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  I Salmi Tipici e le Beatitudini: un'opportunità liturgica

di Richard Barrett

Orthodox Arts Journal, 11 settembre 2017

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icona di re Davide il Salmista

Questo articolo affronta i Salmi Tipici e le Beatitudini della Divina Liturgia e descrive le differenze di utilizzo tra le giurisdizioni ortodosse nordamericane contemporanee. In particolare, l'autore considera le opportunità con le quali i cori delle arcidiocesi greca e antiochena potrebbero ampliare il loro uso di questi testi liturgici.

Spesso si osserva che il Salterio è la fonte principale dei testi liturgici e cantati nel culto ortodosso. Il defunto traduttore Donald Sheehan ha scritto che i salmi sono "centrali nella vita liturgica e sono spesso cantati"; il defunto padre Lazarus Moore lo chiamò "il libro di devozione della Chiesa". La prefazione di uno dei più comuni salteri liturgici in lingua inglese osserva che "...non c'è nessuna funzione della Chiesa che non sia piena di salmi: Ore, Compieta, Vespro, Mattutino, persino la stessa Divina Liturgia; tutte cominciano e finiscono con salmi... In breve, i salmi costituiscono la cornice di tutte le nostre funzioni della Chiesa". Altri scrittori sono stati più poetici riguardo a questo sentimento: "i salmi corrono come un filo d'oro attraverso l'abito adorno del culto ortodosso".

Tuttavia, l'integrazione dei salmi nel culto ortodosso ha una storia complessa. Nonostante la loro centralità, il defunto padre Ephrem Lash una volta ha fatto un'osservazione un po' sfacciata: "Gli ortodossi: una volta che vedono apparire un salmo, lo tagliano via... Non fanno salmi. Aspettano i "pezzi importanti" scelti da qalche monaco. Il fatto che i salmi siano la parola di Dio non ha alcuna importanza: è una perdita di tempo". Alexander Lingas fa un'osservazione simile in modo più diretto:" [le abbreviazioni delle funzioni] rafforzano la secolare tendenza bizantina di omettere la salmodia biblica, piuttosto che l'innodia ad essa associata". Naturalmente, la battuta di padre Ephrem deve essere accolta nello stesso spirito in cui è stata offerta, ma è indiscutibile il fatto che i salmi siano stati impiegati in modo variato in base al tempo, al luogo e al contesto. I monaci in Palestina preferivano leggere i salmi interi, per esempio, mentre Hagia Sophia a Costantinopoli preferiva impiegare versi con ritornelli. Gli studiosi come Alexander Lingas, p. Job Getcha, e p. Robert Taft S. J. hanno dato spiegazioni su come la nostra attuale pratica liturgica sintetizza pratiche monastiche e urbane da centri quali Costantinopoli e Palestina.

Salterio bizantino, tardo XII secolo

Nel contesto nordamericano contemporaneo, la molteplicità delle giurisdizioni e delle culture ortodosse non consente una singola generalizzazione della pratica. Prendete il salmo invitatorio del Vespro, ovvero il Salmo 103. In un dato sabato sera, un fedele in una chiesa di tradizione slava potrebbe incontrarne estratti cantati coralmente; una parrocchia antiochena potrebbe avere il salmo intero letto semplicemente e rapidamente; un psaltis greco potrebbe cantarlo lentamente partendo da "Se tu apri la mano, l'universo sarà riempito di bontà...", con i cosiddetti "tropi trinitari" e il ritornello "Gloria a te, o Dio: Alleluia" che chiude ogni versetto.

Mentre non è possibile alcuna generalizzazione, sembra giusto dire che alcune giurisdizioni tendono a preferire quella che vedono come pienezza di pratica, minimizzando o rifiutando le abbreviazioni (anche se forse permettono la possibilità di accelerare tutto). Per altre giurisdizioni, forse si può osservare una tendenza generale di assumere una certa brevità culturale anglofona, preferendo funzioni più brevi e incoraggiando una serie di modifiche preferite.

(Per chiarire, qui sto parlando delle parti destinate a essere cantate o recitate ad alta voce: la questione del fatto che le preghiere "silenziose" del prete dovrebbero essere silenziose e che cosa significhi questo in termini di esecuzione, è al di là dello scopo del saggio presente).

Per la celebrazione della Divina Liturgia in una domenica, l'inizio della funzione è un punto chiave dove si può osservare una variazione. A seguito della litania di pace, un coro in una comunità con radici slave potrebbe ben cantare una versione di quelli che si chiamano i Salmi Tipici. Questi consistono nei Salmi 102 e 145, e poi si cantano le Beatitudini al Piccolo Ingresso. A seconda delle particolarità della parrocchia, le Beatitudini potrebbero essere intervallate dalla lettura di tropari. Allo stesso tempo, una parrocchia sotto la giurisdizione greca o antiochena probabilmente canterà ciò che si chiama le Antifone – brevi ritornelli: "Per le intercessioni della Theotokos, Salvatore, salvaci" e "Salva, o Figlio di Dio, risorto dai morti, noi che ti cantiamo: Alleluia", forse intervallati da appositi versetti di salmi, e poi l'apolitichio (tropario risurrezionale), anziché le Beatitudini, possibilmente ripetuto con versetti di salmi.

Salterio russo, stampato nel 1568

La variazione esiste anche all'interno delle giurisdizioni e delle tradizioni nazionali. I libri dell'Arcidiocesi Antiochena sono reciprocamente contraddittori; una recente guida liturgica annuale per l'Arcidiocesi Antiochena una volta includeva i Salmi Tipici in un elenco di pratiche proibite all'interno di tale giurisdizione, riferendosi ad essi come pratica esclusivamente russa. D'altra parte, il Liturgikon antiocheno (3a edizione, 2010) nota i "Salmi Tipici" come opzione, e il venerabile "pezzo forte" degli antiocheni, Divine Prayers and Services del rev. padre Seraphim Nassar, comprende i salmi e le Beatitudini, insieme alla rubrica che ognuna delle Beatitudini deve essere cantata con "le parti designate nell'Ottoeco". I libri impiegati dall'Arcidiocesi greco-ortodossa non fanno alcun commento particolare sulla questione, e l'espansione della loro portata alle chiese greche all'estero non offre necessariamente chiarezza; la pratica della cappella patriarcale a Costantinopoli è quella di cantare le antifone, ma si possono trovare anche parrocchie e monasteri in Grecia dove si cantano i Salmi Tipici e le Beatitudini.

Consultando il Typikon della Grande Chiesa di Costantinopoli compilato nel 1888 da Gheorghios Violakis, il manuale delle rubriche che teoricamente disciplina la pratica delle parrocchie greche e antiochene, la prassi normativa prevista è molto chiara: "Ogni domenica alla Liturgia si cantano indispensabilmente i Salmi Tipici e le Beatitudini con gli otto inni della risurrezione dall'Ottoeco", e le antifone sono riservate ai giorni feriali e alle feste. Intercalare le antifone con versetti dei Salmi Tipici alla domenica è in sé una pratica ibrida, che cerca di integrare elementi di salmi nella brevità delle antifone nello stile della cattedrale, senza aggiungere il tempo che avrebbero aggiunto i completi Salmi Tipici e le Beatitudini.

La Guida liturgica annuale dell'Arcidiocesi antiochena e il Manuale liturgico del Forum Nazionale dei Musicisti della Chiesa Ortodossa Greca hanno compiuto passi incoraggianti in questa direzione includendo i versetti delle antifone, ma questo non è certamente tutto ciò che si dovrebbe fare. Io offro la modica proposta che la re-introduzione dei Salmi Tipici e delle Beatitudini nella vita liturgica delle parrocchie greche e antiochene in America è un'opportunità per affrontare le critiche di padre Ephrem e del dottor Lingas e ripristinare i salmi completi nella Divina Liturgia, seguire il Tipico in un modo più completo e unificare la pratica inter-giurisdizionale alla domenica mattina. Il canto antifonale delle impostazioni bizantine dei salmi è rapido ed esuberante e le versioni comuni sono abbastanza semplici da imparare rapidamente (anche da parte di una congregazione, se lo si desidera). Insieme con la prosomia sillabica, o inni cantati secondo una melodia di modello comune che accompagna le Beatitudini, questo approccio stabilisce un impulso gioioso all'inizio della Divina Liturgia che è più che una compensazione per ogni ulteriore tempo aggiunto alla funzione. Inoltre, si dice spesso che per gli ortodossi ogni domenica è una piccola Pasqua; i tropari delle Beatitudini saranno un'aggiunta sostanziale al carattere resurrezionale della celebrazione domenicale. Secondo il Typikon di Violakis, le antifone continueranno a essere cantate nei giorni feriali e nei giorni delle feste.

La questione del linguaggio è, naturalmente, centrale in qualsiasi discussione sulla pratica liturgica in America; ci sono adattamenti comuni almeno in greco, romeno e slavonico, ma la scarsa frequenza di utilizzo ha reso una priorità bassa, per compositori e traduttori, le impostazioni bizantine dei salmi in inglese e i testi adattati dei tropari beatitudinali. Inoltre il testo inglese dei salmi stessi è un osso duro per i compositori; il greco e lo slavonico hanno semplicemente più sillabe con le quali dare al testo un impulso melodico. Tuttavia, negli ultimi anni, le impostazioni in lingua inglese dei salmi sono state rese disponibili sia da parte del monastero di sant'Antonio, che ha usato l'inglese della King James Version, e da parte di padre Seraphim Dedes, che ha usato il testo inglese moderno. Padre Seraphim ha anche iniziato a pubblicare testi adattati ai tropari beatitudinali attraverso il sito web della AGES Initiatives. (Nell'interesse della piena divulgazione, io sono un impiegato della AGES Initiatives). Queste sono solo la punta dell'iceberg; altri stanno attualmente lavorando su composizioni aggiuntive che rendono i Salmi Tipici accessibili ai cantori e alle congregazioni anglofone. Per le parrocchie greche e antiochene con cori, esistono diverse impostazioni corali dei salmi e delle Beatitudini disponibili in inglese, e che impiegano un idioma corale slavo, anche se sono consapevole che nessuno ha ancora tentato di impostare i tropari resurrezionali per il coro. Le melodie del modello sono certamente semplici da cantare in unisono da parte di un coro, ma forse un compositore corale sarà ispirato a trovare una soluzione diversa. Mentre ci abituiamo a cantare questi salmi e inni, sicuramente troveremo modi migliori per cantarli.

Tale sforzo di re-integrazione fallirà ancor prima di incominciare se i musicisti ecclesiastici, per quanto ben intenzionati, lo proveranno senza comunicare con il sacerdote. I sacerdoti che potrebbero desiderare di attuarlo probabilmente faranno bene a consultare i loro vescovi e anche a lavorare con i loro cantori e direttori di coro per assicurarsi che siano adeguatamente preparati a eseguire i Salmi Tipici e le Beatitudini abilmente e senza problemi. Certamente, non incoraggio alcun musicista di chiesa a farlo senza l'esplicito consenso del sacerdote e non incoraggio alcun prete a forzare questo cambiamento su un cantore o su un direttore di coro, o se per questo su un vescovo. Il cambiamento avviene lentamente nella Chiesa ortodossa, naturalmente, e un'imposizione dalla sera alla mattina è l'ultima cosa che vorrei sostenere.

Tuttavia, incoraggio i musicisti e i sacerdoti a consultarsi tra di loro, a considerare seriamente la possibilità di incorporare i Salmi Tipici e le Beatitudini nella vita liturgica delle loro parrocchie e di pensare a come potrebbero sembrare. Forse potrebbe essere una pratica occasionale o una lenta e graduale integrazione; "o tutto o niente" non deve essere l'unica opzione.

Per lo meno, le risorse ora esistono e sono disponibili in inglese; questo significa che molti di noi possono ora cominciare a pensare a come incorporare questi elementi piuttosto che a scartare automaticamente l'idea. Consideriamo insieme questa opportunità per dare alla salmodia biblica e all'innodia resurrezionale una voce gioiosa nella Divina Liturgia domenicale.

Risorse musicali

AGES Initiatives: http://www.agesinitiatives.com/dcs/public/dcs/booksindex.html

St. Anthony’s Monastery: https://www.stanthonysmonastery.org/music/Johnchrys.htm#Typicac

Risorse liturgiche

The Psalter According to the Seventy. Brookline: Holy Transfiguration Monastery, 2008.

Moore, Fr. Lazarus. The Psalter. Madras: Diocesan Press, 1971.

Nassar, Fr. Seraphim. Divine Prayers and Services of the Catholic Orthodox Church of Christ. New York: Syrian Antiochian Orthodox Archdiocese of New York and All North America, 1961.

Sheehan, Donald. The Psalms of David: Translated from the Septuagint Greek. Eugene: Wipf & Stock, 2013.

Violakis, George. Typikon: The Ritual Order of the Services of the Great Church of Christ. Bilingual Edition. Highlands Ranch: The Greek Orthodox Metropolis of Denver Church Music Federation, 2015.

Ulteriori riferimenti

Bp. Demetri. “Foreword.” In Christ in the Psalms, by Fr. Patrick Henry Reardon, vii–viii. Ben Lomond: Conciliar Press, 2000.

Getcha, Fr. Job. The Typikon Decoded: An Explanation of Byzantine Liturgical Practice. Crestwood: St Vladimir’s Seminary Press, 2012.

Lash, Fr. Ephrem. “Translating the Liturgy: Was there a Great Entrance at the Last Supper?” Lecture delivered to the Oxford Orthodox Christian Student Society at the Danson Room, Trinity College, on 3rd November 2011.

Lingas, Alexander. “Sunday Matins in the Byzantine Cathedral Rite: Music and Liturgy.” University of British Columbia, 1996.

Lingas, Alexander. “Tradition and Renewal in Contemporary Greek Orthodox Psalmody.” In Psalms in Community: Jewish and Christian Textual, Liturgical, and Artistic Traditions, 341–56. Leiden: Brill, 2004.

Lingas, Alexander. “The Genesis of This Project.” CD booklet, The Divine Liturgy in English, by Cappella Romana. Portland: Cappella Romana, 2008.

Taft, Fr. Robert F. The Byzantine Rite: A Short History. Collegeville: Liturgical Press, 1992.

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