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  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte

del Vescovo Tikhon, Diocesi dell'Ovest, Chiesa Ortodossa in America

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  Los Angeles, 2004

 

Premessa

A un incontro di tutto il clero diocesano nel 2002, ho distribuito “La Divina Liturgia con note di servizio.” Mi è stato chiesto di preparare altre guide, tra le quali una guida alla Veglia di Tutta la Notte, simile a quella della Divina Liturgia.

Non sono stato in grado di produrre una simile guida nello stesso formato di “Divina Liturgia con note”; sono riuscito, invece, a produrre il testo presente.

Si sente talvolta dire nelle alte sfere degli accademici della liturgia che c’è bisogno di un “tipico parrocchiale”, presumibilmente perché le funzioni della nostra Chiesa sono tutte monastiche in natura e carattere e non sono la soluzione ottimale per la vita liturgica parrocchiale. Ho paura che tali proposte siano fatte da persone che hanno punto o poco esperienza dell’effettiva vita liturgica parrocchiale ortodossa (russa).

Forse immaginano che nella Chiesa russa cerchino tutti di seguire un approccio monastico alle funzioni. Non è così. L’abituale Veglia come è stata servita nelle parrocchie russe almeno negli ultimi duecento anni mostra già un’aderenza de facto a un “tipico parrocchiale”. Questo saggio è un esempio della Veglia come è stata abitualmente servita nelle parrocchie. [1]

Comporre e pubblicare un “tipico parrocchiale” sarebbe un classico esempio di “re-inventare la ruota.”

Io sono uno di quelli che lamentano la scomparsa della Vigilia di Tutta la Notte dall’ordinaria vita parrocchiale nella nostra Chiesa Ortodossa in America, poiché è uno degli aspetti più belli della vita parrocchiale. Molti scrittori hanno descritto la Veglia, specialmente quando la ricordano dall’infanzia, come una parte particolarmente significativa della loro formazione religiosa. Anche i poeti fanno riferimento a questo notevole officio.

Uno dei più tristi (a mio parere) risultati di questo cambiamento, è che ciò è stato accompagnato da un nuovo approccio alla funzione del Vespro parrocchiale: vale a dire, il Vespro ora è spesso servito come se tutte le caratteristiche del monastero esistessero nelle parrocchie! E così ogni Salmo è fatto nella sua interezza a ogni Vespro, e ogni pezzo di poesia liturgica che è contrassegnato da un numero di tono è cantato in quel tono, ma non nella modalità economica (in termini di tempo) dei toni “abituali” (“Obikhod”) ma in rielaborazioni immaginose e spesso lunghe di tali toni fatte da compositori per i quali la composizione, e non il contenuto, è la focalizzazione primaria. Le parrocchie sono tanto abituate a offici del Vespro così elaborati che, quando passano alla Veglia e la iniziano con quella sorta di Vespro lo ritengono troppo lungo ed estremamente ingombrante.

Spero che questo piccolo saggio possa incoraggiare alcuni a considerare e possibilmente a re-introdurre o a introdurre la Veglia nella vita parrocchiale. Un’ordinaria Veglia parrocchiale al sabato sera dovrebbe “ordinariamente” durare da un’ora e mezza a un’ora e quaranta minuti. Non è un’offerta di tempo in chiesa troppo lunga.

Los Angeles, 2004

 

UN MODO ACCETTABILE DI SERVIRE LA VEGLIA DI TUTTA LA NOTTE

IN UNA PARROCCHIA AL SABATO SERA

 Del vescovo Tikhon

La Veglia di Tutta la Notte è prescritta per essere servita alla sera (secondo il Tipico, “dopo il tramonto del sole”). Prima dell’inizio della funzione suoniamo il Blagovest (annuncio) [2], lentamente e deliberatamente; vale a dire, una campana è suonata dodici volte, e ogni volta si legge il Salmo 50, oppure si legge il salmo 118 durante l’intero Blagovest. Dopo un breve intervallo di silenzio il(i) campanaro(i) suona(no) il Trezvon. [3] La prescrizione della lettura dei salmi dà un’indicazione di quanto lentamente si dovrebbe suonare il Blagovest. Il prete si riveste di epitrachilio e felonio. Il diacono, ricevuta la benedizione dal prete, si riveste di sticario e orario. Prete e diacono fanno tre inchini alla tavola dell’altare. Si aprono la cortina e le porte sante. Il diacono dà il turibolo al prete, e prende la candela del diacono. Va dietro la tavola dell’altare, e prete e diacono iniziano a incensare la tavola sui quattro lati e tutto il santuario. Dopo l’incensazione del santuario, il diacono esce dalle porte sante sulla solea, e rivolto a occidente esclama “Alzatevi!”, Quindi, rivolto verso l’altare, aggiunge, “Signore, benedici!” [4], rientra nel santuario dietro la tavola dell’altare, rivolto al prete. Il prete, facendo il segno della croce con il turibolo, esclama, “ Gloria alla santa, e consustanziale, e vivifica, e indivisa Trinità, in ogni tempo, ora e sempre e nei secoli dei secoli.” Il coro risponde, “Amen.” Il clero intona o canta i quattro versi, “Venite, adoriamo il Re, nostro Dio.” [5] Di solito tutto il clero si unisce nel cantare questi versi. [6] Il coro canta “Benedici, anima mia, il Signore,” con i suoi tre ritornelli: “Benedetto sei tu, Signore”, “Mirabili sono le tue opere, Signore”, e “ Gloria a te, Signore, che hai creato tutto.” [7] Durante il canto del salmo, il prete e il diacono fanno un’incensazione completa del tempio: il lato meridionale dell’iconostasi iniziando dall’icona del Salvatore, quindi il lato settentrionale dell’iconostasi iniziando dall’icona della Madre di Dio, i cori a sud e a nord, il popolo (dalla solea), quindi il resto delle icone nel tempio e, tornato alla solea, le icone del Salvatore e della Theotokos. [8] Rientrati nel santuario incensano di fronte alla tavola dell’altare, quindi si incensano l’un l’altro. Il diacono dà il turibolo e la candela a un ponomar [9], chiude le porte sante, attende la fine del salmo, bacia la tavola dell’altare, fa un inchino al prete dall’angolo sud-est della tavola dell’altare, ed esce dalla porta settentrionale sulla solea per intonare la Grande Litania. Il prete legge le preghiere del Lucernale. [10] Dopo che il prete ha intonato l’esclamazione alla fine della Grande Litania, ci sono i Catismi del Vespro. Il Catisma “Beato l’uomo” è diviso in tre antifone. La prima antifona, come prescritto, si canta in Tono ottavo – che è lo stesso tono solenne in cui si canta il salmo introduttivo, e la prima antifona si canta con il ritornello “Alleluia” dopo ogni verso (le sole altre occasioni per cantare un salmo con questo ritornello sono il Polieleo, e, talvolta, il 17° Catisma.) Nei modelli “Znamennij” e “Greco” l’Alleluia si canta una volta per ogni verso; nel modello ”Kievano”, tre volte. (Al Vespro separato, ma non alla Veglia, ogni stasi di un Catisma è seguita da una Piccola Litania. Le esclamazioni sono: “Poiché tua è la sovranità,” “Poiché tu sei Dio buono e amico degli uomini”; e “Poiché tu sei il nostro Dio”.) “Signore, a te ho gridato” è cantata nel tono corrente dell’Ottoico [11], e i versi dei Salmi 140 e 141 sono in retto tono fino al verso: “Togli dal carcere l’anima mia” [12]. I versi sono “su 10”, Gloria – la Stichira del santo, se ce n’è una, E ora - il Dogmatico del tono corrente. Durante il canto di “Signore, a te ho gridato…” [13] il diacono fa un’incensazione completa del santuario e dell’intera chiesa. [14] A “E ora”, si aprono le porte sante e si fa l’ingresso. Il prete e il diacono, che regge il turibolo nella mano sinistra, fanno due inchini davanti alla santa mensa, la baciano, fanno un altro inchino, il prete benedice il turibolo su richiesta del diacono, e questi lo trasferisce alla mano destra, si inchinano l’un l’altro, lasciano il santuario passando al trono alto ed escono dalla porta settentrionale (passando davanti al trono alto, vi si inchinano.) Di fronte va il ceroferario, dietro a lui il diacono con il turibolo, infine il prete. Il ceroferario guida il prete e il diacono al luogo immediatamente di fronte alle porte sante, quindi prosegue fino ai piedi dell’ambone e si volge a oriente. Il prete si ferma in mezzo alla solea davanti alle porte sante. Il diacono sta di fronte a lui, ma un poco a destra, vicino all’icona del Salvatore. Si fa il segno della croce, con un inchino, e quindi si inchina al prete che ricambia l’inchino. Il diacono incensa verso oriente, e verso le icone del Salvatore e della Madre-di-Dio, e quindi incensa il prete. Poi, tenendo l’estremità del suo orario con tre dita della mano destra e il turibolo nella sinistra, sta rivolto verso il prete e dice sotto voce, “Preghiamo il Signore”. Il prete, anche lui sotto voce, legge la preghiera: “A sera, al mattino e al meriggio”. Dopo questa preghiera il diacono, indicando con l’orario a oriente dice al prete, “Benedici, presule, il santo ingresso.” Il prete, benedicendo con la mano verso oriente, dice, “Benedetto l’ingesso al tuo santuario,…” Il diacono incensa verso il prete, ritorna alla sua precedente posizione, e attende la fine del Dogmatico. Dopo il Dogmatico, il diacono va al centro delle porte sante, eleva il turibolo e fa il segno della croce, intonando: “Sapienza! In piedi!”

Il coro canta “Luce radiosa”. Il diacono entra nel santuario e incensa la santa mensa e il trono alto, e restituisce il turibolo. Il prete bacia la piccola icona del Salvatore sul lato delle porte sante, e benedice con la mano il ceroferario. [15] Quest’ultimo, avendo ricevuto la benedizione, ritorna immediatamente nel santuario per prendere il turibolo dal diacono. Il prete bacia l’icona della Madre di Dio sull’altro lato, entra nel santuario, bacia la santa mensa e va al trono alto passando sulla destra della santa mensa. A questo punto il diacono, terminata l’incensazione, va al trono alto assieme al prete, ed entrambi si inchinano al luogo alto, poi si inchinano l’uno all’altro, poi si voltano verso il popolo. Il diacono sta presso il trono alto all’angolo nord-est della santa mensa. Quando termina l’inno “Luce radiosa”, il diacono intona, “Stiamo attenti”. Il prete: “Pace a tutti”. Il diacono: “Sapienza! Stiamo attenti. Prochimeno [16] del Tono sesto. Il Signore regna…” etc., e quindi i versi. Al termine del Prochimeno, il prete e il diacono si inchinano al trono alto, poi l’uno all’altro, e il diacono chiude le porte sante, va attraverso la porta settentrionale sulla solea e intona la Litania di supplica intensa, “Diciamo tutti…”. Il prete sta al proprio posto di fronte alla santa mensa. Dopo la Litania intensa, il prete dice l’esclamazione, “Poiché tu sei un Dio misericordioso”. Il lettore dice: “Rendici degni…”. Il diacono, “Completiamo la nostra preghiera della sera...”. L’esclamazione: “Poiché tu sei un Dio buono,” e “Pace a tutti.” Diacono: “Inchiniamo...” Il prete legge la preghiera in segreto ed esclama, “Sia benedetto e glorificato il potere del tuo regno…”. Segue, in alcuni luoghi, la Litia. [17] L’uscita per la Litia si fa durante il canto dei versi della Litia per il tempio. Secondo la pratica consueta, si aprono le porte sante, e il prete e diacono vi escono attraverso, il diacono con il turibolo. I ceroferari, usciti sulla solea, s’inchinano al prete mentre si allontana dalla tavola dell’altare, e lo precedono con le loro candele fino al nartece (o all’estremità occidentale) [18] del tempio. Il diacono rimane indietro sulla solea e incensa [19] le icone dell’iconostasi, il rettore, i cantori, i fedeli, e quindi va alla parte occidentale del tempio, presso i ceroferari, incensa il prete, restituisce il turibolo, e quando i versi della Litia giungono alla conclusione pronuncia le petizioni della Litia: “Salva, o Dio, il tuo popolo…”, etc. Il candelabro (o i candelabri) è posto a est del clero, al centro, durante le petizioni della Litia.

Alla prima petizione della Litia il coro canta “Kyrie eleison” 40 volte; alla seconda 30 volte; alla terza 50 volte; alla quarta e quinta 3 volte ciascuna. [20] Il prete, “Esaudiscici...” Il coro, “Amen”. Il diacono: “Inchiniamo…”. Il prete “Sovrano abbondante di misericordie…”. La Litia si conclude. Il coro canta i versi degli Apostichi. Il clero si porta al centro del tempio, al tavolino sul quale è posto un recipiente con cinque pani, grano, vino e olio, per la benedizione. Il contenitore del vino sta alla destra dei pani, quello dell’olio alla sinistra. Il prete solleva il pane centrale e fa il segno della croce sugli altri quattro pani toccandoli con il pane che ha in mano, e quindi lo ripone. Se i contenitori del grano, vino e olio hanno i coperchi, il diacono li rimuove. Dopo gli Apostichi il coro: “Ora congeda il tuo servo, Sovrano…”, [21] Trisagio, “Padre nostro”. Il prete: “Poiché tuo è il regno”. Il coro: “Amen” e per tre volte il Tropario di congedo: “Madre-di-Dio Vergine gioisci”. Il diacono ottiene la benedizione del turibolo dal prete e quindi incensa tre volte attorno al tavolino, quindi il prete (se servono due o più preti, il diacono incensa solo il rettore) e il lato frontale del tavolino. Durante l’incensazione, diacono e coro devono controllare i loro tempi in modo che il diacono non debba fare lunghe pause né correre. Dopo la fine del Tropario, il diacono intona: “Preghiamo il Signore”. Il rettore: “Signore Gesù Cristo, Dio nostro, tu nel deserto hai benedetto i cinque pani...” Quando giunge alle parole “Tu stesso benedici” indica i pani, “questi pani”, quindi indica (ma non benedice con la mano) [22] grano, vino e olio mentre dice , “il frumento, il vino, e l'olio”. [Quando, tuttavia – come è consueto – la Veglia si serve senza la Litia e la benedizione dei pani, il coro canta il primo degli Apostichi. Il lettore legge il resto degli Apostichi, e quindi il coro canta “Ora congeda il tuo servo, Sovrano…” Quindi il lettore legge le preghiere del Trisagio. Il prete intona l’esclamazione del Padre Nostro, al che il coro canta “Amen”, quindi il Tropario “Madre-di-Dio Vergine gioisci …” per tre volte.]

Il coro canta “Amen”, “Sia benedetto il nome..” tre volte, quindi il Salmo 33, “Benedirò il Signore in ogni tempo” fino al verso 10: “I ricchi sono divenuti poveri e affamati…” Il prete benedice i fedeli dalla solea: “La benedizione del Signore sia su di voi” [23] Quindi c’è un breve Trezvon per l’inizio del Mattutino. I ceroferari portano le loro candele nel santuario, il ponomar porta via il tavolino, e il diacono prende il recipiente con i pani benedetti. Il prete intona la benedizione sulla solea e quindi rientra nel santuario attraverso le porte sante, e le chiude. Il lettore, al centro della navata, tenendo un cero acceso, legge quindi l’Esapsalmo [24], iniziando con “Gloria a Dio negli eccelsi…” Lasciare le porte sante aperte quando il coro canta queste parole di apertura dell’Esapsalmo è una pratica senza giustificazione, così come non c’è giustificazione per aprire le porte durante il canto di “Ora congeda il tuo servo...” [25] Le porte si aprono secondo la pratica accettata al canto del Tropario di congedo e si chiudono dopo la benedizione da parte del prete. Alla fine dei primi tre Salmi dell’Esapsalmo, il prete esce sulla solea e legge le preghiere del Mattutino di fronte alle porte sante, con il capo scoperto.

Ala fine dell’Esapsalmo, il diacono esce dal santuario, e quando il prete termina le sue preghiere del Mattutino fanno entrambi due inchini alla cintola, il terzo l’uno all’altro, e il prete entra nel santuario per la porta meridionale. Il diacono va al suo posto di fronte alle porte sante e intona la Grande Litania. L’esclamazione è, “Poiché a te si addice...” Il diacono: “Dio è il Signore, e si è manifestato a noi” del tono corrente [26] e i suoi versi. Il coro canta “Dio è il Signore” quattro volte, Il Tropario risurrezionale due volte, “Gloria” e il Tropario del santo del giono, se ce n’è uno, “E ora” e il Teotochio nel tono del Tropario del santo; se non c’è il Tropario del santo, allora il Teotochio nel tono corrente. Il coro: “Kyrie eleison”, tre volte. “Gloria al Padre, e al Figlio, e al santo Spirito”. Il lettore: “E ora e sempre...” e quindi intona il Catisma diviso in tre stasi. Piccola Litania, esclamazione. Inni sessionali risurrezionali con il loro Teotochio. Quindi il secondo Catisma nello stesso modo del primo, Piccola Litania e Inni sessionali con Teotochio.

Polieleo. Al Polieleo si aprono le porte sante. Il prete e il diacono fanno una piena incensazione del santuario e dell’intero Tempio. L’incensazione si conclude nel santuario. Dopo aver cantato i versi scelti dai Salmi del Polieleo, si cantano i Tropari che iniziano con “La folla degli angeli…” e il loro ritornello, “Benedetto sei, Signore…”. Piccola Litania. Graduale (“Inno di ascesa”) [27] nel tono corrente, durante il canto del quale il suono di un breve Trezvon annuncia l’approssimarsi della lettura del Vangelo. Il diacono: “Stiamo attenti. Sapienza! Stiamo attenti. Prochimeno del Tono ...” Dopo il Prochimeno, il diacono: “Preghiamo il Signore”. Il prete: “Poiché santo sei tu...”. Il coro: “Amen.” Diacono: “Ogni respiro…” e i suoi versi. Diacono: “E perché siamo resi degni…”, “Sapienza, in piedi! Ascoltiamo...” Il prete: “Pace a tutti”. E quindi il prete annuncia l’evangelista e il Vangelo che sarà letto. Durante la lettura del Vangelo [28], il diacono sta con il suo cero sul lato destro (meridionale). Dopo la lettura, il prete, preceduto da due ceroferari e dal diacono porta il vangelo al centro del tempio e lo pone su un’analoghio. Il coro canta, “Contemplata la risurrezione di Cristo..”, Salmo 50 [29], “Gloria”, “Per le preghiere degli apostoli”, “E ora”, “Per le preghiere della Madre-di-Dio”, “Abbi misericordia di me, o Dio”, “Gesù, risorto dalla tomba”. Il diacono legge la preghiera “Salva, o Dio, il tuo popolo” [30] sulla solea davanti all’icona del Salvatore. Il coro: “Kyrie eleison” dodici volte. Il prete: “Per la misericordia, le indulgenze”. Il coro: “Amen”. Quindi inizia a cantare il Canone, durante il quale di solito si venera il vangelo. La rubrica per la venerazione dell’evangeliario è la seguente: due inchini alla cintola prima di baciare l’evangeliario, e uno in seguito. Durante tutto il tempo della venerazione dell’evangeliario il prete sta a nord-ovest di esso, e benedice individualmente i fedeli dopo che hanno compiuto la venerazione. Alla sua sinistra può stare un diacono, o un servitore, se il prete lo ordina. [Se celebriamo simultaneamente una grande festa, allora l’icona della festa sarà già stata posta nel centro del Tempio, su un analoghio. Al Polieleo il prete, prendendo l’evangeliario, esce verso l’icona con il resto del clero. Il rettore dà candele accese, dategli dal diacono, agli altri preti concelebranti. Il diacono dà quindi il turibolo al prete. Poi il diacono va a stare con il suo cero dietro l’analoghio sul quale sta l’icona, e tutto il clero canta la Magnificazione. Allora prete e diacono iniziano un’incensazione completa, iniziando dall’analoghio. Alla conclusione della lettura del Vangelo ha luogo la venerazione dell’icona, ma l’evangeliario è riportato nel santuario alla conclusione della lettura.] Al termine della venerazione, il prete, preceduto dai ceroferari riporta l’evangeliario nel santuario. Si chiudono le porte sante. Le indicazioni usuali per il Canone sono: Il Canone della Risurrezione con i suoi irmi su 4; il Canone della Croce e della Risurrezione su 3, il Canone della Madre-di-Dio su 3, e quello del Mineo su 4. Il ritornello del primo canone è, “Gloria alla tua santa Risurrezione, o Signore”, quello del secondo, “Gloria alla tua preziosa Croce e Risurrezione, o Signore”. Dopo la terza ode, il diacono intona la Piccola Litania. Esclamazione: “Poiché tu sei il nostro Dio”. Contacio e Inno sessionale del santo. Dopo la sesta ode la Piccola Litania e l’esclamazione: “Tu sei infatti il re”, il Contacio e l’Ico della Risurrezione. Durante l’ottava ode il diacono ottiene la benedizione del prete per l’incensazione, incensa il santuario e il lato destro dell’iconostasi. Dopo la Catabasia dell’ottava ode, il diacono intona davanti all’icona della Theotokos: “Magnifichiamo la Madre-di-Dio e Madre della luce onorandola negli inni.” Quindi incensa quell’icona tre volte [31] e continua la sua incensazione: il resto del lato sinistro dell’iconostasi, il popolo, e le icone in tutta la chiesa. Il coro canta “a gran voice” la nona ode scritturale: “L’anima mia magnifica...”, e “Più insigne...”. Si fa un piccolo inchino a ogni ritornello.

Dopo la nona Ode, la piccola Litania. Esclamazione: “Poiché te lodano tutte potenze dei cieli…” diacono: “Santo è il Signore nostro Dio” e il coro risponde nel tono corrente con due versi. L’Esapostilario risurrezionale, Gloria, L’Esapostilario del santo, E ora, il Teotochio della Risurrezione. Alle Lodi, ci sono versi “su 8.” Al Gloria, il Dogmatico del Vangelo [32] in sequenza, E ora, “Più che benedetta sei tu, o Vergine Madre-di-Dio…” Nel Tipico, la regola dice di cantare questo Teotochio in Tono secondo, che è il più musicalmente gioioso degli otto toni (cantiamo I versi di “Signore, a te ho gridato” alla Natività di Cristo e all’Epifania in questo tono), ma i libri delle note di tradizione slava hanno questo inno con le note per tutti i toni. Le porte sante si aprono all’E ora. Il prete eleva le mani ed esclama: “Gloria a te che ci hai mostrato la luce”. Il coro: Grande Dossologia, seguita immediatamente da uno di due Tropari; per i toni di numero pari: “Risorto dal sepolcro”; per i toni di numero dispari, “Oggi è realizzata la salvezza”. Il diacono intona la Supplica Intensa sulla solea. L’esclamazione è “Poiché tu sei Dio misericordioso…”. La Litania di Supplica. La sua Esclamazione è “Poiché tu sei Dio di misericordia…” Prete: “Pace a tutti”. Coro: “E allo spirito tuo.” Diacono: “Inchiniamo …”. Il prete legge la preghiera segreta. “È da te infatti l'aver misericordia”. Diacono: “Sapienza!” [33] ed entra nel santuario. Il coro: “Benedici!” Prete; “L’esistente è benedetto…” Coro: “Amen. Rinsalda, o Dio, la fede santa e ortodossa dei cristiani ortodossi [34]…” Prete: “Santissima Madre-di-Dio, salvaci”. Coro: “Più insigne” e il resto come di consueto. Dopo il Congedo [35] si chiudono le porte e la cortina. All’Ora Prima, il Tropario della Risurrezione, Gloria, il Tropario del santo, se ce n’è uno, E ora, e il Teotochio dell’Ora. Dopo il Padre Nostro, il Contacio della Risurrezione. Il prete esce sulla solea per l’Esclamazione: “Dio sia indulgente con noi...”. Il piccolo Congedo conclusivo è fatto sulla solea, e il prete benedice con la mano.

 



NOTE

[1] Si potrebbe notare che il Tipico non è seguito in tutti i suoi dettagli in ogni monastero. All’inizio del XX secolo, una “completa” Vigilia di tutta la notte, con tutte le ripetizioni prescritte, fu tentata all’Accademia di Kiev. Durò solo per un breve periodo ed era tanto difficile da eseguire che non è mai più stata tentata.

[2] Blagovest - “annuncio”: un rintocco (di solito lento) di una campana.

[3] Trezvon - “rintocco triplo”: il suono triplice di una breve melodia che di solito oggi include tutte le campane, ovvero, un “Trezvon su tutte”.

[4] All’inizio di tutte le altre funzioni, “Benedici, presule!” è la frase iniziale del diacono. Alla Veglia, tuttavia, il Tipico dice chiaramente, “Signore, benedici!” Nondimeno, in molti luoghi è sorta l’abitudine peculiare di far cantare al coro “Reverendissimo presule, benedici!” se un vescovo è presente a una Veglia, dopo che il diacono ha detto “Alzatevi.”

[5] Tutte le funzioni del ciclo quotidiano, vale a dire, dell’officio, iniziano con le consuete preghiere (Gloria a te, Dio nostro, gloria a Te; Re celeste, etc.). La Veglia, invece, inizia con “Venite, adoriamo.” Così è perché secondo il Tipico, l’Ora Nona e il Piccolo Vespro devono essere compiuti prima dell’inizio della Veglia, pertanto l’inizio consueto non ha bisogno di essere ripetuto a questo punto.

[6] Le istruzioni del Tipico, che dicono di ripetere ogni verso a voce più alta fino all’ultimo verso, che deve essere nella “voce più alta”, sembrano indicare che i versi sono da cantare.

[7] Secondo l’uso parrocchiale, i ritornelli sono cantati in sequenza, piuttosto che inframmezzati all’interno del canto del salmo.

[8] Ci sono alcune variazioni nell’ordine dell’incensazione completa in differenti diocesi e all’interno delle stesse diocesi. Molto spesso la persona che incensa scende dalla solea immediatamente dopo aver incensato verso i cori, incensa le icone e il popolo individualmente nel tragitto intorno al tempio, incensa il popolo dalla solea quando vi è ritornato, quindi si volta a incensare le icone del Salvatore e della Theotokos, e così via.

[9] “ponomar” — un “chierichetto” di qualsiasi età.

[10] Questo è uno dei diversi modi di risolvere il “problema” della lettura delle preghiere del Lucernale. Un altro modo, dopo l’incensazione – durante la quale il coro canta i ritornelli – è di far leggere l’intero salmo da un lettore mentre il prete le preghiere del Lucernale sull’ambone.

[11] La regola è che “Signore, a te ho gridato, ascoltami,” va cantato secondo il tono del primo Tropario che è composto e inserito nell’officio. Al sabato sera, tali primi versi sono invariabilmente dall’Ottoico: perciò, sono nel “tono della settimana” o nel “tono corrente.” Negli altri giorni della settimana, tuttavia, particolarmente se si serve una grande festa, si deve fare attenzione a osservare qual è il tono di quel primo Tropario, che può non essere dall’Ottoico, ma dal Triodio o dal Mineo, e quindi NON il tono della domenica.

[12] Nella maggior parte delle parrocchie, a questo punto, i Salmi interi si leggono solo durante la grande Quaresima.

[13] NOTA: Anche se ogni versione esistente del Salterio in inglese traduce questi versi si salmo al passato o al passato prossimo, in accordo con il testo originale greco o slavonico, molte, o perfino la maggior parte delle parrocchie che usano l’inglese in America, soprattutto nella Chiesa Ortodossa in America, usano la nuova e inaccurata traduzione: “Signore, a te chiamo, ascoltami..” Non c’è ragione di continuare una cattiva pratica, solo perché è una cattiva pratica abituale.

[14] La benedizione del turibolo si richiede come segue: Il diacono solleva il turibolo con la mano sinistra, afferra la sezione di fondo, e gira il turibolo, aperto, verso il prete. Il diacono dice, “Benedici, presule, il turibolo. Preghiamo il Signore. Kyrie eleison.” Il prete, benedicendo o inserendo i grani d’incenso, dice, “Ti offriamo l'incenso, Cristo Dio nostro, in odore di fragranza spirituale …”

[15] I preti dovrebbero notare che è il ceroferario che è benedetto a questo punto, non il popolo; perciò, quando non c’è un ceroferario, non c’è alcun bisogno di girarsi verso occidente durante questa sequenza.

[16] Si noti che il Prochimeno al Vespro NON è un Prochimeno “della sera”. Non esiste una cosa del genere. I Prochimeni per il Vespro sono elencati nell’Orologio, e chiaramente elencati come “Prochimeni del giorno”. Allo stesso modo, il Tipico dà indicazioni che a questo punto sia intonato il Prochimeno del giorno.

[17] Nella maggior parte delle chiese parrocchiali, La Veglia del sabato sera non include la Litia con la benedizione dei pani.

[18] La “Litia” era considerata una preghiera molto seria, che permetteva la partecipazione di tutti, inclusi i catecumeni e quelli che erano sotto penitenza; perciò, era frequentemente servita all’esterno. Le istruzioni del Tipico prevedono chiaramente che l’intera congregazione esca a occidente davanti al clero per la Litia, anche se oggi questo si fa raramente.

[19] Secondo il Tipico, l’uscita per la Litia si fa attraverso la porta settentrionale, verso il nartece, e qui il diacono incensa le icone locali, il rettore e i cantori, e quindi pronuncia le petizioni della Litia. L’incensazione del santuario alla Litia non è prevista.

[20] Nella pratica corrente, alle prime tre delle cinque petizioni si risponde con 12 ripetizioni, e alle ultime due con 3 ripetizioni di “Kyrie eleison.”

[21] Questo inno, il “Nunc dimittis”, è universalmente cantato dal coro alla Veglia, anche se il Tipico prescrive che sia letto, come di solito avviene al Vespro servito separatamente dalla Veglia.

[22] Il prete, avendo chiesto la benedizione del Signore (“Tu stesso benedici”), non interpone la propria benedizione.

[23] Dato che la distribuzione del pane si faceva un tempo durante il Salmo, e il prete benediceva i fedeli alla sua conclusione, non c’è ragione perché il prete non rimanga (o non esca) sulla solea durante il Salmo, dando la benedizione alla sua conclusione.

[24] L’Orologio indica che si deve tenere un complete silenzio per questi Salmi che, sotto questo aspetto, vanno considerati allo stesso livello di venerazione del santo Vangelo. Si dice che durante il Vangelo il Signore ci parla, mentre durante l’Esapsalmo noi parliamo al Signore. Non ci possono essere movimenti o rumori. Di fatto, l’Orologio indica specificamente che non ci siano inchini tra i primi tre e i secondi tre Salmi per questa ragione: per mantenere il solenne silenzio perché i Salmi siano intonati e ascoltati.

[25] Nondimeno, la pratica di lasciare le porte aperte mentre il coro canta (spesso in melodie da concerto) i versi di introduzione ai sei Salmi (Esapsalmo) nell’occasione della Natività di Cristo è molto radicata nelle aspettative del direttore del coro, del coro e dei fedeli nella maggior parte delle parrocchie russe.

[26] “del tono corrente” significa secondo il tono del primo Tropario da cantare, che alla domenica (ma non necessariamente nei giorni feriali) è il tono del Tropario risurrezionale di congedo.

[27] Molto spesso, il Graduale e la Litania che lo precede sono omessi dal Mattutino a una Veglia della Risurrezione, così come l’Ipacoe e l’Inno sessionale (Sedalen).

[28] Gli undici Vangeli della Risurrezione vanno letti con l’evangeliario posato sulla santa mensa, che rappresenta la tomba dalla quale fuoriesce la luce della risurrezione. In tutte le altre veglie l’evangeliario si porta fuori e si legge al centro della chiesa. In molti luoghi è sorto il costume di portare l’evangeliario al centro anche a una Veglia della risurrezione, come se non fosse possibile udirlo mentre chi lo legge dà la schiena ai fedeli. Naturalmente ciò è del tutto falso, dato che ben poche parole di tutte le funzioni sono mai lette di fronte al popolo.

[29] Il Salmo 50 a questo punto è spesso omesso tranne nel tempo della Grande Quaresima.

[30] Se è stata fatta la Litia, allora questa lunga colletta si omette abitualmente al Mattutino, e si mantiene solo l’esclamazione da parte del prete.

[31] In alcune parrocchie, il diacono o prete incensa l’icona della Theotokos durante l’intero primo verso del Magnificat, compreso il “Più insigne…”

[32] Ci sono undici di questi Dogmatici del Vangelo, che corrispondono in ordine e contenuto agli undici Vangeli della Risurrezione. Si trovano nell’Ottoico, di solito accanto agli undici Esapostilari, i quali hanno a loro volta testi corrispondenti.

[33] Era consuetudine, almeno fino alla metà del ventesimo secolo, che il diacono intonasse “Sapienza” esattamente mezzo tono più alto, e che il coro aggiustasse si conseguenza il suo tono. Oggi, apparentemente per il declino della competenza musicale tra i moderni, e un nuovo accesso di persone sorde ai toni nei ranghi del diaconato, è caduto in desuetudine.

[34] A causa di una confusione del russo con la grammatica dello slavonico ecclesiastico, poiché in russo i nomi al plurale di esseri animati maschili hanno terminazioni al genitivo pari all’accusativo (“oggettivo”), e poiché “cristiani ortodossi” (православных христиан) in questa stanza ha tali terminazioni genitive, qualche traduttore ha desunto che il caso fosse accusativo (oggettivo). Non è così. Nello slavonico ecclesiastico, una terminazione genitiva indica il genitivo, mentre l’accusativo plurale (anche per nomi di oggetti animati maschili) ha le stesse terminazioni del nominativo, non del genitivo. Così, in questa stanza, “cristiani ortodossi” è al genitivo, e quindi dovremmo cantare “della fede ortodossa DEI cristiani ortodossi”, e NON “e i cristiani ortodossi”.

[35] I fedeli non sono benedetti durante o al termine di questo congedo del Mattutino, ma il prete si limita a segnarsi. La benedizione con la mano da parte del prete (che è la benedizione ai fedeli per lasciare il tempio) si dà solo alla fine dell’Ora prima.

 

 
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