Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=205  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=602  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=646  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=647  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=4898 
Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=2779  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=204  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=206  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=207  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=208 
Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=3944  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=7999  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=8801  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=9731  Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=9782 
Mirrors.php?cat_id=27&locale=it&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  Documenti  >  Sezione 3
  Dovremmo uccidere le talpe? Come evitare di cadere nelle trappole della letteratura ortodossa contemporanea

di padre Georgij Maksimov

Pravmir

26 giugno 2012

Clicca per SCARICARE il documento come PDF file  
Condividi:

È accaduto qualcosa che mi ha portato a scrivere questo testo. In qualche modo, mentre correggevo saggi su uno stesso tema, ho notato che cinque di loro - in tutto il resto completamente separati e indipendenti l'uno dall'altro - usavano la stessa citazione della Sacra Scrittura per dimostrare la loro tesi. Allo stesso tempo, questa citazione era ritagliata nello stesso modo in tutti e cinque saggi - in modo che nella versione "ritagliata" il pensiero originale era stato perso e si era trasformato in qualcosa di appropriato per dimostrare la tesi dell'autore. Non credo che qualcuno di loro abbia appositamente cercato di fare a pezzi il testo sacro. No, probabilmente questo è avvenuto automaticamente - e questa è la parte più triste. Colpevole qui è l'abitudine di guardare al testo biblico come materiale per la dimostrazione delle proprie idee, e non come la Parola di Dio, che noi dobbiamo seguire con umiltà, rinunciando a tutte le "nostre idee" che la contraddicono.

Si tratta di una malattia che affligge la maggior parte di noi ortodossi contemporanei cresciuto nelle tradizioni della cultura occidentale. Il nome di questa malattia è modernismo.

La formulazione in primo luogo della propria opinione – questo è il segno caratteristico della coscienza, e anche della coscienza religiosa, di una persona afflitta da questa malattia. Da qui sorge la diffidenza verso la Tradizione patristica – della quale si accetta solo ciò che è utile per la dimostrazione delle proprie idee – e la tendenza ad interpretare la Sacra Scrittura "dal vento che tira nella propria testa", ignorando completamente la comprensione patristica della stessa Scrittura. Quindi, finalmente, arriva il desiderio di "aggiornare", "migliorare", e "modernizzare" la Chiesa di Cristo, un desiderio ossessivo di introdurre le proprie opinioni personali, giustificandole e dogmatizzandole.

È comune associare il modernismo a una ristretta cerchia di individui specifici, ma in realtà questo fenomeno è molto più diffuso. Chi entra nella Chiesa porta con sé la propria vita pre-ecclesiastica. Il rifiuto dell'autorità e il disprezzo per l'antichità e la tradizione sono caratteristiche comuni della visione del mondo secolare che è stata promulgata dal XVII secolo, ma che ha raggiunto il suo apogeo ai nostri giorni. Non è una sorpresa che il contagio del modernismo si sia diffuso così ampiamente proprio ora. Si insegna in questo modo nelle scuole e nella cultura popolare, così come nella cultura d'élite.

Questo fenomeno merita un discorso a parte. Qui vorrei mostrare i metodi utilizzati – spesso inconsapevolmente – dagli autori modernisti per convincere i loro lettori che le loro opinioni personali sono l'insegnamento della Chiesa ortodossa.

Nella misura in cui ogni cristiano ortodosso sa che la dottrina della Chiesa ortodossa deriva da due fonti – la Sacra Scrittura e la Tradizione – gli sforzi di questi autori sono diretti proprio verso la loro manipolazione.

Consideriamo come "funzionano" queste tecniche, utilizzando come esempio un'idea incongrua: Supponiamo che qualcuno ritenga essenziale uccidere le talpe, pensando che questo sia un requisito per tutti i cristiani ortodossi, e vuole convincere di questo i suoi lettori.

Primo esempio: asserzioni non comprovate

Sembrerebbe che le affermazioni infondate siano un mezzo di persuasione evidentemente senza speranza; tuttavia, "funzionano" splendidamente. È sufficiente scrivere: "Molti santi Padri della Chiesa ortodossa dicono che è essenziale sterminare le talpe" – e una parte significativa di lettori "ingoierà" quest'affermazione con piena fiducia. L'autore non offre una singola citazione, o un singolo riferimento, e il lettore non ci pensa nemmeno, ma conserva quanto ha letto nella sua memoria in modo che poi, quando se ne presenta l'occasione, ripeterà questa "asserzione", anche se non ricorderà nemmeno il nome dell'autore o il nome dell'articolo da cui l'ha presa.

Tali riferimenti vaghi sono molto comuni. La maggior parte degli autori non cerca deliberatamente di trarre in inganno i lettori. Molto semplicemente, qualcuno da qualche parte in qualche modo leggere qualcosa di simile o sentito qualcosa, senza conoscere, naturalmente, la citazione esatta – ma rimane la sensazione generale. E ciò che sta effettivamente dietro quest'impressione – sia che si tratti di parole autentiche dei santi Padri, o di una parafrasi di qualcuno di loro, o pensieri privati entrati in mente a qualcuno durante la lettura delle opere dei santi Padri – è un punto minore.

Di qui il consiglio: tali affermazioni infondate e riferimenti anonimi sono i meno affidabili. Cerchiamo di essere attenti a ciò che leggiamo e a ciò che scriviamo, perché nella maggior parte dei casi tali riferimenti non vengono da una cattiva volontà, ma dalla pigrizia dell'autore, che il diavolo usa per incoraggiarci a sostituire i nostri pensieri a quelli patristici.

Chiaramente, c'è molto di cui hanno parlato i santi Padri in completo accordo e, nel presentare queste cose, l'affermazione di cui sopra viene naturalmente. Tuttavia, a mio parere, non dobbiamo cedere a questa tentazione; dopo tutto, più i santi Padri hanno scritto su un tema o su un altro, più è facile trovare nelle loro opere una specifica manifestazione di un dato pensiero. È più piacevole per un autore pio farsi umilmente da parte in modo da consentire ai santi Padri stessi di parlare, senza osare farne una "sintesi" e parafrasare i loro pensieri nella misura della propria comprensione.

Si può citare una variazione del precedente esempio: una più specifica, ma non meno infondata, asserzione; per esempio, quando un autore scrive senza alcun riferimento a una fonte primaria (cioè, alle opere di un santo Padre), una frase come: "san Giovanni Crisostomo sosteneva che era essenziale sterminare le talpe" o perfino: "san Giovanni Crisostomo ha ripetutamente scritto: 'Sterminate le talpe!'." Se l'autore non dà un riferimento a un'opera patristica specifica – il capitolo o la pagina da cui ha tratto l'idea – allora quello che abbiamo davanti a noi è ancora un'affermazione infondata.

Secondo esempio: distorsioni nel corso di una citazione

Avviene anche quanto segue: un autore utilizza una citazione e fa un riferimento esatto, ma lo estrapola fuori dal contesto, aprendo così la possibilità di altrettante distorsioni. Tale travisamento è tanto più pericoloso, quanto il riferimento suscita la fiducia di una parte molto più ampia di lettori – che, di regola, non controllano il riferimento.

Un esempio ben noto è l'affermazione: "Anche nella Bibbia è chiaramente affermato: Dio non esiste (Salmo 13:1)." Per quanto riguarda il tema da noi scelto, possiamo affermare: "Anche san Giovanni di Kronstadt ci ha esortato 'a scacciare queste talpe nere che distruggono l'integrità della nostra anima' (La mia vita in Cristo, 1:2). "In entrambi i casi le parole sono citate esattamente, ma il loro significato è sostanzialmente distorto dal fatto che sono prese fuori dal contesto.

Pertanto, appena sorge il dubbio, il lettore dovrebbe verificare le citazioni usate dall'autore per vedere come vengono utilizzate nel testo. Non essendo troppo pigri per farlo, vediamo che il primo versetto del Salmo 13 recita: Lo stolto ha detto nel suo cuore: Dio non esiste; e san Giovanni di Kronstadt ha scritto: "Fate attenzione a voi stessi, alle vostre passioni, soprattutto nella vostra vita domestica, dove vagano liberamente, come talpe in un luogo sicuro; al di fuori della casa le nostre passioni normalmente si nascondono dietro altre passioni più presentabili, e là non è possibile scacciare queste talpe nere che distruggono l'integrità della nostra anima".

Pertanto, san Giovanni di Kronstadt non sta affatto parlando delle talpe, ma delle passioni; è queste che ci invita a scacciare, e niente affatto gli animali che scavano nel terreno, che usa solo come metafora.

Qui è il caso di ricordare come i Padri del sesto Concilio ecumenico testimoniarono contro una persona che aveva usato il metodo sopra indicato: "Ecco, tu hai scelto questa testimonianza del santo Padre in modo incoerente; è indecente per gli ortodossi deturpare le parole dei santi Padri in questo modo, selezionandole in modo incoerente; questo è piuttosto il mezzo degli eretici". [1]

Una variante di questa tecnica è quello di compilare un collage dalle parole della Sacra Scrittura, grazie alla quale è possibile giustificare qualsiasi pensiero davanti ai lettori creduloni, compresa la distruzione delle talpe: "Il Signore stesso ha detto nella Scrittura: 'Questi inoltre saranno immondi per voi tra gli animali che strisciano sulla terra: la talpa' (Levitico 11:29); 'voi allora uccidetela, non abbiate paura. Non ve lo comando io? Siate forti e coraggiosi' (2 Re [2 Samuele] 13:28)".

Molti lettori "ingoiano" un tale collage con fiducia sincera, anche se la falsità di basare un pensiero sulla giustapposizione meccanica di diverse frasi, nessuna delle quali giustifica tale pensiero, è sufficientemente evidente. Senza contare che un riferimento al testo integrale della Sacra Scrittura espone la distorsione del significato di queste citazioni.

Così, nel primo frammento (contro le talpe), sono citati come impuri anche topi, lucertole, camaleonti, e altri, e nulla si dice della necessità di ucciderli. Al contrario, è vietato toccarli: Questi sono impuri per voi fra tutti gli animali che strisciano: chiunque li toccherà, quando saranno morti, sarà impuro fino a sera (Levitico 11:31), e questa stessa enumerazione è data per fare la differenza tra l'impuro e il puro, e tra la bestia che si può mangiare e la bestia che non si può mangiare (Levitico 11:47).

Il secondo frammento, tuttavia, non si presenta come la parola di Dio sulle talpe, ma come le parole del principe Assalonne riguardo a suo fratello: Ora Assalonne aveva comandato ai suoi servitori, dicendo: badate, quando il cuore di Amnon sarà allegro di vino, e quando io vi dirò: Colpite Amnon; voi allora uccidetelo, non abbiate paura. Non ve lo comando io? Siate forti e coraggiosi (2 Re [2 Samuele] 13:28).

Qui vale la pena citare le parole di sant'Ireneo di Lione, che descrisse come gli eretici gnostici utilizzavano questa tecnica dei "collages":

"Poi, di nuovo, raccogliendo una serie di espressioni e nomi sparsi qua e là [nella Scrittura], li distorcono, come abbiamo già detto, da un senso naturale a uno non naturale. Così facendo, si comportano come coloro che propongono ogni tipo di ipotesi che immaginano, e quindi fanno il possibile per sostenerle attraverso i poemi di Omero, in modo che gli ignoranti immaginino che Omero in realtà abbia composto versi che riguardano questa ipotesi (ipotesi di fatto appena costruita); e molti altri sono condotti da sequenze regolarmente formate di versi, a dubitare che Omero possa averli composti. Di questo genere è il brano seguente, dove uno, descrivendo Ercole inviato da Euristeo a prendere il cane delle regioni infernali, lo fa per mezzo di questi versi omerici – non vi può essere alcuna obiezione alla nostra citazione di questi a titolo di esempio, poiché lo stesso tipo di tentativo appare in entrambi i casi: –

"Così dicendo, uscì da casa sua gemendo profondamente".

"L'eroe Ercole avvezzo alle grandi gesta".

"Euristeo, figlio di Stenelo, discende da Perseo".

"Perché porti dall'Erebo il cane del tetro Plutone".

"E avanzò come un leone di montagna di razza, fiducioso della sua forza".

"Rapidamente attraverso la città, mentre tutti i suoi amici lo seguivano".

"Fanciulle, e giovani, e vecchi tanto pazienti".

"Facendo amaro lutto per lui, come uno che va alla morte".

"Ma Mercurio e Minerva dagli occhi azzurri lo conducevano".

"Perché lei conosceva la mente di suo fratello, come si affannava per il dolore". [2]

"Ora, quale uomo ingenuo, chiedo, non sarebbe ingannato da versi come questi nel credere che Omero li abbia effettivamente scritti come riferimenti al soggetto indicato? Ma colui che è a conoscenza delle scritture omeriche riconoscerà sì i versi, ma non il soggetto a cui sono applicati, sapendo che alcuni di loro parlano di Ulisse, altri di Ercole, altri ancora di Priamo, e altri ancora di Menelao e di Agamennone. Ma se li prende e ripristina ognuno alla sua posizione corretta, subito distrugge la narrazione in questione. Allo stesso modo anche chi mantiene immutabile nel suo cuore la regola della verità che ha ricevuto per mezzo del battesimo, saprà senza dubbio riconoscere i nomi, le espressioni e le parabole tratte dalla Scrittura, ma potrà non riconoscere in alcun modo l'uso blasfemo che questi uomini fanno di loro. Infatti, anche se riconoscerà le gemme, egli certamente non riconoscerà la volpe invece del volto del re. Ma quando avrà restaurato al proprio posto ognuna delle espressioni citate, e l'avrà composta nel corpo della verità, egli metterà a nudo, e dimostrerà privo di fondamento, il frutto di questi eretici" (Contro le eresie, 1, 4).

Non minore distorsione avviene parafrasando le parole dei Padri della Chiesa. Per esempio: "Sant'Epifanio di Cipro testimonia che le talpe portano la distruzione dell'uomo (cfr Panarion, 64, 72)". E cosa troviamo se guardiamo al capitolo 64, dedicato a Origene, di questa famosa enciclopedia delle eresie compilata da sant'Epifanio? Ecco ciò che troviamo: "Coloro che hanno familiarità con la storia naturale dicono che la talpa vive in un buco e dà alla luce molti figli in una sola volta: fino a cinque e più, e le vipere li cacciano. Se una vipera trova una tana intera, ma non è in grado di divorare tutti i piccoli di talpa, ne mangia uno o due per saziare il proprio appetito; poi porta cibo agli altri, privi di occhi, alimentando i ciechi fino a prendere e a mangiare ognuno di loro quando lo desidera. Se accade che una creatura ignorante li trovi, e voglia usarli come cibo, con questo si avvelenerà, in quanto sono stati alimentati con il veleno della vipera. Così anche tu, Origene, hai accecato la tua mente con la dottrina ellenistica di cui sopra, espandendo veleno su chi si fida di te e hai creato cibo velenoso per loro, danneggiando molti con ciò con cui ti sei danneggiato da solo".

Mettiamo da parte l'attribuzione errata delle parole sul pericolo di mangiare talpe alimentate dal veleno di una vipera, a tutte le talpe in generale. Ma dal testo stesso è evidente che non si tratta di talpe, ma del significato del falso insegnamento di Origene, che il Santo Padre spiega con l'aiuto di una metafora costruita per la comprensione dei suoi contemporanei.

Abbiamo così dimostrato a sufficienza che ci si deve avvicinare alle citazioni della Sacra Scrittura e dei santi Padri con molta attenzione e che, in caso di sospetto, si deve controllare. Vale la pena di farlo, anche perché (anche se raramente, ma capita ancora) alcuni autori osano non solo mettere una citazione fuori dal contesto, ma anche falsare il testo stesso per renderlo più adatto ai loro pensieri.

Inoltre, a volte capita che un autore, facendo una citazione, cerchi di usarla per sostenere un'idea esattamente opposta a quella espressa nella citazione stessa. Nella lettura "flessibile" contemporanea, diventa spesso poco importante ciò che è effettivamente scritto: che si scriva "bisogna uccidere le talpe" oppure "non si devono uccidere le talpe", è sufficiente che le parole "uccidere" e "talpe" siano fianco a fianco: avranno il significato "necessario", che sarà discusso più avanti.

Terzo esempio: interpretazione arbitraria

L'autore modernista, citando qualsiasi parafrasi delle parole della Sacra Scrittura, quasi sempre dà loro la sua interpretazione personale. Qualsiasi altra interpretazione, anche una patristica, ha un'importanza secondaria rispetto alla sua opinione. Come regola generale, un tale autore non le consulta nemmeno, tenendo conto, in modo protestante, che la sua comprensione della Bibbia è la più affidabile ed è pienamente sufficiente.

In pratica questo può portare, per esempio, alla seguente capriola ermeneutica: "Nella Sacra Scrittura ci sono queste parole: 'Toglilo via dalla terra: perché non deve vivere' (Atti 22:22). Che cosa è discusso? Da chi? A chi? Naturalmente non le si deve capire come solo le parole degli ebrei nei confronti dell'apostolo Paolo. Possiamo forse pensare che nella Sacra Scrittura, come in qualche descrizione di una fabbrica, possa essere scritto un episodio di un biografia personale che non abbia alcun significato per tutti i cristiani? No! Queste parole riguardano ognuno di noi. Si tratta di una chiamata. E con loro è la chiara indicazione: 'dalla terra'. Siamo tutti perfettamente in grado di capire di che cosa si sta parlando qui, cioè di ciò che vive e scava nella terra, che, come ci invita la Parola di Dio, dobbiamo sterminare senza pietà, perché non è giusto che debba vivere".

Si incontrano molto spesso questi casi, e se un lettore attento cerca di dimostrare all'autore (o a chi la pensa come lui) la chiara artificialità e l'assurdità di una tale interpretazione, quest'ultimo annuncerà senza imbarazzo: "Questo è il mio modo di vedere", "Penso che la Scrittura stia parlando esattamente di questo!"

Cosa si fa se due persone sostengono interpretazioni fondamentalmente diverse della Parola di Dio? Esiste un modo per distinguere la vera comprensione della Scrittura da quella errata? Gloria a Dio, c'è! È la tradizione dell'interpretzione patristica. Il canone 19 del quarto Concilio ecumenico afferma: "se il discorso è relativo a un passo della Scrittura, non interpretatelo altrimenti che come lo hanno presentato i luminari e gli insegnanti della Chiesa nelle loro opere scritte; e lasciate che piuttosto si accontentino di questi discorsi, piuttosto che tentare di produrre discorsi propri".

Si tratta di un mezzo molto semplice e concreto. Pertanto, al fine di esporre l'interpretazione citata è sufficiente osservare come questo passo è stato spiegato dai santi Padri.

San Giovanni Crisostomo scrive: "Qui egli (l'apostolo Paolo) ha ricordato loro il loro assassinio più atroce. Poi non potevano più sopportarlo dopo una tale accusa e un tale adempimento di una profezia. Grande è lo zelo, potente l'accusa, coraggioso il discorso dei testimoni della verità di Cristo! Gli ebrei non poterono più sentire la fine del suo discorso, ma infiammati dall'ira si misero a gridare ad alta voce, dicendo: Toglilo via dalla terra: perché non deve vivere. Che audacia! Dovreste essere prima voi a non vivere, piuttosto che lui, che in tutte le cose è obbediente a Dio. Empi e assassini! [...] Ed ecco: non indicano una sua colpa, perché non potevano dir nulla; ma pensano di agire gridando, mentre avrebbero dovuto fare una richiesta ai procuratori... (L'apostolo) sopporta volentieri tutto quel che sopporta... Cerchiamo anche noi di apprendere la sua mitezza" (Commentario agli Atti degli Apostoli, 48:2-3 ).

Sant'Atanasio il Grande: "Viene arrestato per bocca di coloro che dicono cose ingiuste. Chi sono questi, se non coloro che hanno osato dire: Toglilo via dalla terra: perché non deve vivere (Atti 22:22)? La loro bocca è stata arrestata quando il Signore ha vinto la morte ed è risorto il terzo giorno" (Commentario ai Salmi, 62:2). E ancora: "La tua verità è di generazione in generazione. Ci sono due generazioni che hanno accettato la verità di Dio: la nazione ebraica, che aveva la legge e i profeti, e la Chiesa. Pertanto la verità di Dio non è in tutte le generazioni, ma nella prima generazione e nella seconda generazione. Le ulteriori nazioni dimorano nell'errore. Ma quando la prima generazione ha respinto la verità e ha detto: toglilo via dalla terra, allora la verità si è spostata dalla prima generazione alla seconda generazione". (Ibid., 118:90)

Come vediamo, l'interpretazione citata di "distruggere le talpe" non è affatto patristica, e quindi non è ortodossa. La testimonianza di due o tre santi Padri della Chiesa è del tutto sufficiente, secondo le parole dell'apostolo: ogni parola sia stabilita sulla parola di due o tre testimoni (2 Corinzi 13:1).

Quarto esempio: posizionamento nel contesto "necessario"

C'è ancora un altro, più sofisticato, gruppo di tecniche per convincere il lettore che il pensiero di un autore si basa sulla Scrittura e sulla Tradizione della dottrina della Chiesa.

Così, l'autore modernista può produrre abbondanti citazioni – esatte e inalterate! – sugli argomenti secondari del suo argomento, ponendo la sua personale idea primaria in un mazzo di fiori patristici. Così, per esempio: "san Giovanni Damasceno scrive: 'Il nome di credenti non è sufficiente per noi; no, dobbiamo dimostrare la nostra fede con i fatti' (Omelia sul fico disseccato). Questo significa che dobbiamo operare. Dobbiamo agire, e dimostrare di essere nella verità con i fatti. Non è sufficiente semplicemente parlare della necessità di sterminare le talpe; dobbiamo anche dimostrare la nostra fede nelle opere. Sì, questo potrebbe essere impopolare agli occhi dei figli di quest'era, ma cerchiamo di ricordare il monito di san Simeone il Nuovo Teologo: 'Chi ama la gloria dell'uomo non è un vero cristiano, ma un robusto guerriero del diavolo' (Omelie 16:2). 'Pertanto, ricordiamo quel giorno in cui tutti dovremo rendere conto delle nostre azioni" (san Giovanni Crisostomo, Sulle statue 21: 3).

Questo è il modo in cui i venditori senza scrupoli al mercato, vendendo patate "giovani", inseriscono patate "vecchie" in un sacchetto insieme a loro; ma un cliente attento deve solo controllare, e l'inganno è rapidamente scoperto. E qui il lettore disattento, guardando oltre il testo, lo accetterà come ricco di citazioni patristiche e apparentemente fondato sulla tradizione, senza accorgersi che, tra gli autentici pensieri patristici, si è insinuato quello completamente infondato del "distruggere le talpe".

Vi è un'altra tecnica simile a questa, ma più difficile da smascherare. Consiste nel tentare di dedurre logicamente l'idea "necessaria" dalle parole della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa. Per esempio:

"San Simeone il Nuovo Teologo paragona le persone non spirituali alle talpe: 'Chi non ha ancora raggiunto la misura di questo amore... si trova ancora sottoterra come una talpa: perché come la talpa, è cieco, e sente solo con il suo udito quello che si dice sopra al suolo' (Omelia 54: 2). Non c'è da meravigliarsi che san Nikolaj della Serbia abbia scritto: 'In verità, è molto triste che l'umanità assomiglia ... talpe "(Preghiere dal lago, 7). Per i santi Padri, le talpe sono associate ai fenomeni e ai poteri più oscuri, da cui l'uomo spera di liberarsi.

"Ricordiamo come san Giovanni di Kronstadt abbia paragonato le talpe alle passioni; e san Teodoro Studita scrive che dobbiamo vivere 'uccidendo le passioni "(Istruzione catechetica, 73), e anche san Teofane il Recluso scrive: 'Uccidete le passioni e raggiungerete la purezza '(la via della salvezza, 3:11) . Come tale, la rigorosa progressione del pensiero patristico è evidente: passioni – talpe – distruzione.

"Nella Scrittura il profeta Isaia dice: 'In quel giorno gli uomini getteranno i loro idoli... alle talpe' (Isaia 2:20), e il profeta Ezechiele ricorda il loro destino: 'I tuoi idoli siano infranti e scompaiano' (Ezechiele 6:6). Ecco la stessa sequenza: idoli - talpe - distruzione".

Presa singolarmente, ogni affermazione può essere vera e ogni citazione inalterata; ma l'autore, per mezzo di una falso catena di logica, conduce il lettore a un significato che sembrerebbe conseguire da quanto sopra, ma che in realtà non appartiene a nessuno dei santi Padri citati.

Qui l'unico aiuto, come con gli altri casi, viene dalla lettura attenta e dalla capacità di analizzare il materiale offerto dall'autore. Vale a dire, dopo aver letto un articolo, porsi delle domande: "Qual è stata l'idea principale dell'autore, e come ha fatto a giustificarla?" Dopo le attente letture ripetute di un articolo discutibile, anche le difficoltà complesse non si possono nascondere allo sguardo del lettore, proprio come non possono farlo le affermazioni infondate travestite da dottrina ortodossa.

Quinto esempio: la miglior difesa è l'attacco

Molti autori, che cercano di far passare le proprie invenzioni come dottrina della Chiesa, preferiscono attaccare il pensiero sano che si oppone a loro come se fosse, apparentemente, eresia. Pensano che, se riescono a convincere il lettore che l'idea opposta non è ortodossa, la loro invenzione, per così dire, dimostrerà di essere ortodossa. Questo è fatto spesso in modo molto aggressivo.

Per esempio: "Ai nostri giorni sono apparse molte persone che non si vergognano di andare contro la Scrittura e i santi Padri, e sovvertono tutta la dottrina cristiana sostenendo che, per così dire, non ci sia bisogno di uccidere le talpe! Queste persone sono infettate dallo spirito di questo tempo, sono impazzite per l'ecologia, e la collegano con la difesa delle idee neo-pagane! Questo è ciò che stanno cercando di imporci in nome della dottrina della Chiesa!", Ecc, ecc.

Anche questo è anche un vecchio trucco degli eretici. Ecco ciò che san Gregorio Palamas ha scritto a proposito: "Il fatto che il malvagio Barlaam dica che siamo diteisti prova direttamente la nostra pietà e la sua malizia. Anche il grande Basilio è stato accusato di triteismo dai bestemmiatori del Figlio e dello Spirito Santo... E Gregorio il Teologo fu lapidato dagli alleati di Apollinare, e portato in giudizio, accusato di ditheism perché concepiva il Verbo, il Dio-uomo, come essere perfetto in due nature. I sostenitori di Sergio e Pirro non hanno esitato a tagliare la mano e la lingua di Massimo, saggio in Dio, accusandolo di diteismo e politeismo perché predicava due volontà e due operazioni in Cristo – creata e increata, corrispondenti alle nature; per, secondo il suo insegnamento, non solo la natura divina è increata, ma così anche la volontà divina e tutte le energie naturali dell'essenza divina, che non sono nature, ma movimenti propri di Dio, come spesso afferma nelle sue opere. Ora noi siamo calunniati nello stesso modo" (Lettera ad Akindinos 1).

Molto popolare per questo tipo di tecnica è il tentativo di identificare il punto di vista opposto con qualche eresia che esisteva o che esiste: "Tutti sanno che i cattolici non uccidono le talpe. Pertanto tali opinioni, purtroppo, dimostrano gli effetti di un'influenza cattolica su certi ortodossi". Ecco uno schema falso: se qualcosa coincide con quello che fanno i cattolici, ciò non significa che rappresenti un'influenza cattolica. Al fine di dimostrare la sua falsità, si può ricordare, per esempio, che anche i cattolici leggono la Bibbia; ma questo significa che la lettura della Bibbia da parte degli ortodossi rappresenta un'influenza cattolica e un'eresia? No, va da sé. Nel caso di influenza reale e non immaginaria, la corrispondenza non deve essere "una cosa qualsiasi", ma l'essenza stessa dell'eresia. Sia in relazione al cattolicesimo, sia in relazione al protestantesimo, i punti fondamentali di errore che li separano dalla Chiesa ortodossa sono registrati e ben noti. Una cosa separata (nel nostro caso, la riluttanza a uccidere talpe) non è né il risultato di influenza cattolica, né di eresia.

La "spiegazione storica" ​​è molto popolare: "Dopo che una gran parte del mondo ortodosso cadde sotto il giogo islamico, gli ortodossi, in circostanze nuove e vincolate, non avevano più la libertà di seguire tutti i precetti della loro religione, in particolare quelli relative alla distruzione delle talpe, e per tutto il tempo è aumentata la propaganda cattolica che ha fatto la sua parte. Molti sono stati costretti a studiare in scuole latine, da cui sono emersi già infettati da punti di vista corrispondenti".

A sua volta, di regola, la loro presentazione del punto di vista opposto raggiunge il punto dell'assurdità, attribuendo agli avversari punti di vista che certamente non professano: "gli amanti delle talpe contemporanee ci spingono a considerare le talpe come la pupilla dei nostri occhi, a coltivarle e a prenderle nelle nostre case, a posarle sui nostri letti! Essi sostengono che l'amore e la venerazione delle talpe è uno dei comandamenti fondamentali del cristianesimo! La loro apostasia dalla verità li ha portati a un grado simile di follia e bestemmia! Abbiamo essenzialmente a che fare con il rilancio del culto pagano degli animali. Pertanto i figli fedeli della Chiesa devono essere vigili, individuando i seguaci dell'eresia del culto delle talpe tra i sacerdoti e inviare petizioni ai vescovi perché questi usino i mezzi canonici necessari in relazione a questi eretici. Bisogna lottare contro anche le forme più lievi di questa vile eresia!"

Dopo tale "trattamento" non tutti oseranno affermare direttamente che, forse, la distruzione delle talpe non è, dopo tutto, un obbligo religioso del cristiano. E chi osa parlare così deve prima iniziare a negare ogni associazione con il cattolicesimo, l'eresia, il paganesimo, i frutti del giogo turco, ecc. Grazie a un tale attacco, l'autore pone palesemente i suoi avversari sulla difensiva, mentre in realtà è lui ad aver bisogno di difendersi, dato che non una sola delle tecniche sopra citate, per diffusa nel giornalismo polemico ortodosso, dimostra in alcun modo la fedeltà della posizione dell'autore stesso.

È molto più difficile svelare la falsità di tali tecniche se, piuttosto che l'uccisione delle talpe, sono in discussione temi più sottili e spirituali.

Ciò che rende le cose più difficili è che quasi nessuna delle tecniche sopra considerate è un segno formale del modernismo. Si può citare parzialmente un passo, ma in modo che la citazione abbreviata preservi il significato originale di tutto il passo. Si può parafrasare con parole proprie, senza distorcere mai il significato originale, ma riproducendolo fedelmente. Eccetera. L'unico modo di sapere dove si verifica una distorsione e dove no, è di controllare tutte le citazioni da se stessi.

Invece di una conclusione

I santi Padri antichi già conoscevano le tecniche sopra citate. Ecco cosa scrive di loro sant'Ireneo di Lione nel II secolo: "Nella misura in cui alcuni uomini hanno messo da parte la verità, e portano parole menzognere... [essi] per mezzo della loro plausibilità astutamente costruita sviano le menti degli inesperti e le prendono prigioniere. Questi uomini falsificano gli oracoli di Dio, e dimostrano di essere interpreti malvagi della parola buona della rivelazione ... L'errore, infatti, non viene mai esposto nella sua deformità nuda, per timore che, essendo così esposto, sia immediatamente rilevato. Ma è abilmente decorato in un abito attraente, così come, per la sua forma esteriore, per farlo sembrare agli inesperti (per quanto ridicola l'espressione possa sembrare) più vero della verità stessa. Uno di gran lunga superiore a me ha ben detto, in riferimento a questo punto, 'Un'astuta imitazione in vetro getta il disprezzo, per così dire, su quel prezioso gioiello, lo smeraldo (che è altamente stimato da alcuni), a meno che non venga sotto l'occhio di uno in grado di testare ed esporre la contraffazione. O, ancora, quale persona inesperta può con facilità di rilevare la presenza del rame quando è stato mescolato con argento?' " (Contro le eresie, 1:1-2).

Naturalmente, il lettore attento e diligente non avrà paura di cercare di comprendere il testo, di riflettere su di esso, e di controllare le citazioni, in modo da non lasciare che l'autore modernista lo inganni. Ma con la prospettiva di un tale immensa fatica nella lettura di articoli o libri di autori contemporanei molti possono chiedersi: ne vale la pena? Se il pericolo, camuffato da Ortodossia, di accettare un errore è così grande che sono necessari mezzi di precauzione tanto grandi ed essenziali, allora non è meglio leggere qualcosa di testato dal tempo e di cui la Chiesa ha già testimoniato che contiene solo ciò che porta profitto?

Questo è ciò che sant'Ambrogio di Optina dice a proposito: "Leggendo libri spirituali senza istruzione, temi di cadere in alcuni pensieri errati o opinioni errate. La tua paura è ben giustificata. Pertanto, se non vuoi subire una tale afflizione spirituale, non leggere indiscriminatamente ogni sorta di nuove opere, anche se sono di contenuto spirituale, ma sono scritti da coloro che non hanno ancora confermato il loro insegnamento per santità di vita; ma piuttosto leggi le opere dei Padri, che sono state riconosciute dalla Chiesa ortodossa come pienamente note e senza dubbio edificanti e salvifiche per l'anima". [3]

Naturalmente, bisogna anche cercare di superare in se stessi la condizione modernista, assorbita dall'ambiente secolare. Il fondamentale principio e antidoto all'errore è la presentazione della propria mente alla Chiesa; porsi non sopra o allo stesso livello dei santi Padri, ma al di sotto; credere che loro sono più grandi di noi. Tale persona, se dovesse per caso peccare per ignoranza dell'Ortodossia, avendo appreso la verità, metterà subito da parte il suo errore, al fine di seguire la verità. Un modernista in una situazione del genere, tuttavia, non solo inizierà a girare in tondo e continuerà nel suo errore, ma lo pianterà nella Chiesa.

Ecco ciò che san Teofane il Recluso scrive a proposito: "Una fede sincera è la rinuncia alla propria mente. Bisogna denudare la mente e presentarla come una tavola pulita alla fede, affinché la fede si iscriva su di essa così com'è, senza alcuna mescolanza di espressioni e proposizioni estranee. Quando le proprie proposte rimangono nella mente e poi le proposizioni della fede sono scritte su di essa, il risultato è una miscela di proposizioni: la coscienza diventa confusa, incontrando sia le azioni della fede sia il filosofare della mente. Tale era Simon Mago, l'immagine di tutti gli eretici; tali, pure, sono tutti coloro che entrano nel regno della fede con il loro filosofare, sia un tempo sia ora. Sono confusi nella fede, e da loro proviene nient'altro che danno: per se stessi, quando rimangono in silenzio; e per gli altri, quando non tengono per se stessi la loro confusione, che si propaga per la loro sete di essere insegnanti. Quindi emerge sempre una parte più o meno trasgressiva nella fede, con la sfortunata certezza della propria infallibilità e la voglia disastrosa di ricreare tutti secondo il proprio modello".

Chi ha un orientamento fedele e sano, nella misura della sua adesione alla Chiesa e radicamento nella fede, percepirà internamente e comprenderà mentalmente quando qualcuno con idee moderniste cerca di ricreare tutti secondo il proprio modello.

Eviterà questa trappola se si ricorda che "il nostro dovere non è quello di portare la religione dove desideriamo, ma a di seguirla dove lei ci porta, e che è caratteristica della mitezza e la dignità cristiana di non tramandare il nostro alla nostra prole, ma di conservare ciò che viene ricevuto dai nostri predecessori", perché "nella Chiesa ha sempre prosperato la consuetudine che, quanto più uno ama Dio, tanto più rapidamente si oppone alle nuove invenzioni". [4]

Nella Chiesa ortodossa ci è data la pienezza della verità, e tutti siamo tenuti a venerarla, assorbirla, e poi passarla ad altri senza distorsioni – senza ridurla e senza aggiungere alcuna "innovazione" da parte nostra. Naturalmente, possiamo e dobbiamo rinnovare qualcosa nella Chiesa: noi stessi. Dobbiamo rinnovarci dal peccato e dalle passioni, mettere da parte il vecchio e rivestirci dell'uomo nuovo, di cui ha parlato l'apostolo Paolo: se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera. (Efesini 4: 21-24).

Note

[1] Deianiia Vselenskikh Soborov. Vol. 4. San Pietroburgo, 1996, pag. 94. [In russo]

[2] Questi versi sono tratti da vari luoghi dell'Iliade e del'Odissea di Omero.

[3] Sobranie pisem Optinskogo startsa ieroskhimonakha Amvrosiia. Mosca. 1995. Pp. 101-102 [in russo].

[4] San Vincenzo di Lerins, Pamiatnye Zapiski Peregrina. Mosca. 1999, pag. 14. [In russo]

Condividi:
Inizio  >  Documenti  >  Sezione 3