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  Padre Milovan Katanic: l'armatura dell'astinenza

Editoriale nel numero di marzo 2014 di Стаза Православља (Il sentiero dell'Ortodossia), pubblicazione ufficiale della Chiesa ortodossa serba in Nord e Sud America

Riportato in Pravmir.com, 4 marzo 2014

 
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C'è una grande differenza tra "non posso" e "non voglio". Potremo sentire più spesso la prima espressione piuttosto che la seconda. "Non voglio" è molto più decisivo: è finale. "Non posso", invece, è una giustificazione che può spesso essere comprensibile. Così, poche persone verranno fuori a dire che "non vogliono" andare in chiesa, mentre molti forniranno motivi apparentemente scusabili del perché "non possono" andarci.

Ma noi non siamo gli unici che usano questa espressione. Il nostro Signore la usa nella Scrittura. La sentiamo alla lettura del Vangelo in un momento molto vulnerabile nella nostra vita - il servizio funebre. Proprio allora sentiamo le parole di Gesù riportate nel Vangelo di San Giovanni riguardo alla risurrezione generale, e su come Dio il Padre ha dato al Figlio "l'autorità di giudicare". Ma in questo giudizio il Signore rende perfettamente chiara una cosa: "Io non posso fare nulla da me stesso: come odo, giudico: e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha inviato". Il nostro Signore non può fare nulla! Che pensiero spaventoso. Soprattutto se si considera il fatto che è esattamente così che molti andranno a Dio - quando non potrannno fare nulla per conto proprio.

Suppongo che la libertà abbia molto a che fare con tutto questo. Dio ha creato l'uomo per amore e gli ha dato il più grande dono come espressione del suo amore: il libero arbitrio. Per molti secoli la Chiesa ha riconosciuto il libero arbitrio dell'uomo in tutta la Scrittura. Più tardi, tuttavia, quando apparve la riforma protestante il libero arbitrio è stato messo in questione. Martin Lutero, per esempio, ha sostenuto che non era altro che un'illusione e che invece di essere liberi siamo schiavi, o di Dio o di Satana. Lui e altri protestanti sono stati influenzati da Agostino, il vescovo di Ippona del V secolo, che, a quanto pare, aveva adottato l'idea greca del destino. Successivamente, si è insegnato che Dio ha deciso - predestinato - chi sarebbe stato con Lui per sempre, e chi avrebbe abitato nel fuoco eterno.

La nostra comprensione ortodossa del libero arbitrio è diversa. San Giovanni Crisostomo scrive: "Tutto dipende da Dio, ma non in modo tale che il nostro libero arbitrio sia ostacolato... Spetta sia a noi che a lui. Per prima cosa dobbiamo essere noi a scegliere il bene, e quando abbiamo scelto, sarà lui a fare la propria parte. Egli non anticipa i nostri atti di volontà, affinché il nostro libero arbitrio non subisca umiliazione, ma quando abbiamo scelto, allora egli offre un grande aiuto". La nostra santa Chiesa insegna che, anche dopo la caduta dell'uomo nel peccato, egli conserva ancora il suo libero arbitrio; anche se feriti, caduti e danneggiati, non siamo completamente corrotti. In altre parole, da un punto di vista ortodosso non c'è posto per il "non posso", ma solo per il "non voglio" e se la nostra scelta è il "non voglio", c'è poco che Dio può fare per noi.

Ahimè, siamo ora in quei giorni santi dell'anno della Chiesa quando dobbiamo dimostrare proprio quello che faremo per la nostra salvezza. O, come cantiamo alla vigilia della Quaresima, alla Domenica dei Latticini: "Il tempo è vicino / cominciamo la lotta spirituale / e il trionfo sulle potenze demoniache / indossiamo l'armatura dell'astinenza". Prima che venga quel momento in cui il Signore dice che "non può fare niente", aspetta pazientemente che noi facciamo qualcosa per la nostra salvezza. La sua volontà è che tutti siano salvati. O, come scrive san Pietro, "il Signore... è paziente verso di noi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento" (2 Pietro 3:9).

Possiamo trarre grandi vantaggi da questi giorni di Quaresima, ma solo se scegliamo di farlo. Nelle parole dell'apostolo Pietro, siamo incoraggiati a "indossare l'armatura di Dio", digiunare, pregare e impegnarci per la nostra fede. Come riporta l'inno appena menzionato, il tempo è veramente a portata di mano. Riflettendo su queste parole pre-quaresimali che ci chiamano a una "lotta spirituale" concludiamo che per quanto siamo in grado di fare in questo tempo di Quaresima, tutti possiamo fare una cosa: per lo meno, "cominciamo".

Auguro a tutti una benedetta stagione quaresimale.

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