell'osservanza di norme e pratiche che consideriamo moralmente corrette. Nel complesso, siamo tanto corretti moralmente quanto lo saremo mai.

Questo differisce sostanzialmente da quello che viene chiamato "peccato" in termini teologici. La mancata adesione a determinati standard morali può avere alcuni aspetti sottostanti di "peccato", ma i fallimenti morali e il peccato non sono la stessa cosa. Allo stesso modo, la correttezza morale non significa affatto essere "giusti". Una persona può essere moralmente corretta durante tutta la propria vita (teoricamente) ed essere ancora impantanata nel peccato. Capire il peccato ci chiarirà le cose.

"Peccato" è una parola che spesso è usata in modo sbagliato. Popolarmente è usata sia per indicare le infrazioni morali (infrangono le regole), o, religiosamente, le infrazioni delle regole di Dio. Così quando qualcuno chiede: "È un peccato fare x, y, z?", ciò che vuol dire è: "È contro le regole di Dio fare x, y, z?" Ma questo non è corretto. Correttamente, il peccato è una cosa ben distinta dalla rottura delle regole – san Paolo ne parla in una maniera del tutto diversa:

Io so che in me (cioè nella mia carne) non abita alcun bene; il desiderio del bene è presente con me, ma non la capacità di attuare ciò che è bene. Infatti non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio fare, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. (Rom 7:18-20)

"Il peccato che abita in me?" Ovviamente "infrangere le regole" non è un significato che si adatta a questa modalità in alcun modo possibile. Il peccato ha un significato completamente diverso. Possiamo di nuovo riprendere il suo significato da san Paolo:

Quando infatti eravate schiavi del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. Ma quale frutto raccoglievate allora dalle cose di cui ora vi vergognate? Il traguardo di quelle cose infatti è la morte. Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, raccogliete il vostro frutto per la vostra santificazione, e some traguardo avete la vita eterna. Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore. (Rom 6:20-23)

Qui il peccato è qualcosa che ci può tenere in schiavitù, e la cui fine è la morte. Allora, che cos'è il peccato?

Il peccato è una parola che descrive uno stato di essere – o, più propriamente, uno stato o un processo di non-essere. Si tratta di un movimento di allontanamento dalla nostra corretta esistenza – il dono di Dio alla sua creazione. Dio solo ha il vero Essere – lui solo è auto-esistente. Tutto il resto che esiste è contingente – è totalmente dipendente in ogni momento da Dio per la propria esistenza. Quando Dio ci ha creati, secondo i Padri, ci ha dato l'esistenza. Mentre cresciamo in comunione con lui ci muoviamo verso il benessere. Il suo dono ultimo per noi, e quell'unione verso rettamente cui ci muoviamo, è l'essere eterno.

Ma c'è un opposto a questa vita di grazia. Si tratta di un movimento verso la non-esistenza, un allontanamento da Dio e un rifiuto del benessere. È questo movimento che si chiama "peccato". Possiamo esserne schiavi, come una foglia intrappolata in un vortice d'acqua. Il peccato non è nulla di per sé (perché il non-essere non ha esistenza). Ma è descritto nella Scrittura da parole come "morte" e "corruzione". La corruzione o "putrefazione" (φθορά) è un ottimo termine per descrivere il peccato. Perché è la dissoluzione graduale (un movimento o un processo dinamico) di una cosa che un tempo era vivente – il suo graduale decadimento in polvere.

Questo differisce sorprendentemente dall'idea del peccato come rottura di regole morali. La rottura di una regola implica solo un errore verso l'esterno, un'infrazione meramente legale o forense. Nulla nella sostanza è cambiato. Ma le Scritture trattano un peccato molto più profondo, che è di per sé un cambiamento nella sostanza, un decadimento del nostro essere.

E qui diventa necessaria una certa dose di ripensamento creativo. Le abitudini della nostra cultura sono a pensare al peccato in termini morali. È una cosa semplice, richiede poco sforzo, e va d'accordo con quello che pensa tutti intorno a noi. Ma è teologicamente scorretto. Questo non vuol dire che non è possibile trovare rimedi moralistici negli scritti della Chiesa – in particolare negli scritti degli ultimi secoli. Ma la cattura della teologia della Chiesa per mezzo del moralismo è una vera prigionia e non un'espressione della mente ortodossa.

Quindi, come possiamo pensare a ciò che è giusto e sbagliato, alla crescita spirituale, alla salvezza per sé, se il peccato non è un problema morale? Non ignoriamo le nostre scelte false e le passioni disordinate (abitudini di comportamento). Ma le vediamo come sintomi, come manifestazioni di un processo più profondo all'opera. L'odore di un cadavere non è il vero problema, e il trattamento dell'odore non è affatto la stessa cosa della risurrezione.

L'opera di Cristo è opera di risurrezione. La nostra vita in Cristo non è una questione di perfezionamento morale – è la vita che nasce dalla morte. Siamo sepolti nella sua morte, e si tratta di una vera e propria morte, completa di tutto ciò che significa la morte. Ma la sua morte non è stata  per la corruzione. Egli ha distrutto la corruzione. Il nostro battesimo nella morte di Cristo è un battesimo nell'incorruttibilità, la guarigione della rottura fondamentale nella nostra comunione con Dio.

Così a che cosa assomiglia tale guarigione? È sbagliato aspettarsi che abbia luogo un qualche tipo di progresso?

La mia esperienza di vita (34 anni di sacerdozio) e di lettura dei Padri e della Tradizione suggeriscono che tali aspettative siano davvero fuori luogo. Sono rimasto perplesso su questo punto per molti anni. Sono giunto a pensare che la nostra salvezza abbia qualcosa di simile alla realtà dei sacramenti. Cosa vedete nell'Eucaristia? Il Pane e il Vino passano attraverso un cambiamento progressivo? Vediamo una trasformazione sotto i nostri occhi?

Ciò che sembra essere vero è che la nostra salvezza è in gran parte nascosta – a volte anche a noi stessi. La fede cristiana è "apocalittica" nella sua stessa natura – si tratta di una "rivelatore di ciò che è nascosto" Le parabole sono piene di immagini di sorpresa: un tesoro riscoperto, ecc. La salvezza ha un'abitudine di apparire all'improvviso. Penso spesso al dramma cultuale in una Liturgia ortodossa come se fosse la raffigurazione di questa stessa cosa – così le porte e la cortina e il flusso del servizio del tipo "ora lo vedi – ora non più – ora lo vedi veramente".

Trovare la nostra salvezza significa voltare le spalle all'apparenza delle cose. Richiede un profondo e fondamentale ri-orientamento verso l'interno della nostra vita. Richiede un lavoro interiore di pentimento. La vita morale invece è vissuta sulla superficie – anche gli atei si comportano in modo morale. Quando ci volgiamo verso Cristo-in-noi, ci muoviamo sotto la superficie. Cominciamo a vedere come le nostre azioni sono effimere e confuse.

Queste azioni sono per lo più opera di un falso sé, di un ego che è spezzato e si vergogna e lotta disperatamente per "essere migliore". Ma il cuore della vita spirituale cristiana non passa attraverso questo percorso di un ego migliorato, ma attraverso il percorso della "morte a se stessi", in cui perdiamo un'esistenza che non è il nostro vero sé, e impariamo un'esistenza che è nostra in Cristo. Ma ciò che vediamo è spesso qualcosa di diverso. Infatti, mentre stiamo trovando la verità, d'altra parte ci aggrappiamo ancora alla nostra falsa esistenza – e questo è in primo luogo ciò che noi vediamo e ciò che gli altri vedono. Il lavoro nascosto della salvezza rimane invisibile.

Non è affatto insolito nella vita dei santi che la santità di una persona rimanga nascosta fino alla loro morte. Questo è stato il caso di san Nettario di Egina. Era stato respinto da molti, anche se in pochi lo avevano visto nella sua vera luce. Ma alla sua morte, cominciarono a fluire miracoli da lui, e improvvisamente le storie iniziarono ad emergere.

E misteriosamente, sembra che questa vita nascosta è spesso altrettanto nascosta al santo stesso (proprio come la nostra vera vita è nascosta a noi). Credo che Dio ci preservi dal peso di questa conoscenza per la nostra salvezza.

Impostate il vostro affetto sulle cose di lassù, non su quelle della terra. Perché voi siete morti, e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, che è la nostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. (Col 3:2-4)

Questo è, ancora una volta, il carattere apocalittico della vita cristiana. Noi siamo morti e le nostre vere vite sono nascoste con Cristo in Dio – e appariranno quando egli apparirà.

Quindi che cosa vediamo in questa vita? La risposta è semplice e chiara: Cristo. Non cerchiamo il nostro miglioramento, ma Cristo. Il nostro miglioramento cessa lentamente di avere importanza quando troviamo Cristo. E più lo troviamo, più chiaramente la natura del falso ego ci sembra chiara, e possiamo dire, "il peggiore di tutti i peccatori sono io".

Condividi:
Inizio  >  Documenti  >  Sezione 4