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  L'intolleranza della tolleranza

di Gregory Koukl

dal blog Honey and Hemlock

7 aprile 2014

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Probabilmente nessun concetto nella nostra cultura politicamente corretta ha maggior circolazione rispetto alla nozione di tolleranza. Purtroppo, una delle virtù più nobili dell'America è stata tanto distorta da diventare un vizio.

C'è un mito moderno, che sostiene che la vera tolleranza consiste nella neutralità. Si tratta di uno dei presupposti più radicati di una società impegnata nel relativismo.

La persona tollerante occupa un terreno neutro, un luogo di assoluta imparzialità dove ogni persona è autorizzata a decidere per se stessa. Nessun giudizio è ammesso. Nessuna "forzatura" di opinioni personali. Ognuno prende una posizione neutrale nei confronti delle convinzioni di un altro.

Questo approccio è molto popolare tra i post-modernisti, quel genere di scettici radicali, le cui idee incutono un ingiustificato rispetto nell'ambiente universitario di oggi. Il loro grido di battaglia: "Non esiste la verità", è spesso seguito da un appello alla tolleranza.

Con tutta la loro furia fiduciosa, l'appello dei relativisti effettivamente afferma due verità, una razionale e una morale. La prima è la "verità" che non c'è verità. La seconda è la verità morale che si devono tollerare i punti di vista altrui. La loro posizione, contraddittoria almeno sotto due aspetti, serve come avvertimento che la nozione moderna di tolleranza è gravemente fuorviante.

Tre elementi della tolleranza

Molte persone sono confuse su ciò che è la tolleranza. Secondo il Webster's New World Dictionary, 2nd College Ed., la parola tollerare significa consentire o permettere, riconoscere e rispettare le credenze e le pratiche altrui senza condividerle, sopportare qualcuno o qualcosa che non piace necessariamente.

La tolleranza, quindi, implica tre elementi: (1) consentire o permettere (2) una condotta o punto di vista con cui non si è d'accordo (3) rispettando nel frattempo la persona.

Si noti che noi non possiamo tollerare qualcuno a meno di non essere in disaccordo con lui. Questo è un punto critico. Noi non "tolleriamo" le persone che condividono le nostre opinioni. Sono dalla nostra parte. Non c'è niente da sopportare. La tolleranza è riservata a quelli che secondo noi sono nell'errore.

Questo elemento essenziale di tolleranza - il dissenso - è stato completamente perso nella distorsione moderna del concetto. Oggi, se pensate che qualcuno si stia sbagliando, siete chiamati intolleranti.

Questo presenta un problema curioso. Uno deve prima pensare che un altro si sbagli, per poter esercitare tolleranza verso di lui, eppure così facendo porta su di sé l'accusa di intolleranza. Si tratta di un "Comma 22". Secondo questo approccio, la vera tolleranza è impossibile.

Tre volti della tolleranza

La confusione è aumentata dal fatto che la tolleranza si può applicare a cose diverse - persone, comportamenti o idee - e le regole sono diverse per ciascuno.

La tolleranza delle persone, quella che potrebbe essere chiamata "civiltà", può essere equiparata con la parola "rispetto". Questa è la definizione classica di tolleranza: la libertà di esprimere le proprie idee senza timore di rappresaglie.

Noi rispettiamo coloro che detengono convinzioni diverse dalle nostre trattandoli con cortesia e permettendo ai loro punti di vista un posto nel dibattito pubblico. Possiamo essere in forte disaccordo con le loro idee e lottare vigorosamente contro di loro nel dibattito pubblico, ma dobbiamo ancora mostrare rispetto per le persone nonostante le differenze.

Si noti che il rispetto qui è accordato alla persona. Se il suo comportamento debba essere tollerato è una questione completamente diversa. Questo è il secondo senso della tolleranza, la libertà di agire, chiamata tolleranza dei comportamenti. Le nostre leggi dimostrano che un uomo può credere a ciò che gli piace - e di solito ha la libertà di esprimere tali convinzioni - ma non può comportarsi come gli piace. Alcuni comportamenti sono immorale o sono minacce per il bene comune. Invece di essere tollerati, sono limitati dalla legge. Nelle parole di Lincoln: Non esiste alcun diritto di fare il male.

La tolleranza delle persone deve essere distinta dalla tolleranza delle idee. La tolleranza delle persone richiede che le idee di ogni persona siano ascoltate in modo cortese, ma non che tutte le opinioni abbiano pari valore, merito, o verità. Il punto di vista che nessuna idea di una persona sia migliore o più vera di un'altra è irrazionale e assurdo. Sostenere che alcuni punti di vista sono falsi, immorali o semplicemente stupidi non viola alcun parametro significativo della tolleranza.

Queste tre categorie sono spesso confuse da pensatori confusi. Se uno rifiuta le idee o i comportamenti di un altro, è automaticamente accusato di rifiuto della persona e di essere irrispettoso. Dire che sono intollerante di una persona perché non sono d'accordo con le sue idee è confuso. In base a questa visione della tolleranza, non ci si può opporre ad alcuna idea o comportamento, indipendentemente da quanto gentilmente lo si fa, senza essere accusati di inciviltà.

Storicamente, la nostra cultura ha enfatizzato la tolleranza di tutte le persone, ma mai la tolleranza di tutti i comportamenti. Questa è una distinzione fondamentale perché, nell'attuale retorica del relativismo, ci si appella più frequentemente al concetto di tolleranza per i comportamenti: il sesso prematrimoniale, l'aborto, l'omosessualità, l'uso della pornografia, ecc. La gente dovrebbe essere in grado di comportarsi come vuole all'interno di ampi limiti morali, dice questa linea di pensiero.

Ironia della sorte, però, c'è poca tolleranza per l'espressione di idee contrarie sui temi della morale e della religione. Se uno sostiene una visione diversa, è sonoramente censurato. La questione della tolleranza si ribalta quindi da capo a piedi: tollerate la maggior parte dei comportamenti, ma non tollerate opinioni opposte relative a tali comportamenti. Le opinioni morali contrarie sono etichettate come "imporre il proprio punto di vista sugli altri. "

Invece di sentirsi dire, "rispetto il tuo punto di vista", quelli che differiscono in modi politicamente scorretti sono chiamati bigotti, chiusi e intolleranti.

Un esempio calzante è stato un attacco fatto sul giornale della mia comunità ai cristiani che si sentono a disagio con la pressione sociale per l'approvazione dell'omosessualità. Ho scritto la seguente lettera al direttore per mostrare come la nozione moderna di tolleranza è stata contorta in un vizio invece che in una virtù:

Caro direttore:

Sono sempre stupito di vedere come sono intolleranti i residenti di South Bay ai punti di vista morali diversi dal proprio. Le lettere della settimana scorsa sull'omosessualità sono state emblematiche. Uno ha perfino scritto suggerendo al giornale di censurare le opinioni alternative!

Questo atteggiamento di ristrettezza mentale sull'etica sessuale è ipocrita. Si contesta ciò che si considera come odio (un tempo si chiamava moralità ) con attacchi caustici e al vetriolo. Si condanna la censura con una richiesta di censura (c'è una differenza). Si accusano gli altri di intolleranza e fanatismo, quindi si rimproverano quelle stesse persone perché hanno un punto di vista contrario al proprio.

Perché una persona deve essere attaccata con tanta forzata semplicemente perché afferma le linee guida morali sul sesso che sono state considerate valide per migliaia di anni ?

E non solo questo: le obiezioni stesse sono autolesioniste. Gli scrittori implicano che a ognuno dovrebbe essere consentito di fare e credere ciò che vuole e che a nessuno dovrebbe essere consentito di imporre il proprio punto di vista sugli altri. Ma questo è il loro punto di vista, che cercano immediatamente di imporre sui suoi lettori in modo abusivo. Chi ha convinzioni opposte è definito sulla stampa come bigotto, privo di coraggio, irrispettoso, ignorante, abominevole, timoroso, indecente, alla pari con il Ku Klux Klan, e – può crederci? – intollerante.

Perché non abbandoniamo tutte queste sciocchezze sulla tolleranza e sull'apertura mentale ? Sono fuorvianti, perché ogni parte ha un punto di vista che ritiene corretto. Il vero problema è quale tipo di moralità la nostra società dovrebbe incoraggiare e se questa moralità è basata su fatti e ragionamenti sani o su vuota retorica.

Vigliaccheria intellettuale

La maggior parte di ciò che passa per tolleranza oggi non è affatto tolleranza, ma piuttosto vigliaccheria intellettuale. Quelli che si nascondono dietro il mito della neutralità hanno spesso paura di un confronto intelligente. Non volendo essere sfidati da punti di vista alternativi, non si confrontano con le opinioni contrarie o non le considerano neppure. È più facile lanciare un insulto: "tu, bigotto intollerante", che non affrontare un'idea e o confutarla o lasciarsi cambiare da essa. La "tolleranza" è diventata intolleranza.

La regola classica della tolleranza è questa: tollerate le persone in tutte le circostanze, dando loro rispetto e cortesia, anche quando le loro idee sono false o sciocche. Tollerate (cioè consentite), i comportamenti che sono morali e coerenti con il bene comune. Infine, tollerate (vale a dire, abbracciate e fate vostre) le idee giuste. Questa è ancora una buona linea guida.

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