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  Il significato sacramentale del pane

del sacerdote Alexander Resnikoff

pravoslavie.ru, 13 settembre 2015

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"E Gesù disse loro:

Io sono il pane della vita;

chi viene a me non avrà fame;

e chi crede in me non avrà mai più sete".

Giovanni 6:35

Foto: G. Balayants / Expo.Pravoslavie.ru

Nella nostra vita quotidiana, il pane soddisfa la fame, ci rafforza per le nostre attività quotidiane, e ci ricorda il suo potenziale spirituale, poiché durante la Divina Liturgia il pane diventa il corpo di Cristo, il pane della vita, sia nel simbolo sia nella realtà, sostenendoci nelle attività della nostra vita spirituale.

Le Sacre Scritture sono ricche di riferimenti al pane, che vanno dal nutrimento fisico dei corpi dei cinquemila fedeli venuti ad ascoltare la predicazione di Cristo (Marco 6:41-42), all'illuminazione del ruolo essenziale della grazia nelle guarigioni miracolose (Marco 7:27), al suo ruolo culminante e preminente nel dono della salvezza al mondo (Giovanni 6:33; I Corinzi 11:24). Il pane è il mezzo con cui Cristo rimprovera Satana quando ricorda al diavolo che lo tenta nel deserto che "non si vive di solo pane" (Mt 4, 4), ma Cristo insegna anche ai suoi discepoli a chiedere al loro Padre celeste il pane quotidiano (Matteo 6:11).

Cristo, essendo pienamente presente nel pane della santa comunione, per mezzo del suo santo corpo (pane) unisce insieme tutti i cristiani ortodossi, quando si avvicinano al santo calice "con timor di Dio, con fede e amore" (Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo).

Tuttavia, come il pane può essere un mezzo per la salvezza, può anche diventare il meccanismo della separazione, come si è visto quando, nella notte del suo tradimento del Salvatore, Giuda Iscariota prese il pane, lo immerse nel piatto comune, e annunciò la sua partenza da Cristo e dalla compagnia degli apostoli (Marco 14:20). Allo stesso modo, è attraverso la nostra partecipazione alla comunione del pane celeste, o il nostro rifiuto, che si delimitano i confini terreni della Chiesa ortodossa militante, il corpo di Cristo. Coloro che ricevono la comunione indegnamente comunicano alla loro condanna (I Corinzi 11: 26-32). Coloro che ricevono la comunione in buona coscienza, affermando in tal modo pienamente gli insegnamenti della Chiesa ortodossa, sono membri della Santa Chiesa, mentre quelli che si separano dalla verità attraverso l'eresia o scisma o, sono separati da lungo tempo dalla santa comunione di loro spontanea volontà, si separano dalla Chiesa di Dio. Quelli che si astengono per lungo tempo dai misteri divini diventano "preda del lupo spirituale" (vedi la preghiera di san Giovanni Crisostomo prima della comunione "Che per la lunga astensione dalla tua comunione non diventi preda del lupo spirituale...").

I cristiani devono ricevere la Santa Comunione regolarmente. È il modo più potente per esprimere a Dio il nostro ringraziamento per il suo sacrificio redentore "per noi uomini e per la nostra salvezza". Astenendosi dal corpo e dal sangue di Cristo, un cristiano dimostra che non è più un membro del corpo di Cristo.

Cattedrale di Cristo Salvatore, a Mosca

Senza Cristo, non c'è salvezza. I cristiani sono chiamati non solo a lavorare per la propria salvezza, ma a essere perfetti come il Padre celeste è perfetto... (Matteo 5:48), un obiettivo che si realizza attraverso la frequente partecipazione ai divini misteri di Cristo, fonte di vita e forza spirituale per i fedeli.

* * *

L'uso del pane lievitato nella Chiesa ortodossa è ricco di simbolismi. San Marco di Efeso sottolinea (nelle dispute del Concilio di Firenze nel 1439) che l'azione del lievito sull'impasto testimonia la presenza nel pane della "pienezza della vita", e simboleggia la confluenza di due nature, divina e umana, nella persona del nostro Signore Gesù Cristo. L'uso del pane azzimo era considerato una manifestazione di monofisismo, un'eresia che confessa che non c'è che una sola natura, quella divina, in Cristo. San Marco considerava il pane azzimo "senza vita", o un "sacrificio morto" inadatto al servizio divino.

Foto: D. Afrin

Il Signore risorto, sempre presente nella Divina Liturgia, attraverso la sua transustanziazione (fusione delle natura umana e divina) rende possibile a noi, mortali e allontanati da Dio, di partecipare alla sua vita divina. Secondo san Niceta, contemporaneo di san Simeone il Nuovo Teologo e uno degli autori della Filocalia, "partecipando alla natura a noi comune [quella fisica], siamo anche in grado di partecipare della natura divina contenuta nell'Eucaristia ". Per dirla in un altro modo: "...mancando di una natura divina in noi stessi, non siamo in grado di diventare partecipi di essa, a meno che non la riceviamo per mezzo di Cristo, che ha unito [il divino] a ciò di cui siamo in grado di partecipare, cioè alla natura umana..." (Break the Holy Bread, Master, del sacerdote Sergej Sveshnikov).

Per sottolineare questa comprensione, sant'Ireneo di Lione scrive (circa nel 180 d.C.), "Il pane, prodotto dalla terra, quando riceve l'invocazione di Dio, non è più pane comune, ma eucaristia, costituito da due realtà, terrena e celeste. Così anche i nostri corpi, quando ricevono l'eucaristia, non sono più corruttibili, avendo la speranza della risurrezione nell'eternità ".

È per questo motivo che nell'epiclesi (l'invocazione dello Spirito Santo) durante il canone eucaristico nella Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo noi "supplichiamo" Dio di "far scendere il tuo Santo Spirito su di noi e su questi doni presentati". In primo luogo su di noi, e solo dopo sui doni: la stessa azione dello Spirito Santo, che trasformerà il pane nel corpo deve trasformare i fedeli nel corpo; e nello stesso modo in cui rimaniamo pienamente umani entrando nel corpo di Cristo, anche il pane mantiene la sua natura consustanziale alla nostra umanità mentre diventa il corpo di Cristo (Break the Holy Bread, Master, di p. Sergej Sveshnikov)

Un pezzo di pane, che contiene molti grani, è un solo pane, come noi siamo molti popoli, incorporati in un'unica santa Chiesa in Cristo, il corpo di Dio. Armati di questa comprensione, dobbiamo tutti riflettere profondamente, essere grati a Dio, e prepararci in preghiera a ricevere il mistero della nostra salvezza, realizzato attraverso il pane della vita che è Cristo.

Da Parish Life, pubblicazione mensile della cattedrale ortodossa russa di san Giovanni Battista, Washington, DC, Settembre 2015

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