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  I giorni in cui (non) si possono celebrare i matrimoni

ieromonaco Petru (Pruteanu)

dal blog teologie.net

1 agosto 2014

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Anche se ho trattato questo argomento anche nello studio storico-liturgico sul rito matrimoniale, il problema dei giorni in cui (non) si celebrano i matrimoni rimane aperto.

Come è noto, il matrimonio non può essere celebrato nei giorni e periodi di digiuno [benché il canone 52 di Laodicea parli solo della Grande Quaresima], ma neppure quando la Chiesa si trova in giorni o periodi festivi quali: le vigilie e i giorni delle Feste del Signore, la Settimana Luminosa [cfr canone 66 di Trullo] e il periodo tra la Natività e l'Epifania (per analogia con la Settimana Luminosa).

Naturalmente, il giorno più appropriato per celebrare il matrimonio è la domenica, quando la coppia ha l'opportunità di comunicarsi al corpo e al sangue di Cristo. Per quanto riguarda gli altri giorni della settimana, ci sono approcci diversi all'interno delle Chiese autocefale e la situazione nella Repubblica di Moldova è decisamente difficile, perché sul suo territorio si incontrano due grandi tradizioni liturgiche: quella russa e quella romena. Non di rado, la critica che "i russi fanno i matrimoni al venerdì" o "i romeni fanno i matrimoni al sabato " hanno condotto alcuni giovani a dubitare della validità del matrimonio, e dell'eventuale divorzio, così a volte viene "spiegato da sacerdoti dalla parte avversa", attribuendo l'invalidità al fatto che si sono sposati "in un giorno vietato".

Qui di seguito, consideriamo la situazione classica, quando il matrimonio e la festa di nozze (con tutto ciò che essa comporta) si fanno nello stesso giorno, perché nei i casi in cui il matrimonio e la festa di nozze si fanno in date differenti o persino in anni differenti, difficilmente si possono formulare regole generali, anche se tali situazioni avvengono sempre più spesso. Inoltre, [1] l'atto civile del matrimonio, [2] il matrimonio e [3] la festa di nozze sono tre elementi che formano un insieme e il loro ordine non può essere modificato se non in casi eccezionali. Quindi, la festa di nozze dovrebbe essere l'espressione della gioia di una coppia che ha ricevuto la benedizione di Dio, dopo aver precedentemente espresso anche l'impegno civile di sposarsi. Se si fa prima la festa di nozze e poi il matrimonio, ne consegue che i giovani celebrano ciò che non hanno ancora ricevuto, e se la festa si fa un certo tempo dopo il matrimonio, allora non è più un'espressione di gioia per una benedizione celeste (di cui ci si è già dimenticati), ma una celebrazione strettamente mondana senza alcun senso spirituale, fatta solo per il cibo, le bevande, il denaro e tanto, tanto orgoglio...

Torniamo ora ai giorni in cui (non) si celebrano i matrimoni, e quindi, implicitamente, nemmeno le feste di nozze. Per esempio, i matrimoni nella Chiesa russa sono ammessi il mercoledì e il venerdì, ma non sono consentiti il martedì e il giovedì, perché questo farebbe sì che la coppia consumi il matrimonio alla vigilia di un giorno di digiuno. Bisogna ricordare che la Chiesa russa calcola il digiuno sponsale secondo il giorno liturgico (cioè a partire dai Vespri) e il digiuno alimentare secondo il giorno astronomico (cioè a partire dalla mezzanotte), una differenza sconosciuta in altre Chiese.

Per la maggior parte, le Chiese ortodosse locali, tra cui quella romena (ma anche quella georgiana, anche se questa è stata a lungo sotto l'influenza della Chiesa ortodossa russa), permettono i matrimoni al martedì e al giovedì, tuttavia non li consentono al mercoledì e al venerdì proprio perché sono giorni di digiuno, e il Canone Apostolico 69 dà al mercoledì e al venerdì la stessa importanza della Quaresima. Fare feste di nozze in questi giorni porterebbe alla violazione del digiuno da parte di tutti gli ospiti alle nozze, cosa che è peggio di un rapporto di una coppia al mercoledì o al venerdì (per esempio la consumazione delle nozze può aver già avuto luogo molto tempo prima e la coppia potrebbe non compierla alla sera della festa delle nozze, oppure la consumazione iniziale del matrimonio può essere tollerata canonicamente [cf 1 Cor 7:5], e la Chiesa non ha mai messo in discussione il diritto della coppia alla "luna di miele"). I greci sono i più liberali in materia e celebrano matrimoni quasi ogni giorno, inclusa la Settimana Luminosa, evitando soltanto i periodi più aspri di digiuno.

La maggior parte delle domande sul giorno delle nozze appare in connessione con il giorno di sabato. Non esistono regole canoniche che vietano il matrimonio al sabato, ma celebrare un matrimonio in questo giorno porta quasi inevitabilmente all'assenza di tutti gli ospiti delle nozze alle funzioni domenicali della Chiesa. E sorge spontanea la domanda: perché gli sposi vogliono la benedizione della Chiesa, se poi il giorno dopo il matrimonio violeranno una delle principali regole della Chiesa, che è quella di andare alla funzione della domenica? Alcuni però dicono che gli invitati alle nozze non sarebbero comunque andati in chiesa, in modo da poter svolgere il matrimonio. Ma in questo caso, sarebbe bene che gli sposi non dessero a nessuno un'occasione di peccato, soprattutto perché hanno appena espresso il desiderio di vivere secondo la volontà del Signore e hanno chiesto la sua benedizione. Se un ospite alle nozze non va in chiesa, si assume la responsabilità per la sua pigrizia e incredulità, ma non dovrebbe trasferire questa responsabilità agli sposi, dei quali "per rispetto" non poteva rifiutare l'invito. Un vero cristiano, non importa quanto rispetto abbia per gli altri, ha ancora più rispetto per Dio e la sua Chiesa. Anche il matrimonio non può essere una scusa per la mancanza alla Liturgia della domenica, perché ciò significherebbe considerare le nozze di Giovanni con Maria più importanti delle "nozze" di Cristo con la sua Chiesa.

Così, alla fine, un matrimonio si potrebbe fare al sabato, a condizione che la festa di nozze finisca prima di mezzanotte e tutti vadano in chiesa il giorno dopo. Ma poiché questo è altamente improbabile, la cosa migliore sarebbe celebrare tutti i matrimoni solo la domenica – prima, subito dopo o anche uniti con la Divina Liturgia – in modo da evitare ogni problema legato alla violazione del digiuno o all'assenza alla Liturgia domenicale, e per far tornare il matrimonio all'aspetto misterico che aveva un tempo, quando gli sposi si comunicavano obbligatoriamente al corpo e al sangue del Signore (se non avevano impedimenti).

Tuttavia, un'altra domanda sorge spontanea: si riuscirà a sposare tutte le coppie solo nei giorni di domenica? Penso che se la coppia si sposasse nella propria parrocchia di origine (di entrambi o di uno di loro), e i sacerdoti non incoronassero coloro che non sono pronti a ricevere questo grande mistero, la pianificazione dei matrimoni nelle parrocchie (insieme con la prima catechesi dei giovani) non sarebbe un problema, anche se si effettuassero per la maggior parte alla domenica, come da tradizione nella Chiesa ortodossa. Ma se la coppia cerca "chiese e monasteri da VIP" in cui le foto risultino più belle, certamente non si preoccuperà se alcuni sacerdoti accorciano drasticamente la funzione o non fanno catechesi e non parlano loro della comunione ai santi misteri. Talvolta si arrabbiano pure, quando si dice loro di fare le cose secondo le regole della Chiesa e non come vogliono loro. E allora perché sposarsi in chiesa? La scelta del giorno "giusto" del matrimonio è importante, ma non garantisce un "successo nel matrimonio" se i giovani non vogliono vivere tutta la vita secondo la volontà del Signore e in stretta connessione con la Chiesa. Naturalmente, conta molto il tempo e la qualità dell'inizio, ma è ancora più importante la lotta di tutta la vita e soprattutto una "fine cristiana"...

P. S. L'ideale sarebbe avere un'unità a questo proposito, ma finché non sarà raggiunta, ciascuno deve seguire le regole della Chiesa locale. Temo che nemmeno il Sinodo pan-ortodosso in programma per il 2016 affronterà questo tema e ognuno rimarrà con le proprie argomentazioni e usanze.

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