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  Riflessioni sulla "Liturgia battesimale"

dell'arciprete Konstantin Bufeev

Blagodatnyj Ogon'

11 settembre 2011

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Lo scopo della pubblicazione di questo libro è stabilire nella mente del lettore l'intera procedura.

(Nikolai Gogol', "Riflessioni sulla Divina Liturgia")

1.  Un rito "insolito"

Nelle librerie ortodosse e nelle riviste online si è diffusa una pubblicazione ufficiale della chiesa: il cosiddetto "rito della liturgia battesimale" edito dall'Istituto Teologico Ortodosso San Tikhon nel 2002 con la benedizione del Patriarca Alessio II. Tuttavia, sua Santità il patriarca non ha mai celebrato questo rito, ed è poco probabile che si sia familiarizzato attentamente con esso.

Il "rito" è realizzato in slavonico ecclesiastico e, come suggerisce il nome, mette insieme due ordini – quello del Battesimo e quello della Divina Liturgia. La maggior parte del testo è di grandi dimensioni, e comprende diverse pagine ricopiate dall'Eucologio e dallo Ieratico. Tuttavia, questo non esclude dal "rito" una grande quantità di assurdità e contraddizioni.

La pubblicazione del nuovo rito è accompagnata da "riferimenti storici". In essi, scrivono gli autori, "la celebrazione della liturgia battesimale oggi a molti può sembrare in qualche modo insolita" (p. 109).

Infatti, né oggi, né nel millennio dopo il battesimo della Rus' era stata ancora compiuta una simile funzione nella Chiesa russa. Inoltre, nulla di analogo al rito proposto è mai stato composto dai santi maestri liturgisti della Chiesa universale: né da san Basilio il Grande, né da san Giovanni Crisostomo, né da san Gregorio il Dialogo.  

Nella scienza teologica, non esiste nemmeno una cosa come la "liturgia battesimale". Non è mai stata insegnata in alcun seminario teologico (forse è insegnata all'Istituto Teologico Ortodosso San Tikhon, dove è stato inventato questo rito). Questo termine è un'invenzione del XX secolo, un neologismo assurdo.

Il rito modernista in questione non sembra solo "insolito", ma completamente ignorante e analfabeta in termini di tradizione liturgica ortodossa.

Nonostante ciò, questo "rito" è già compiuto in pratica da singoli vescovi e sacerdoti (in particolare nella chiesa battesimale domestica della parrocchia di San Nicola in Kuznetsy a Mosca). Sembra che questo testo non sia mai stato sottoposto ad alcuna seria discussione critica. Può essere così perché  questo rito liturgico di nuova creazione è visto da molti come "normale", "ortodosso", "tradizionale" (oltre che, se si crede agli autori, "benedetto"!).

Purtroppo, una più approfondita conoscenza di questo "rito" dimostra che non è affatto così.

2.  Mancanza di analogie con la "liturgia battesimale" nelle sacre Scritture

Il Vangelo mostra che i sacramenti del Battesimo e dell'Eucaristia sono stati istituiti dal Signore Gesù Cristo. Allo stesso tempo, in nessun luogo del Nuovo Testamento si dice esplicitamente di ospitare assieme questi riti divini. Forse è per questo che gli autori del "rito della liturgia battesimale" in esame non cercano di dimostrare la sua legittimità con riferimenti alle sacre Scritture.

Questo non è sorprendente, dal momento che anche per il luogo in cui compiere questi sacramenti vi sono esigenze diverse. Infatti, per l'attuazione del battesimo era necessario il Giordano – un luogo dove c'era molta acqua (Gv 3,23). Per la Cena Mistica i discepoli di Cristo dovevano trovare una grande sala ammobiliata e preparata (Mc 14,15).

Questo fondamento evangelico fu previsto come prototipo nelle storie di fondazione di tutte le Chiese locali. Per il battesimo dei kievani era adatto il Dnepr, e per la comunione del popolo della Rus' appena illuminato si rese necessaria la costruzione della chiesa di Santa Sophia.

Indubbiamente, gli apostoli battezzavano e tenevano la comunione. Ma nel libro degli Atti non si parla mai della realizzazione di questi grandi misteri nello stesso tempo. Così, il carceriere di Filippi fu battezzato da Paolo e Sila, ma non ricevette la comunione subito dopo: e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio (At 16,33-34). Vediamo che il pasto (molto probabilmente quello eucaristico!) ebbe luogo in seguito, perché dal luogo del suo battesimo, il proprietario portò gli apostoli nella propria casa, cosa che richiese un certo tempo.

Certamente non fu un battesimo liturgico quello dell'eunuco etiope da parte dell'apostolo Filippo: e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito Santo scese sull'eunuco; un angelo del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino (At 8,38-39). L'angelo di Dio non permise un proseguimento eucaristico del mistero del battesimo.

Di esempi simili se ne possono trovare molti negli Atti degli Apostoli. Invece non troviamo Prefigurazioni della "liturgia battesimale" nelle sacre Scritture.

3.  Mancanza di analogie con la "liturgia battesimale" nella storia

Gli autori del nuovo rito scrivono sul battesimo: "L'unione di questo sacramento con la Liturgia era normale, una pratica ordinaria nei tempi antichi" (p. 109). "A conferma" di questo pensiero parlano di alcune prove da antiche fonti ecclesiastiche.

Tuttavia, questa argomentazione si basa su una menzogna. Parlando l'esistenza di un antico singolo rito battesimale-liturgico, gli autori stessi di ingannano e inducono in errore il lettore. Tutte le prove citate non dicono che il battesimo nei tempi antichi si svolgeva all'interno della Divina Liturgia o nel tempo della funzione eucaristica – ma piuttosto che dopo il battesimo i nuovi membri per la prima volta partecipavano al mistero del corpo e del sangue di Cristo.

1) "Didache": "Le preghiere al tempo della mensa eucaristica sono poste immediatamente dopo la descrizione del compimento del battesimo "(p. 110).

Quindi, in primo luogo si descrive il battesimo, e "dopo" l'eucaristia.

2) Santo martire Giustino il filosofo: "Una volta lavati (cioè una volta ricevuti il santo battesimo) e quindi creduto e dato il nostro consenso, noi siamo considerati e chiamati fratelli da tutta la comunità... In seguito i fratelli portati dal celebrante partecipano del pane e del calice di acqua e vino "(p. 110).

È evidente che il battesimo non si compie nel corso di una "liturgia battesimale", ma il raduno eucaristico si organizza "dopo", "in seguito".

3) La "Tradizione apostolica", in cui la descrizione del rito del battesimo si conclude con la frase: "Quelli che compiono tutto questo (il rito battesimale), non dovrebbero pregare assieme ai fedeli. Dopo la preghiera, si può dare loro il bacio della pace. E allo stesso tempo (cioè dopo il completamento del rito battesimale) i diaconi possono portare l'offerta al vescovo, ed egli può compiere l'eucaristia "(p. 110).

Anche qui di parla chiaramente dell'inizio della funzione liturgica dopo il completamento della preghiera battesimale. 

Quello che colpisce è che letteralmente tutti gli esempi storici citati dagli autori non confermano, ma piuttosto confutano la loro tesi. Vediamo che la "Didache" e san Giustino il filosofo, e la "Tradizione Apostolica" descrivono lo svolgimento sequenziale e separato di due sacramenti, mentre nel rito della "Liturgia battesimale", gli autori li fondono insieme. Questa fusione era ignota alla Chiesa antica, e di questo parlano le prove dei primi scrittori cristiani.

Indubbiamente, molti riferimenti storici alla celebrazione dei sacramenti nella Chiesa antica parlano del rapporto tra il battesimo e la conseguente partecipazione alla prima Divina Liturgia, come è descritto nel "Corpus Areopagiticum": "In conclusione (alla fine) di tutto il rito il vescovo esorta i battezzati a partecipare alla santa eucaristia" (p. 110).

Ma gli autori della "Liturgia battesimale" non hanno potuto nominare un solo (!) esempio storico di officiature che riuniscono assieme i due grandi sacramenti. Tutte le loro citazioni dagli Eucologi confermano un'idea completamente diversa – che dopo il battesimo e la cresima i cristiani appena illuminati dovrebbero partecipare alla Divina Liturgia.  

Così, nel Grande Trebnik si trova la seguente nota: "il Santo Battesimo deve avvenire prima della Divina Liturgia, e i bambini ricevano la comunione alla Liturgia" (p. 111).

Quale logica contorta deve guidarci, per farci commentare così questa frase: "In altre parole, il compimento della Liturgia battesimale ora compie direttamente le prescrizioni dei libri liturgici esistenti!" (p. 112).

In realtà, questa conclusione degli autori contraddice direttamente le istruzioni del Grande Trebnik (Eucologio). Il Trebnik prescrive al sacerdote di compiere prima in grado di rendere il mistero del battesimo, e dopo, nell'ordine, la Divina Liturgia.

Dalla rassegna storica degli autori si deduce chiaramente la seguente conclusione: di analoghi e prototipi della "Liturgia battesimale", come sviluppata all'Istituto Teologico Ortodosso San Tikhon, la Chiesa Ortodossa nell'antichità non ne conosceva.

4. È mai esistito un rito bizantino della "Liturgia battesimale"?

Gli autori del "rito della Liturgia battesimale" hanno estratto un brano da un Tipico del IX-X secolo. dalla chiesa di Santa Sofia (la Grande chiesa) di Costantinopoli, Dall'analisi del testo, essi concludono che "il Sabato Santo si compiono il battesimo e la cresima assieme con la Liturgia" (p. 113).

Tuttavia, questa conclusione non consegue dalla fonte estratta.

Detti misteri non erano "collegati con la Liturgia" in un solo rito, ma erano prudentemente tenuti separatamente, piuttosto in parallelo o in sincrono. Così, la tradizione bizantina ortodossa conosceva una "Liturgia battesimale", non nel senso che il battesimo si compiva nella Liturgia come parte integrante della funzione – ma nel solo senso che il Sabato Santo alla lettura dell'Epistola e del Vangelo i cristiani neobattezzati facevano il loro ingresso alla Liturgia, dove ricevevano per la prima volta la santa comunione.

Il rito procedeva come segue.

La Divina Liturgia del Sabato Santo (come previsto e applicato nel Tipico) iniziava con il rito del Vespro e continuava fino al "Signore, a te ho gridato". Successivamente, si compiva un solenne "ingresso del patriarca nel tempio, seguito dal Vangelo e dai sacerdoti, e da un grande incensiere e tre candele" (p. 114).

Quindi il servizio liturgico si svolgeva come di consueto – e in assenza dei battezzati. Iniziato senza il patriarca, continuava dopo che questi aveva lasciato temporaneamente l'incontro di preghiera.

Di fatto, il patriarca ascoltava solo la prima lettura dalla Genesi: "E poi il Patriarca scendeva dal trono alto e andava al grande battistero, e cambiava il suo sticario con uno di colore bianco, ed entrava nella stanza dove si trovava il fonte battesimale... e compiva il rito dell'illuminazione del battesimo. In questo tempo nella chiesa si leggevano le altre letture" (p. 114).

Si afferma inequivocabilmente che il battesimo si compiva non nell'assemblea liturgica, ma in una stanza completamente diversa – nel battistero. In questo senso, la liturgia del Sabato Santo non era in alcun modo "battesimale". Proprio durante il suo svolgimento, il Patriarca celebrava (altrove!) il rito del battesimo. E il battesimo stesso non era "liturgico", ma l'ordinario battesimo ortodosso (come quelli menzionati nel nostro Trebnik). Al termine di quest'ordine, i nuovi illuminati insieme al patriarca si riunivano all'assemblea liturgica.

L'apparizione nel tempio del patriarca con i cristiani appena illuminati era certamente notevole, "Quando il patriarca con  nuovi illuminati entrava dalle porte esterne, il secondo dei ceroferari esclamava: "Beati coloro le cui colpe sono rimesse"... Entrando per le porte del santuario, il patriarca si inginocchiava tre volte e faceva l'ingresso" (p. 115). Il salmo 31 si recitava per intero, mentre il patriarca entrava all'altare accompagnato da dodici vescovi.

Ma questa solenne apparizione del patriarca presso l'altare era l'unico inserto "battesimale" nel rito della liturgia del Sabato Santo. Il Tipico della chiesa di santa Sofia a Costantinopoli non menziona alcuna partecipazione speciale da parte dei neo battezzati. Né il Battesimo o né Cresima, né un particolare "ingresso nella chiesa" avevano luogo nel corso della Liturgia.

Quindi, non è mai esistito alcun rito bizantino della "Liturgia battesimale".

5.  Il rito modernista della Chiesa ellenica

Gli autori del "rito della Liturgia battesimale" hanno potuto enumerare un solo rito a questo analogo, che hanno preso come modello – un rito modernista contemporaneo, composto nel XX secolo nella Chiesa ortodossa greca.

Una motivazione caratteristica ha giustificato questo rito rinnovazionista: "A causa della necessità di ripensare il mistero del battesimo a livello comunitario di chiesa, è stata rianimata la pratica dello svolgimento dell'antico rito della liturgia battesimale" (p. 117).

Ricordiamo che stiamo parlando della "rinascita di un antico rito", che non è mai esistito (tranne che nella fantasia dei riformatori ecclesiali).

Siamo convinti che il desiderio di "ripensare" il senso di un mistero ecclesiale contenga in sé un pericolo spirituale. Notiamo inoltre che per i rinnovazionisti "ripensare" significa sempre avviare una "pratica" di nuove riforme liturgiche.

Molte caratteristiche fondamentali dei riti modernisti parlano da sole.

1. "Il santo Battesimo si può eseguire canonicamente durante la Divina Liturgia al posto e invece delle antifone" (p. 117).

A nostro parere, compiere un rito a richiesta "al posto" o "invece" delle antifone liturgiche si può fare solo anticanonicamente, ovvero in violazione dei canoni e del giuramento sacerdotale. Infatti, ogni sacerdote prima dell'ordinazione offre l'impegno, giurando davanti al trono di Dio, "di compiere i servizi divini e i misteri con zelo e devozione secondo il rituale della Chiesa, senza cambiare arbitrariamente nulla". [4]

2. "Poiché a compiere nello stesso momento entrambi questi misteri il rito è notevolmente allungato,... la Divina Liturgia deve essere effettuata secondo le regole, senza canti lunghi ..." (pp 117-118).

Vediamo che i modernisti greci hanno deciso di riunire i riti del Battesimo e della Divina Liturgia, ma si sono trovati di fronte al fatto che il rito che ne consegue "è notevolmente allungato". Questa è la loro grande preoccupazione. Tuttavia, se non avessero riunito cose estranee, non avrebbero dovuto lamentarsi dell'estensione della funzione. Parlare di servizio "secondo le regole" in questo rito modernista lo possono fare solo persone che da tempo hanno abbandonato il servizio secondo il Tipico.

3. "Poco prima della fine del Mattutino, come di consueto, il sacerdote indossa tutti i paramenti (di colore bianco) e compie la Proscomidia. Al tropario del congedo del Mattutino il sacerdote entra con il Vangelo e l'incenso nel Battesimo preparato in precedenza... L'esclamazione "Benedetto il regno" si pronuncia al battistero, con il Vangelo" (p. 118).

Notiamo che nell'uso greco l'uscita al battistero si compie "con l'incenso", che su questo punto è coerente con le istruzioni dell'Eucologio di fare un'incensazione prima dell'inizio del battesimo. Nel rito analogo compilato all'Istituto Teologico Ortodosso San Tikhon, si ricorda solo l'ingresso del Vangelo e della Croce (p. 25).

In tutti gli altri aspetti, vediamo come gli autori del rito greco si siano ritirati dalla prassi liturgica del Tipico: hanno tolto la lettura delle Ore prima della Liturgia, hanno significativamente ridotto il Mattutino, hanno proposto di compiere la Proscomidia "prima della fine del Mattutino", ecc. Per i rinnovazionisti tali distorsioni si producono "come al solito".

Propongono di iniziare la celebrazione della Liturgia davanti al "battistero" ...  (Va già bene che non sia davanti a una piscina ordinaria.)

4 "Dopo la preghiera all'ambone si compiono le preghiere della tonsura e le tonsure, le preghiere delle abluzioni e le abluzioni; esse possono essere lette dopo la funzione o in un giorno successivo, in modo da non allungare il rito, soprattutto è domenica o una festa" (p. 119).

Qui si dice di compiere riti sacerdotali, che si dovrebbe svolgere durante la Divina Liturgia... Ma li si può fare anche "dopo" la funzione... O magari "un altro giorno"... Non facciamo commenti.

A nostro parere, il rito in questione non è degno di valutazioni di lode e di imitazione, ma di aspra critica.

Gli autori del "rito della Liturgia battesimale" dell'Istituto Teologico Ortodosso San Tikhon hanno portato in modo incantato e sconsiderato queste "perle" di creatività liturgica modernista e le hanno coronate con la seguente conclusione: "il rito greco sopra citato collega con garbo l'antica tradizione bizantina e la moderna tradizione liturgica greca, e, quindi, tenendo conto delle differenze tra la pratica greca e russa, può servire come paradigma per il moderno rito russo della Liturgia battesimale "(p. 119).

Come abbiamo visto, la summenzionata "antica tradizione bizantina" è una finzione, e la "moderna tradizione liturgica greca" è un esempio di creatività del rinnovazionismo decadente. Questo è un modello indegno da imitare. Libera, o Dio, la nostra Chiesa da un simile "paradigma" e aiutaci a mantenere la tradizione della pietà dei santi Padri!

6.  Ipertrofizzazione del piccolo ingresso

Gli autori del nuovo rito liturgico nella sezione "guida agli ordinamenti" hanno scritto: "Dal rito proposto di Liturgia battesimale sono assenti le antifone (insieme con tropari e contaci al piccolo ingresso), il cui posto è tradizionalmente occupato dal Battesimo e della Cresima (si veda l'ordine della Liturgia nei giorni in cui è unita al Vespro) "(p. 119).

L'idea dell'inserimento "tradizionale" del Battesimo e della Cresima nella Liturgia è così incomprensibile e assurda che la lasciamo senza commenti.

È vero che nel rito in questione mancano i tropari e le antifone liturgiche – così come l'inno "Figlio Unigenito" e le piccole ectenie.

Di fatto, la "Liturgia battesimale" inizia con il piccolo ingresso. Tutto ciò che si trova nella Divina Liturgia, prima dell'ingresso con il Vangelo, vi è omesso.

Infatti, dopo l'esclamazione iniziale della Liturgia (nel santuario davanti alla tavola dell'altare), "Benedetto il regno..." ancor prima dell'ectenia di pace inizia l'ingresso con il Vangelo: "E subito il sacerdote, preso il santo Vangelo, lo porge al diacono e prende la Croce e il recipiente con il santo miro e si incamminano dalla parte destra della santa mensa, ed escono dalla porta settentrionale, preceduti dalle lampade, andando davanti al fonte battesimale" (p. 25-26).

Proprio in questo modo (tranne per la croce e il miro) è sempre compiuto il piccolo ingresso alla Liturgia.

Tuttavia, rimane da porre una domanda.

Se dall'altare (attraverso le porte regali aperte!) il clero esce con la Croce e il Vangelo, per procedere al rito di consacrazione delle acque all'Epifania – qui si dovrebbe uscire dalla porta laterale diaconale, o si dovrebbe fare una processione solenne dalle porte sante?

Siamo convinti che si debba procedere dalle porte sante, non da quelle laterali. Per analogia si dovrebbe scegliere la chiara prescrizione del Tipico di uscire dall'altare per la consacrazione delle acque alla Divina Liturgia alla vigilia dell'Epifania: "E dopo la preghiera all'ambone procediamo al sacro battistero nel nartece, o al fonte battesimale attraverso le porte regali"(6 gennaio) [3].

In generale, non abbiamo mai visto che alla grande o piccola benedizione delle acque il clero non uscisse dalle porte sante. Senza dubbio, la processione dalle porte laterali riduce la solennità del rito battesimale.

Perché gli estensori del "rito della Liturgia battesimale" hanno deciso di allontanarsi dalla legittima e comune abitudine ortodossa? Ovviamente per cercare di "adattare" il rito del battesimo alla struttura della Divina Liturgia, che viene ad assumere una somiglianza con un piccolo ingresso ipertrofico.

Ma questa idea era insostenibile. Ne hanno sofferto sia il rito battesimale sia il seguente rito liturgico. Quello battesimale – con un'uscita attraverso le porte laterali. Quello liturgico – con l'abolizione delle antifone, beatitudini, tropari, ecc

Di solito è proprio al piccolo ingresso che si danno tutte le onorificenze al clero – come l'elevazione al rango di arciprete, igumeno, ecc. Supponiamo che, a giudizio degli estensori del rito della "Liturgia battesimale" in questione, i catecumeni siano "elevati" al rango di cristiani. Sarebbe logico farlo esattamente al piccolo ingresso. Ma non si capisce perché per questo dovrebbe essere liquidata tutta la parte iniziale della Liturgia prima del piccolo ingresso?

7.  Come ci si può perdere al piccolo ingresso

Gli autori del "rito della Liturgia battesimale" avvertono il lettore: "Si devono notare alcune caratteristiche nell'ordine del piccolo e grande ingresso..." (p. 125).

Infatti, le "caratteristiche", o meglio le assurdità nel nuovo rito non sono poche.

Nel normale rito liturgico il piccolo ingresso è preceduto da una preghiera: "Sovrano Signore, nostro Dio", e dopo i tropari segue il "Trisagio" o "Quanti in Cristo siete stati battezzati" prima dei quali si recita la preghiera sacerdotale "O Dio santo".

Alla "Liturgia battesimale" tutto avviene al contrario. Dopo il completamento della unzione con il miro si legge prima la preghiera "O Dio santo" e si canta "Quanti in Cristo siete stati battezzati" (p. 40-41). Solo dopo il completamento di questo canto si legge la preghiera di ingresso "Sovrano Signore, nostro Dio" e si compie il piccolo ingresso. Nessun tropario è previsto dopo l'ingresso. Ma, stranamente, poi si finisce di cantare "Quanti in Cristo siete stati battezzati".

A nostro parere, una tale inversione (trasformazione) nel rito della Liturgia non è giustificata. I compilatori del rito modernista ne avevano bisogno al fine di creare l'apparenza di una sua coerenza e ragionevolezza, nel momento in cui queste sono assenti. Assicurarsi di questo non è difficile, se si presume che sia iniziata una "liturgia battesimale", ma per qualche motivo un catecumeno non possa ricevere il santo battesimo in tale occasione. In questo caso, la confusione nell'ordine delle letture delle preghiere sacerdotali "Sovrano Signore, nostro Dio" e "O Dio Santo", è ovvia. Diventa evidente l'ignoranza e l'artificiosità del rito in questione.

La distorsione si verifica non solo nella struttura della successione liturgica, ma anche in una sua concettualizzazione simbolica. In ogni modo, la tripla processione circolare dei neo battezzati è diversa da quella del piccolo ingresso con il Vangelo alla Liturgia. Nella prima la gioia pasquale ha carattere di grazia salvifica che esce dalle acque del santo battistero e in forma di processione triplice (così come si è battezzati nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito) con le candele (ma senza il Vangelo!) intorno al fonte battesimale, dove sono stati lavati i peccati umani. Nella seconda si trova una processione simbolica di Cristo per la predicazione del regno dei cieli, accompagnata dall'introduzione all'altare del Vangelo attraverso le porte regali.

Il piccolo ingresso liturgico ha il suo significato simbolico anche in assenza dei battezzati. Questo è prima di tutto l'ingresso del primo celebrante (a immagine di Cristo) attraverso le porte sante dell'altare accompagnato da tutta la Chiesa visibile e invisibile – il clero e gli angeli ("Fa' che con il nostro ingresso avvenga anche l'ingresso dei santi angeli"). Il piccolo ingresso non deve essere fatto attorno al fonte battesimale.

C'è una grande differenza tra il "rito" in questione e la liturgia bizantina del Sabato Santo. Presso i greci, alla Liturgia vi erano due ingressi differenti. Il primo era il solito ingresso con il Vangelo dopo il "Signore, a te ho gridato" (p. 114), e il secondo - quando il patriarca di ritorno dal battesimo rientrava nel tempio al canto del Salmo 31. Gli autori della "Liturgia battesimale" dell'Istituto Teologico Ortodosso San Tikhon hanno combinato insieme questi due elementi diversi nel significato e nel contenuto liturgico.

Secondo il nuovo rito, il battesimo si compie al piccolo ingresso. Secondo l'antico rito bizantino, l'ingresso con il Vangelo era parte della Liturgia, e per compiere il battesimo il patriarca lasciava l'assemblea liturgica. Il ritorno del patriarca insieme ai neo-battezzati (secondo ingresso) aveva luogo senza il Vangelo, senza la croce e senza il miro. Nel nuovo rito modernista, che non distingue questi due ingressi, il percorso dal battistero è accompagnato dalle seguenti raccomandazioni: "E subito il sacerdote, preso il santo Vangelo, lo porge al diacono e prende la Croce e il recipiente con il santo miro" (p. 41).

Così, il piccolo ingresso liturgico appare sovraccarico di riti estranei al suo significato e valore simbolico.

Se al piccolo ingresso si fanno tre giri intorno al fonte battesimale, questo significa solo che i sacerdoti che lo stanno facendo si sono persi.

8.  Incongruenza del grande ingresso

In modo assurdo e strano un'istruzione del "rito della Liturgia battesimale", specifica di fare anche il grande ingresso intorno al fonte battesimale: "E se è possibile, vanno intorno al battistero" (p. 56).

Per il grande ingresso esiste la solea – un luogo appositamente attrezzato per l'ingresso davanti all'iconostasi. L'eccezione è costituita dal Sabato Santo, quando l'ingresso si compie davanti alla sindone del Signore. Ma andare con un calice pieno davanti al battistero – sembra che a questo non avesse pensato nessuno prima d'ora.

In un senso spirituale equivale a correre dal Getsemani o dal Golgota al Giordano.

Gli autori del "rito", come se fossero ossessionati dalla mania di santificare il battesimo mediante il rito liturgico, cercano di renderlo ancora più "eucaristico". Ma questo è zelo non secondo conoscenza. Il battesimo è il mistero di ingresso del cristiano nella Chiesa, corrisponde nel Vangelo all'arrivo del Salvatore al Giordano. L'eucaristia corrisponde a una storia molto diversa del Vangelo – la Cena Mistica, preparata per i riti divini del corpo e del sangue di Cristo per la sua seguente passione salvifica. Compiere il grande ingresso liturgico attraverso il fonte battesimale significa sconvolgere tutte le pagine del Vangelo e disturbare il rito snello e solenne della Divina Liturgia.

Passare al grande ingresso con il calice eucaristico intorno al fonte battesimale, in ogni caso, è una cosa che non si dovrebbe fare.

Presenta un dubbio l'esclamazione proposta nel "rito" al grande ingresso: "dei sacratissimi metropoliti, arcivescovi e vescovi, di tutto l'ordine rango sacerdotale e monastico, del clero della Chiesa, dei fratelli di questo santo tempio, dei servi di Dio appena illuminati (nomi) e dei loro padrini (nomi), e di tutti voi, cristiani ortodossi, si ricordi il Signore Dio... "(p. 56).

Fisicamente è difficile per un sacerdote che regge un calice pieno di vino, nominare tutti i nuovi battezzati che hanno terminato un ciclo di catechesi cristiana – il cui gruppo può essere composto da decine o addirittura da centinaia. Ancor più difficile è nominare tutti i loro padrini. Quando si battezzano una o due persone non è ovviamente difficile, ma bisogna pronunciare una proclamazione solenne e senza errori, e questo di fronte a una grande quantità di preghiere non è alla portata di ogni prete (e nemmeno di ogni vescovo).

Tuttavia, la questione non è solo la difficoltà di questo requisito, ma soprattutto – quanto sia opportuno spiritualmente. Perché è necessario? Chi e quando ha nominato al grande ingresso tutti i nuovi battezzati per nome, e anche con l'aggiunta dei loro padrini di battesimo? Questo onore nella Chiesa è riservato solo ai vescovi, non ai neofiti.

9.  Confusione con le abluzioni e l'ingresso nella chiesa

Abbastanza sconcertante è l'istruzione nel nuovo rito della "liturgia battesimale", per ciò che dovrebbe avvenire dopo il congedo, cioè, durante la lettura delle preghiere di ringraziamento: "In questo momento i sacerdoti possono compiere le abluzioni del santo miro"(p. 91).

Così le abluzioni del miro si dovrebbero fare dopo il congedo. Tuttavia, i sacerdoti non sono tenuti a compiere le abluzioni, ma "possono" soltanto. Di conseguenza, "i sacerdoti possono non compiere le abluzioni del miro?" Oppure queste possono essere effettuate in un altro momento? Perché non all'ottavo giorno? La perplessità rimane irrisolta (come nel rito modernista greco – p. 119).

Ancor più sconcertante nel "rito della Liturgia battesimale" è l'atteggiamento irriverente verso il rito di ingresso nella chiesa. Gli autori evidentemente non si sono stancati a considerare tale questione.

Se il sacerdote non serve da solo, ma "sono in molti", allora si invita a compiere l'ingresso in chiesa durante l'ectenia di supplica dopo il grande ingresso: "E subito uno dei sacerdoti (se sono molti) esce dalle porte meridionali e compie l'ingresso in chiesa dei neo-illuminati (vedi l'appendice)" (p. 59).

Qui abbiamo assurdità su assurdità. Può un rito ecclesiale dipendere dal numero dei sacerdoti che servono? È consentito effettuare durante la Liturgia un gesto sacerdotale associato con l'ingresso dei piccoli all'altare? Bisogna continuare il rito dell'ingresso nella chiesa oppure interrompere l'ectenia di supplica prima della sua fine, oppure cominciare a cantare il Credo, nonostante l'interferenza?

È delizioso soprattutto il riferimento bibliografico "vedi l'appendice". Stiamo parlando di un testo in lingua russa, che secondo la "Tabella dei contenuti che si trovano in questo libro" (p. 3), si estende da pagina 107 a pagina 121 nella pubblicazione in esame!

In questa "Appendice", in particolare, si afferma: "...il rito dell'ingresso in chiesa non dovrebbe seguire alla comunione ai santi misteri, che porta agli esseri umani la pienezza della comunione con Dio e non richiede supplementi, ma deve precederla. Quindi ci possono essere due opzioni: se alla Liturgia battesimale serve un solo sacerdote, egli può fare l'ingresso dei neo-battezzati dopo aver fatto egli stesso la comunione, ma prima della comunione dei laici (mentre le porte sante sono chiuse); se diversi sacerdoti servono la Liturgia, uno di loro fa l'ingresso nella chiesa subito dopo il Grande Ingresso mentre le porte sante sono chiuse" (p. 120-121).

Gli estensori del nuovo rito della "Liturgia battesimale" non si sono preoccupati di trovare un posto nel rito dell'ingresso in chiesa nel loro capolavoro liturgico. Il "rito" fa riferimento all’"Appendice" (Vedi!). L’"Appendice" dice che il rito dell'ingresso in chiesa "deve precedere" la comunione.

Se fossero esistiti in tempi antichi riti analoghi alla "Liturgia battesimale", anche la soluzione a questo problema "irrisolvibile" dovrebbe essere conosciuta. Nel "rito" in questione il rito dell'ingresso in chiesa non si adatta armoniosamente, vi appare come un corpo estraneo (non avendo nemmeno un suo posto fisso!). Ovviamente, il rito dell'ingresso in chiesa dovrebbe essere tenuto tra il battesimo e l'inizio di una Divina Liturgia (solo, ovviamente, non una "battesimale").

La proposta al sacerdote di condurre il rito dell'ingresso in chiesa "dopo la sua comunione, ma prima della comunione dei laici" può essere considerata come un nonsenso liturgico.

10.  La "liturgia battesimale" e il ciclo giornaliero delle funzioni

Nel compilare la Liturgia battesimale gli autori del "rito" hanno commesso un serio errore liturgico. Questo errore è che nell'invenzione di un nuovo rito liturgico è stata ignorata la questione della distribuzione del ciclo giornaliero dei servizi divini.

Come è noto, il ciclo giornaliero dei servizi divini è definito per ogni giorno dall'ordine della sequenza delle funzioni (in senso stretto, diseguali nei diversi giorni dell'anno ecclesiastico).

Nella pratica comune, spesso si omettono "per debolezza" alcuni servizi del ciclo giornaliero – l'officio di Mezzanotte, la Compieta, le Ore, a volte anche il Vespro e il Mattutino. Ma con questa riduzione delle funzioni un conoscitore competente può specificare quali elementi del ciclo giornaliero sono stati saltati (o sono letti "nelle celle").

Oltre alle funzioni del ciclo giornaliero si tengono altre funzioni, denominati treby (servizi su richiesta). Secondo l'arciprete Gennadij Nefedov, "alla devozione privata è assegnata tutta una serie di funzioni, a seconda delle esigenze personali di ogni cristiano ..." [2, p. 5].

La differenza principale tra i servizi su richiesta e le funzioni regolari è la seguente. I treby sono serviti in aggiunta al ciclo giornaliero delle funzioni e a seconda dei desideri possono essere accorciati o allungati liberamente o omesse senza compromettere il loro ordine. Le funzioni del ciclo giornaliero, al contrario, sono strettamente regolati dal Tipico con la sequenza dei servizi del ciclo giornaliero che non permette distorsioni o difetti.

La Liturgia è uno degli elementi del ciclo giornaliero delle funzioni, il battesimo invece fa parte dei servizi su richiesta.

In vari periodi dell'anno nel ciclo giornaliero delle funzioni la Liturgia può essere omessa o può essere eseguita in collegamento sia ai Salmi Tipici (Obednitsa) o al Vespro. In questo caso, sia i Salmi tipici sia il Vespro sono elementi irrinunciabili di un ciclo giornaliero delle funzioni.

Il Tipico fornisce le seguenti relazioni tra i Salmi Tipici, il Vespro e la Liturgia.

a) I Salmi Tipici e il Vespro in assenza della Liturgia

Ci sono giorni dell'anno eccelsiastico, in cui la sequenza dei servizi non prevede la Liturgia. Questi sono il Venerdì Santo e altri giorni della settimana prescritti dal Tipico nella Grande Quaresima, il mercoledì e il venerdì della Settimana dei Latticini, nonché ("se lo preferisce e lo vuole il rettore") nei giorni feriali dei digiuni minori, quando le funzioni sono condotta secondo l'ordine dell’"Alleluia".

In questi giorni i Salmi Tipici si servono dopo l'Ora nona, e a suo tempo (appena dopo o separatamente) il Vespro.

Condurre una "Liturgia battesimale" in quei giorni non rompe la struttura del ciclo giornaliero – e i Salmi Tipici e il Vespro si servirebbo come al solito. Ma c’è un problema – il Tipico vieta in questi giorni si servire la Liturgia (anche quella "battesimale").

b) Liturgia unita con i Salmi Tipici

Così, la Divina Liturgia si svolge nella maggior parte dei giorni dell'anno ecclesiastico – tranne le vigilie di  Natale e dell'Epifania e i giorni feriali della Grande Quaresima. La Liturgia può essere effettuata in conformità con il Tipico, secondo l'ordine di san Giovanni Crisostomo o di san Basilio il Grande.

Una caratteristica del ciclo giornaliero in questi giorni è la mancanza di una funzione separata dei Salmi Tipici (Obednitsa), e la celebrazione dei Salmi Tipici in con rito della Liturgia (dopo l'Ora Sesta). Infatti, praticamente tutti gli elementi costitutivi dei Salmi Tipici (secondo il Libro delle Ore) fanno parte del rito della Liturgia in questi giorni.

Il Vespro si officia quindi separatamente (dopo l'Ora Nona).

Il servizio della "Liturgia battesimale", in cui invece delle antifone dei Salmi Tipici si compie il rito del battesimo, abolisce dal ciclo giornaliero un suo elemento immancabile – l'Obednitsa. Il Tipico non prevede di Condurre un rito separato dell'Obednitsa (per esempio dopo le Ore Sesta o Nona) se si è servita la Liturgia.

Così, se il nuovo rito è eseguito nei giorni in cui la Liturgia deve essere collegata ai Salmi Tipici, sorge un irreparabile danno liturgico: l'eliminazione dal ciclo quotidiano di un suo elemento irrevocabile – i Salmi Tipici.

c) Liturgia unita con il Vespro

Così si svolge il culto alla vigilia di Natale e dell'Epifania (se queste non cadono il sabato e la domenica) e in tutti i giorni settimanali della Quaresima, in cui, secondo il Tipico, il Vespro è collegato alla Liturgia.

Nella Grande Quaresima questo accade alla Liturgia dei Presantificati; alla festa dell'Annunciazione con la Liturgia di san Giovanni Crisostomo; al Giovedi Santo e al Sabato Santo (come in entrambe le vigilie di Natale ed Epifania) con la Liturgia di san Basilio il Grande.

In questi giorni i Salmi Tipici sono serviti subito dopo la nona ora, cioè prima della Liturgia.

Se assumiamo che la funzione della "Liturgia battesimale" si compia uno di questi giorni, sembrerebbe che il sacramento del battesimo venga eseguito al posto del Vespro – una delle funzioni fondamentali e irrevocabili del ciclo giornaliero.

In questi giorni l'ordine delle funzioni non consente di celebrare il Vespro separato dalla Liturgia.

Oltre ai tre casi citati, il Tipico non fornisce altre possibilità per celebrare la Divina Liturgia nel ciclo giornaliero delle funzioni.

Abbiamo visto che "la liturgia battesimale" non rientra in nessuna di esse. Di conseguenza, il rito modernista di nuova creazione non può essere compiuto in uno qualsiasi dei giorni di festa della chiesa, senza che sia falsato il ciclo giornaliero delle funzioni di quel giorno.

La ragione di questo sta nel fatto che "la liturgia battesimale" non è un rito ortodosso organico, ma è un "centauro" rituale-liturgico. Questo "centauro", da un lato, non può essere considerato come una funzione completa, in accordo con la Liturgia tradizionale. D'altra parte, non è un normale servizio su richiesta slegato dal ciclo liturgico - non si può immaginare una "Liturgia slegata dal ciclo liturgico"!

11. Alcune altre incongruenze nel "rito della Liturgia battesimale"

- Quale Liturgia servire?

Gli autori del "rito" hanno combinato le pagine del Trebnik con il testo della Liturgia di san Giovanni Crisostomo. A quanto pare, non tengono conto del fatto che nel giorno principale per la celebrazione dei battesimi – il Sabato Santo – dovrebbe, secondo il Tipico, essere servita la Liturgia di san Basilio il Grande.

Così, è fondamentalmente impossibile utilizzare "il rito della liturgia battesimale", né al Sabato Santo né alla vigilia della Natività di Cristo, né alla vigilia dell'Epifania!

- Il versetto di ingresso al piccolo ingresso.

Il versetto di ingresso al piccolo ingresso è un elemento decorativo della Divina Liturgia. Si fa solo a Pasqua e ad alcune feste del Signore (compresi il Santo Incontro e il Lunedì di Pentecoste) ed è strettamente regolamentato dal Tipico.

Nel nuovo rito si offre senza alcun precedente il versetto di ingresso: "Beati coloro le cui colpe sono rimesse"(p. 42). A nostro parere, l'invenzione di nuovi versetti liturgici di ingresso è un'iniziativa rischiosa e spiritualmente senza fondamento. Supponiamo che la "Liturgia battesimale" si tenga in una delle festività, in cui il Tipico prevede un versetto di ingresso. Quale versetto si dovrebbe scegliere – quello legittimo o quello appena inventato?

Abbiamo già notato che nel rito bizantino della liturgia del Sabato Santo il Salmo 31, tratto da questo versetto di ingresso, accompagnava non il piccolo ingresso con il Vangelo, ma l'ingresso del Patriarca con i neo-battezzati.

- Gli alleluiatici.

È impossibile non riconoscere nel nuovo rito un'assegnazione molto originale degli alleluiatici prima della lettura del Vangelo, versi che coincidono in qualche modo con il Prochimeno del Mattutino della festa dell'Esaltazione della Croce: "Cantate al Signore un canto nuovo, poiché il Signore ha fatto meraviglie. Versetto: Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio".

Non siamo riusciti a svelare questo enigma...

- La lettura dell'Apostolo e del Vangelo.

Il "rito" in questione non offre alcuna alternativa alle letture dell'Apostolo e del Vangelo alla "Liturgia battesimale" se non quelle dell'Eucologio (cioè la sezione 91 dalla Lettera ai Romani e la sezione 116 da Matteo).

Tuttavia, a ogni giorno dell'anno liturgico, in linea con la successione dei pilastri del Vangelo, è assegnata una certa serie di letture, che dovrebbero essere fatte per prime (tranne il sabato). Vi sono alcuni casi in cui la lettura ordinaria è trasferita a un altro giorno (di solito quello precedente) – ma la ragione di tale trasferimento è sempre una festa (spesso, la Veglia di un santo). Non conosciamo esempi in cui le letture di un servizio su richiesta revocano quelle ordinarie. La regolare pratica comune è di aggiungere alla lettura ordinaria (la prima) quella del servizio su richiesta (la seconda). Questo è ciò che accade ai servizi funebri, così come a tutte le altre letture supplementari, dove si trovano nelle funzioni un Apostolo e un Vangelo.

Ancor più inaccettabile dal punto di vista del Tipico, è cancellare o trasferire la lettura dell'Apostolo e del Vangelo di una festa. Se il rito in questione è eseguito nei giorni in cui alla Liturgia si canta "Quanti in Cristo siete stati battezzati" (per esempio, il Sabato di Lazzaro), omettere la lettura ordinaria significa perdere il significato centrale della festa. In questi giorni, la meno adatta a sostituire l'Apostolo e il Vangelo legittimo è una lettura del "Trebnik" – quella battesimale.

Il "rito della Liturgia battesimale" cerca in modo invalido di risolvere la questione della conciliazione delle due letture: "Se lo si desidera, si può aggiungere anche l'Apostolo e il Vangelo del giorno" (p. 48).

Questo condiscendente "Se lo si desidera" sembra completamente falso. Se qualcuno volesse veramente unire due letture in una festa, "l'aggiunta" dovrebbe essere quella del Trebnik a quella della festa, e non viceversa.

- "Quanti siamo fedeli".

È assurdo, se ci si pensa, trovare questa esclamazione dopo l'ectenia di supplica intensa (con aggiunta di petizioni dall'Eucologio). Il diacono dice: "Quanti siamo fedeli, ancora e ancora in pace preghiamo il Signore!" (p. 50). Ne consegue che i "fedeli" all'inizio della funzione hanno pregato in silenzio, e poi improvvisamente hanno sentito: "Voi che ora siete fedeli, pregate di nuovo il Signore!"Nella Liturgia tradizionale questa esclamazione ha un significato molto chiaro: in primo luogo, i catecumeni sono invitati a lasciare la riunione: "catecumeni, uscite!" e poi – i fedeli sono invitati a una fervente preghiera. Nel "rito della Liturgia battesimale" questo momento non è chiaramente pensato.

Gli autori scrivono: "Si omette l'ectenia per i catecumeni, in quanto tutti i catecumeni, che hanno partecipato alla liturgia battesimale, vi hanno ricevuto il battesimo» (p. 120). E se non l'hanno ricevuto tutti?

Negli ultimi anni è apparsa la pratica di eliminare la Litania dei catecumeni, cosa che sembra altamente discutibile e infondata – soprattutto se si considera di far rivivere l'istituto della catechizzazione. L'eliminazione di ectenie e preghiere suggerisce che non possa essere presente alcun catecumeno alla riunione di preghiera. Ma dov'è la garanzia che nessun catecumeno sarà presente alla Liturgia?

In ogni caso, ectenie e preghiere per i catecumeni sono stati risolutamente eliminate dal rito.

- Verso di comunione.

Gli scrittori del nuovo rito liturgico hanno deciso di inventare un nuovo verso di comunione (o kinonik), e nemmeno uno, ma due: "E i cori cantano il verso di comunione: "Beati coloro le cui colpe sono rimesse". Oppure: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui, dice il Signore" (p. 77-78).

Naturalmente, i versetti previsti dal Salterio e dal Vangelo sono molto "battesimali" e molto "liturgici". Tuttavia, la Chiesa ortodossa non li ha ancora mai utilizzati come versi di comunione. Il Tipico non fornisce questi testi.

È interessante notare che nel rito bizantino del Sabato Santo è scritto: "Verso di comunione vecchio: "Lodate...", nuovo: "È sorto il Signore che dorme e risorto ci ha salvati. Alleluia" (p. 116).

Vediamo che nel rito ortodosso che viene preso dai modernisti come "campione" non si propongono nuovi versi di comunione. Al contrario, del primo si afferma che era quello "vecchio" e del secondo si dice che è il verso di comunione del Grande Sabato e che è conservato nel Tipico.

- Congedo.

Non si capisce il motivo per commemorare al congedo (a meno che, ovviamente, non sia martedì) "l'insigne e glorioso profeta Precursore e Battista Giovanni" (p. 89). Eppure, noi non siamo battezzati con il battesimo di Giovanni per il pentimento, ma ci siamo rivestiti di Cristo ...

Conclusione

Il rito del battesimo esistente nella Chiesa è antico e sacro. Desiderare di renderlo "più liturgico" sembra rischioso, se non folle. I nostri riti dei servizi divini e dei servizi su richiesta sono così belli e perfetta, che ogni tentativo di "migliorarli" ne comporta inevitabilmente la mutilazione e la distorsione. Così è successo a noi con il rito in questione della "Liturgia battesimale".

Non c'è bisogno di grande intelligenza né di fantasia per inventare uffici e riti basati sull'Eucologio e sullo Ieratico e altri "riti" simili. Per esempio, un rito della " Liturgia dell'unzione" – combinazione del mistero dell'Olio Santo con la Liturgia (concelebrata da tutti i preti – e subito seguita dalla comunione!) Oppure, un rito della "Liturgia matrimoniale" (tutti gli sposi partecipano contemporaneamente della comunione!). Oppure, una "Liturgia funebre" (per seppellire i nuovi defunti direttamente durante la Liturgia!). Oppure (nei monasteri) – un rito della "Liturgia della tonsura" (voti monastici durante il rito eucaristico!). Oppure, un rito della "Liturgia dell'Acatisto" (combinazione dei canti di supplica dell'Acatisto con la Divina Liturgia!).

Queste idee stravaganti non sono in alcun modo meno assurde rispetto al ridicolo e inetto rito della "Liturgia battesimale"sconosciuto alla Chiesa ortodossa.

Cosa si deve fare? 

Si deve battezzare secondo l'Eucologio (Trebnik) e celebrare la Liturgia secondo lo Ieratico (Sluzhebnik). E, soprattutto, non comporre nuovi uffici e riti modernisti.

P.S. Il testo di questo articolo è stato pubblicato un anno fa e ha causato molta attenzione e interesse da parte dei lettori, in particolare, tra i catechisti parrocchiali, la cui attività è quella di preparare i catecumeni al santo battesimo. Per quanto ne sappiamo, il contenuto dell'articolo è stato discusso tra gli insegnanti di liturgia all'Università Umanitstica Ortodossa San Tikhon. Purtroppo, nessuna risposta da questa università è stata pubblicata. La pratica erronea delle cosiddette "liturgie battesimali", avviata dall'Università di San Tikhon, continua purtroppo a diffondersi in molte diocesi della Chiesa ortodossa russa.

Riferimenti

1. Rito della Liturgia battesimale, Mosca, Istituto Teologico Ortodosso San Tikhon 2002

2. Prot. Gennady Nefedov, Misteri e riti della Chiesa ortodossa, Mosca, "Palomnik" 2008

3. Tipico

4. Rivista del Patriarcato di Mosca 2011, № 5, p. 33

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