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  Come mantenere il Tipico della Chiesa

La questione dell’uniformità nelle funzioni religiose discussa al Consiglio dei Gerarchi della Chiesa Ortodossa Russa all'Estero (1951)

di san Giovanni (Maksimovich)

http://orthodoxinfo.com/praxis/typicon.aspx

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I servizi divini e i riti della Chiesa ortodossa, che hanno per fondamento un singolo tipico e mantengono la comunanza di tutto ciò che è sostanzialmente importante, sono molto diversi gli uni dagli altri in pratica. Non solo i costumi dei vari paesi e Chiese locali sono diversi, ma anche entro i confini di una singola regione, a volte anche in una sola città, i costumi variano notevolmente tra le chiese situate vicine. Più di una volta è sorta la questione dell'introduzione di un unico Tipico abbreviato comune e obbligatorio per tutte le chiese. Tuttavia, una simile decisione teorica può essere in realtà impossibile da realizzare e anche dannosa se tentata. Le differenze nel realizzare il Tipico della Chiesa sono conseguenze della forza delle abitudini che si sono radicate. A volte queste abitudini hanno significati di senso molto profondo, ma a volte i significati sono piuttosto senza senso, quindi, rimangono a causa dello zelo e la determinazione di chi mette in pratica le abitudini. Senza dubbio, dobbiamo prendere in considerazione le parti che sono state accettate come abitudine santificata, cioè, come parti stabili fin dall’antichità e che sono entrate nella coscienza non solo del clero che lo pratica, ma pure dei laici. Tuttavia, dobbiamo dare molto meno peso a quelle che sono solo pratiche comuni, cioè, quelle che sono semplicemente abitudini di chi le compie, che non hanno un significato interiore e non sono entrate nella coscienza dei laici. Dobbiamo fissarci sulle prime, purché siano di beneficio per la nostra attività, purché non contrastino con il Tipico della Chiesa. Per quanto riguarda le ultime, si può dare solo una regola comune: più sono vicine al Tipico della Chiesa, meglio è. Il nostro Tipico ecclesiastico non è una raccolta di regole morte e non è il frutto di un lavoro astratto di scrivania: vi è stata impressa l'esperienza spirituale di santi asceti che sono arrivati a comprendere appieno le profondità dello spirito umano e le leggi della vita spirituale. Gli stessi santi Padri hanno sperimentato la battaglia con le infermità dell'anima e del corpo, così come i mezzi per la loro guarigione, sono venuti a capire molto bene il percorso del podvig orante e la potenza della preghiera. Il Tipico della Chiesa è una guida per la formazione e la scolarizzazione nella preghiera e più è rispettato, più benefici ne derivano. In caso di incapacità di adempiere tutto ciò che è disposto nel Tipico, dobbiamo compiere tutto ciò che è in nostro potere, conservando la sua struttura generale e il suo contenuto principale. È necessario, da un lato, mantenere inalterate nella sua composizione le caratteristiche principali di un determinato servizio e ciò che mantiene la sua identità separata dagli altri. D'altra parte, dobbiamo cercare il più possibile di colmare quelle parti del servizio, che, variando a seconda del giorno, esprimono il significato e la ragione della commemorazione dell’evento del giorno. I servizi divini combinano in se stessi la preghiera, innalzata a Dio da parte dei fedeli, la ricezione della grazia di Dio nella comunione con Lui, e l'istruzione dei fedeli. Quest'ultima parte è costituita dall’insegnamento attraverso la lettura nei servizi divini di inni, di catechesi e di istruzione nella vita cristiana. I servizi divini nella loro composizione contengono tutta la pienezza della dottrina dogmatica della Chiesa ed espongono la via della salvezza. Essi presentano un valore inestimabile di ricchezza spirituale. Quanto più sono compiuti in modo completo e preciso, tanto più beneficio i partecipanti ne ricevono. Coloro che li compiono con noncuranza e chi li accorcia per pigrizia rapinano il proprio gregge, privandolo dello stesso loro pane quotidiano, rubando loro un tesoro preziosissimo. L'accorciamento dei servizi che ha luogo per mancanza di forza deve essere fatto con saggezza ed eseguito con circospezione per non compromettere ciò che non deve essere manomesso.

In particolare, al Vespro il Salmo 103 deve essere letto nella sua interezza; se è cantato è ammissibile cantare solo pochi versi, ma con maestà. Preferibilmente, i versi del Salmo 140, 141, 129, e 116, che cominciano con le parole: "Signore, a te ho gridato," saranno sempre cantati in pieno, e tutti gli Stichiri, assolutamente.

Nei giorni prescritti è necessario leggere le letture dell'Antico Testamento e compiere la Litia.

Il Mattutino deve essere servito al mattino. Servire il Mattutino alla sera, tranne quando si svolge il servizio della Veglia notturna, non è ammissibile in quanto, così facendo, è essenzialmente abolito il servizio del mattino, che è molto necessario per i fedeli; anche una breve frequenza in chiesa al mattino ha sull'anima un effetto benefico, che santifica e dirige l'intera giornata. I sei salmi non sono da accorciare, inoltre, è necessario leggere i salmi delle Lodi nella loro interezza. La lettura non dovrebbe prendere il posto del canto se non quando non c'è assolutamente nessuno che sia in grado di cantare, poiché l'effetto del canto è molto più forte di quello della lettura e molto raramente la lettura è in grado di sostituire per il canto. Non presumiamo di lasciare fuori i Teotochii dopo i Tropari e gli altri inni, poiché in essi è dato il fondamento della nostra fede - la dottrina dell'incarnazione del Figlio di Dio e della divina economia.

Le Ore devono essere servite esattamente, senza omissioni, dato che sono già così brevi. Tutti e tre i salmi di ogni Ora devono essere letti, così come i tropari assegnati e le altre preghiere. Al termine di ogni Ora una particolare attenzione deve essere data alla preghiera finale, che esprime il significato dell’evento sacro commemorato all'ora indicata.

La Liturgia deve essere servita, se possibile, tutti i giorni, e per lo meno tutte le domeniche e i giorni di festa della Chiesa, senza prendere in considerazione il numero dei fedeli che sono in grado di partecipare al servizio. La Liturgia è il sacrificio incruento per tutto il mondo ed è dovere del sacerdote servirlo quando richiesto. È assolutamente vietato saltare qualsiasi parte del Libro di servizio (sluzhebnik). È anche necessario cantare gli inni indicati per la Liturgia. Vi sono inclusi i Salmi 103, 145, e 33: se il Salmo 103 si accorcia a causa della sua lunghezza (anche se è meglio non farlo), ci sono i giorni in cui i salmi sono sostituiti dalle antifone. Il Salmo 33 è sostituito solo nel corso della Settimana Luminosa dal canto del "Cristo è risorto"; quanto al resto dell'anno, è da leggere o cantare in vista della sua edificazione e non vi è alcuna giustificazione per la sua omissione. I Tropari assegnati a ogni data Liturgia devono essere cantati nel loro giusto ordine, dal momento che sono la parte festiva della Liturgia. Il Tipico Chiesa si occupa anche di preservare accuratamente l'ordine delle letture dell’Apostolo e del Vangelo. Se questo è rispettato, allora durante tutto l'anno, in quelle chiese in cui i servizi si svolgono ogni giorno, il Vangelo, così come l’Apostolo, sarà letto nella sua interezza. Tale ordine richiede che le letture cicliche siano lette necessariamente; la loro sostituzione con le letture festive succede solo nei grandi giorni di festa, ma anche allora la lettura ciclica non viene omessa, ma è letta il giorno precedente, insieme con le letture ordinarie: nei giorni di festa di rango medio si leggono insieme le letture cicliche quelle festive. La lettura delle soli letture festive, vale a dire, con l'omissione di quelle comuni, si chiama "irrazionalità" del Tipico perché quando la si fa tutto il significato della suddivisione delle letture in ordine specifico viene trasgredito e quelli che lo fanno mostrano la loro mancanza di comprensione (del significato delle suddivisioni).

Anche i restanti sacramenti, come in tutto l'ordine dei servizi nel Benedizionale (Trebnik), non devono essere ridotti se non per estrema necessità, e anche allora solo aderendo a tutto ciò che è essenziale nell'ordine del servizio, ricordando la propria responsabilità di fronte a Dio per il danno arrecato alle anime del gregge a causa della propria negligenza. Tutti, durante la celebrazione dei servizi divini, devono compierli con più precisione e con una migliore esecuzione in modo che, portando beneficio spirituale agli altri, essi stessi nel Giorno del Giudizio possano essere paragonati a quello che ha riportato i dieci talenti e ha udito: ben fatto, buono e fedele servitore, sei stato fedele nelle piccole cose.

Pubblicato al Monastero della Santa Trinità, Jordanville (NY), 1951. Tradotto dal seminarista Akim Provatakis. Originariamente pubblicato su Orthodox Life, vol. 41, n. 4 (luglio-agosto 1991), pp 42-45.

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