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  Ancora sulla comunione nelle grandi feste

ieromonaco Petru (Pruteanu)

teologie.net

8 gennaio 2016

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Sempre più fedeli, provenienti da diverse parti della Repubblica di Moldova, si sono lamentati con me che il loro sacerdote ha rifiutato di comunicarli alla Liturgia della Natività, anche se anche hanno mantenuto tutto il digiuno di 40 giorni e si erano preparati a comunicarsi. Esattamente lo stesso scenario si verifica alla Liturgia della Pasqua. La ragione principale invocata dai sacerdoti è che quel giorno chi si comunica vorrà mangiare carne e altri piatti "non di digiuno", cosa che, stando a quel che dicono loro, dovrebbe essere vietata! Che dire...?

1. In primo luogo, tutti dovrebbero sapere che non esiste un simile divieto. È un'invenzione di preti che, per ironia della sorte, sono essi stessi i primi a violarla. Infatti si comunicano tutti, poi mangiano di tutto e poi si comunicano al secondo e al terzo giorno senza alcun problema. Se sostengono che esiste una regola di non mangiare carne dopo la comunione, allora siano loro stessi i prima a rispettarla, poi la impongano agli altri. In connessione con la preparazione alla comunione, non esistono e non possono esistere regole diverse per sacerdoti e per laici. Al contrario, i sacerdoti dovrebbero avere una preparazione più rigorosa di quella dei laici, sia nel digiuno sia nella preghiera. Per esempio, il Canone 66 del Concilio in Trullo chiama tutti a comunicarsi in tutti i giorni della Settimana Luminosa, anche se in quella settimana non si digiuna, neppure il mercoledì e il venerdì. Forse i santi Padri erano pazzi quando hanno stabilito questa regola, oppure la nostra attitudine presumibilmente ortodossa non è corretta?

2. Perché il nostro pretume non capisce che tra il digiuno e la comunione non c'è assolutamente alcun legame? Infatti, se fosse così come immaginano loro, si dovrebbe celebrare la Liturgia solo durante i digiuni, oppure si dovrebbe imporre un digiuno per tutto il corso dell'anno, per poter celebrare la Liturgia. Ma la Chiesa ha ordinato altrimenti: Quando è un periodo di digiuno, digiuniamo tutti i giorni e ci comunichiamo, e quando non è un periodo di digiuno, allora digiuniamo il mercoledì e il venerdì e ci comunichiamo comunque. Una Liturgia in cui si comunica solo il sacerdote o, al massimo, 2-3 bambini, non è segno di potere spirituale nella rispettiva comunità, ma è come una scenetta di teatro, a cui la gente assiste senza partecipare. È come un matrimonio in cui gli ospiti guardano la tavola, ma nessuno vuole mangiare, anche se questo fa arrabbiare molto lo sposo... Se i sacerdoti si lamentano che le cose nella parrocchia non vanno come vorrebbero, sappiano che la prima causa è il fatto che loro tengono i fedeli lontani da Cristo e inventano ogni sorta di regole per allontanarli ancor di più.

3. Tutte le "regole" per quanto riguarda la preparazione alla comunione sono state chiarite in numerosi studi e articoli in diverse lingue. Il padre prof. Ioan Ică jr. ha pubblicato un volume intero su questo argomento dal titolo "La comunione continua ai santi misteri". Anche io parlo a questo proposito dal 2001, distribuendo in tutti i modi lo studio "Quando e come comunicarci". Nel febbraio 2015 l'Assemblea dei vescovi della Chiesa ortodossa russa ha approvato un documento intitolato "Sulla partecipazione dei fedeli all'eucaristia", ma vediamo che neppure i documenti ufficiali smuovono i nostri sacerdoti. La loro unica preoccupazione sono paramenti costosi, croci e mitre...

4. Anche se l'idea che sto per enunciare potrebbe suscitare critiche acide, dico assumendomi tutta la responsabilità: ogni credente a cui, senza un grave motivo (peccato grave, eresia, scisma), è rifiutata la comunione nella sua parrocchia, può andare senza problemi in un'altra parrocchia! Inoltre, i fedeli devono prendere una posizione e chiedere per tutte le vie canoniche che nella loro parrocchia le cose siano rimesse a posto, perché da queste dipende la loro salvezza. Un padre che si rifiuta di dar da mangiare ai figli deve essere allontanato! È vero che non ho mai sentito un vescovo rimproverare un sacerdote per queste cose, perché i singoli rimproveri sono legati, di solito, a qualcosa d'altro...

P. S. Complimenti ai vescovi e sacerdoti che comunicano i laici (a partire da quelli più vicini a loro) alla Natività, a Pasqua e nel resto delle domeniche e dei giorni di festa!

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