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  Come vanno lette le preghiere della Liturgia (in segreto o a voce alta)?

Ieromonaco Petru (Pruteanu), www.teologie.net

"Liturghia Ortodoxă. Istorie şi actualitate", Editura Sophia, Bucarest, 2013, pp 269-275.

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Questo argomento è apparso tra le preoccupazioni dei liturgisti del XX secolo, a causa di una corrente di "rinnovamento liturgico" promosso, in particolare, dal professore russo (della diaspora), padre Alexander Schmemann, che nella maggior parte dei suoi libri e dei suoi studi, ma specialmente in Eucaristia - il mistero del Regno [1] parla di un ritorno a una certa "tradizione liturgica primaria", che oggi sarebbe scomparsa. Ci riferiamo qui al problema della lettura ad alta voce delle preghiere della Liturgia, che ha portato molti seguaci, spesso "furtivamente", a mettere in pratica questa idea, la quale, a quanto dicono, avrebbe un grande impatto missionario e pastorale.

La lettura ad alta voce delle preghiere della Liturgia [2] ha stimolato la vita di molte parrocchie e comunità ortodosse, specialmente nella diaspora. Tuttavia, questo tipo di "rinnovamento liturgico", segnato da molto entusiasmo, ma non da sufficiente conoscenza storico-liturgica, ha portato a varie pratiche estremamente diverse, che travalicano i limiti della libertà soggettiva del servizio.

Prima di andare avanti, dobbiamo far notare che lo stesso padre A. Schmemann, nella "Prefazione" al libro che ha scatenato le discussioni sull'argomento, afferma quanto segue: Questo libro non è un manuale di teologia liturgica né una ricerca scientifica ..., non pretendo che sia completo né sistematico. Si tratta di una serie di riflessioni sull'Eucaristia. Queste riflessioni, tuttavia, non derivano da una "questione scientifica", ma dalla mia esperienza... [3] Osserviamo dunque che l'autore ci offre qui la testimonianza di una esperienza di vita, ma al tempo stesso, si riferisce a una certa soggettività nell'affrontare i problemi. [4] Ma vediamo come altri hanno affrontato il problema.

Poiché non esiste molta bibliografia scientifica su questo argomento, ci limiteremo a due studi dal professor Robert F. Taft, che tratta di questo argomento in dettaglio [5], e diverse altre informazioni sommarie provenienti da altre fonti, facendo anche alcune osservazioni personali.

Non sappiamo se nell’antichità tutte o alcune preghiere della Liturgia [6] fossero lette ad alta voce, per essere ascoltate da tutti, ma dalle fonti storico-liturgiche deduciamo che nei primi tre secoli la Preghiera Eucaristica (Anafora) non aveva un testo messo a punto o normativo per tutti e poteva essere "improvvisata"sul momento da parte del vescovo o del sacerdote celebrante. L'unica regola essenziale che doveva essere rispettata era la verità della fede. Notiamo, tuttavia, che alcuni degli antichi Padri, i santi Ireneo di Lione († 202) e Cipriano di Cartagine († 258), condannano le eresie confessate da alcuni eretici nelle loro Anafore. Logicamente, se conoscevano queste eresie dalle loro Anafore, significa che le Anafore erano pronunciate davanti a tutti, perché se fossero state dette in segreto, essi non avrebbero avuto modo di sapere di queste eresie.

Sembra che nell’antichità non si praticasse la lettura in silenzio o semplicemente lo scorrere i testi solo con lo sguardo, indipendentemente dal loro contenuto, quindi, neppure le preghiere erano lette in silenzio. Inoltre, in alcune testimonianze dei secoli IV-V, pare che neppure le preghiere personali dei cristiani in chiesa fossero espresse da questi solo con il pensiero, tanto che san Niceta di Remesiana († 414 ) e altri si vedono obbligati a vietare ai loro parrocchiani di dire le loro preghiere ad alta voce, soprattutto quando in chiesa si leggono le Scritture o si predica. Dell’abitudine di dire preghiere private (per non parlare di quelle comuni) ad alta voce parla anche il brato Agostino nelle sue Confessioni. [7]

Allo stesso tempo osserviamo che nel VI secolo, prima in Siria e poi a Costantinopoli, la tradizione della lettura di preghiere ad alta voce, inclusa l’Anaforalei, ha cominciato a scomparire. In un'omelia attribuita a Narsai († 517), in cui parla dell’Anafora siriaca, si dice: Rivestito di abiti luminosi, il sacerdote - lingua della Chiesa - aprendo la sua bocca, parla in segreto e si rivolge a Dio come un amico. Intorno all'anno 600, Giovanni Moschos scriveva nel Campo Spirituale (Limonariu) di un caso sfortunato in cui alcuni bambini avevano imparato a memoria l’Anafora e la recitavano per gioco. Ecco il testo: ...è abitudine in chiesa che ai servizi divini i bambini stiano davanti al santo altare e partecipino ai santi Misteri subito dopo il clero. In alcuni luoghi i preti erano soliti pronunciare le preghiere ad alta voce, è successo che i bambini imparassero a memoria la preghiera della santa anafora, poiché era recitata ad alta voce costantemente. [8] Qui osserviamo due cose: 1) pronunciare ad alta voce l’Anaforalei era diventato una rarità, o almeno non era praticato da tutti, e 2) Giovanni Moschos dà una connotazione negativa a questa abitudine di "alcuni preti" di leggere la preghiera del santo sacrificio di fronte a tutti, e, a quanto pare, era un sostenitore della pratica che questa fosse letta in segreto. Vediamo comunque se tutti erano della stessa opinione.

Sappiamo che l'imperatore-teologo Giustiniano il Grande ha cercato di imporre al clero di leggere l’Anafora ad alta voce dalla Novella 137 del 25 marzo 565, che dispone che tutti i vescovi e sacerdoti, non di nascosto, ma a voce alta, di fronte al popolo fedele, facciano... la divina presentazione (τὴν θείαν προσκομιδήν) [9]. Sappiamo anche che lo stesso imperatore minacciava severe sanzioni a coloro che rifiutavano di eseguire quest’ordine.

Tuttavia, la pratica liturgica di quel tempo e più tardi ha preferito la lettura segreta delle preghiere eucaristiche, anche se nella storia si incontrano alcuni ecclesiastici o laici che erano infelici e risentiti di questa situazione. Eppure, anche il più antico manoscritto conservato fino ad ora - Barberini 336 -, prevede la lettura della maggior parte delle preghiere in segreto [10]. La stessa cosa prevedono anche tutti gli altri manoscritti e le edizioni successive, senza comunque che tali disposizioni (di leggere segretamente le preghiere) chiudano definitivamente la questione. Le rivendicazioni di chi vuole un ritorno all’abitudine di leggere ad alta voce le preghiere eucaristiche, hanno comunque il loro diritto, ma vediamo fino a che punto.

Beninteso, la tradizione della Chiesa non è solo il passato ma anche il presente, e il futuro - si tratta della viva dinamica della Chiesa. Ma se ci riferiamo solo al passato, in questo caso lo stesso passato presenta argomenti sia a favore della lettura vocale che della lettura in segreto delle preghiere dell'Eucaristia. Quindi, come procedere? Padre Alexander Schmemann, di cui ho parlato proprio all'inizio, e molti altri (spesso imitando lui) propongono una riforma quasi radicale, vale a dire - la lettura di tutte le preghiere della Santa Liturgia a voce alta, anche se lo stesso padre A. Schmemann non insiste su questo punto, ma piuttosto su un avvicinamento interiore tra il clero e i fedeli e la loro concelebrazione liturgica [11].

Per essere più espliciti, dobbiamo fare una precisazione essenziale per coloro che sono ciecamente pro o contro la lettura ad alta voce delle preghiere della Liturgia. Cercheremo di fare lavoro in modo quanto più possibile sistematico.

1. Ogni volta che nella storia, si parlava di leggere le preghiere eucaristiche ad alta voce, si parlava dell’Anafora, e di nessun’altra preghiera. Dell’Anafora parlano anche l’imperatore Giustiniano nella sua Novella, e tutti coloro che hanno ancora sollevato questo problema.

2. Le preghiere della categoria accessus ad altare [12], in cui il sacerdote prega per se stesso, sembra che non siano mai state lette ad alta voce. A nostro parere, altrettanto in segreto si pronunciava la preghiera, Sii intento, o Signore... che si pronuncia prima dell’elevazione e della frazione del santo corpo, a "I doni santi ai santi".

3. Si può supporre che alcune preghiere, per esempio: a) le 3 preghiere delle Antifone, b) del Piccolo Ingresso, c), dell’Inno Trisagio, d), dell’inclinazione dei capi dei catecumeni e dei fedeli e subito dopo il "Padre nostro" e) la preghiera di ringraziamento che dovrebbe essere pronunciata dal primo celebrante prima dell’ecfonesi "Poiché tu sei la nostra santificazione" [13] ed f), l'ultima preghiera di licenziamento di fronte all’ambone - per sono state tutte recitate ad alta voce ancora per lungo tempo, perché avevano un carattere speciale e dovevano essere pronunciate solennemente, tanto più che alcune di esse comportano determinate azioni o gesti da parte degli ascoltatori. Di tutti, solo la Preghiera di fronte all’ambone è rimasta da leggere in modo udibile da tutti.

Come si può procedere ora?

Alcuni credono che l'antica pratica della lettura delle preghiere ad alta voce dovrebbe essere pienamente ripristinata, anche se la maggior parte dei seguaci di questa idea non sanno esattamente quali altri cambiamenti implica questa pratica. Pertanto, oltre alla tempistica di attuazione pastorale, raccomandiamo di prendere in considerazione i seguenti elementi:

1) Nella categoria delle preghiere da leggere ad alta voce non entrano i dialoghi tra il prete e il diacono, ma neppure le preghiere nella categoria "accessus ad altare" e, in particolare, la preghiera Nessuno tra i legati (durante l'Inno dei Cherubini), che si recita obbligatoriamente in segreto.

2) Tutte le preghiere devono essere lette prima dell’ecfonesi, perché questa rappresenta la fine della preghiera e non dell’ectenia. La preghiera può essere letta semplicemente (senza melodia) e l’ecfonesi, come dice il termine, deve essere pronunciata in modo recitativo, con voce più forte.

3) Alcuni canti, soprattutto quelli del tempo dell’Anafora, devono essere cantate in modo semplice, persino recitativo, e preferibilmente anche da tutta la comunità, e il sacerdote dovrebbe leggere l'Anafora ad alta voce, ma in modo da essere sentito solo in chiesa, non anche al di fuori [14].

Esistono anche opinioni più riservate, che si basano sull'idea che i laici da molto tempo si sono abituati alla pratica corrente, da non sentire tanto il bisogno di ascoltare il testo dell’Anafora in sé, ma piuttosto di sapere e sentire che il sacerdote non sta all’altare senza fare niente, ma sta a pregare, dicendo alcune preghiere [15], di cui non si sa in che misura essi capirebbero il significato (soprattutto dove si usa un linguaggio arcaico nel culto). Beninteso, una tal modo di recitare le preghiere a bassa voce crea un effetto più psico-emotivo che cognitivo.

Sembra che anche in passato l’Anafora non fosse letta così forte, da essere udita chiaramente da tutti. In primo luogo, questo era impossibile nelle grandi chiese, specialmente in Santa Sofia [16], che aveva una moltitudine di balconate e di annessi, dove stavano diverse categorie di persone. Il fatto che i bambini di cui parla Giovanni Moschos avessero imparato a memoria le preghiere dell’Anafora è perché stavano vicini all'altare, ma il resto dei fedeli sentiva molto meno di quelli vicini all'altare. In secondo luogo, l’Anafora non poteva nemmeno essere pronunciata a voce tanto alta dal sacerdote o vescovo, soprattutto perché, fin dai tempi antichi, era consuetudine che questa preghiera fosse accompagnata da inchini o da una posizione piegata del corpo [17] - cosa che ostacola molto la recitazione forte di un testo tanto lungo e profondo.

È noto che il problema della ad alta voce di queste preghiere è ostacolata dalla scomparsa della maggior parte delle parrocchie. Proprio per questo, per coloro che cercano una via di mezzo sulle letture delle preghiere della Liturgia, possiamo forse suggerire quattro principi pratici di servizio [18]:

1) Le preghiere della Liturgia andrebbero recitate lentamente, con poca voce. Questo dà fiducia ai fedeli circa la preghiera del sacerdote, ma aiuta anche il sacerdote a evitare di passare troppo rapidamente gli occhi sul testo senza penetrarne il significato.

2) La recitazione non sia tanto forte da impedire ai cristiani nella chiesa di ascoltare ciò che è cantato o letto dal coro.

3) Nel caso in cui il coro termina la risposta (canto) prima che il sacerdote termini la preghiera segreta, il sacerdote può terminare di leggere un po' ad alta voce, e non c'è bisogno che il coro ripeta le risposte, neppure nella Liturgia di san Basilio il Grande.

4) Alle funzioni concelebrate, la lettura delle preghiere (cosiddette "segrete") si effettui in modo che gli altri ministri nel santuario non siano più costretti a rileggere ogni preghiera, ma le sentano dalla bocca del primo celebrante. In tali situazioni, il primo celebrante può affidare ad altri dei suoi concelebranti (specialmente quelli che leggono bene e in modo chiaro) di leggere alcune preghiere della Liturgia, ma solo non l’Anafora, che va recitata in modo integrale dal primo celebrante.

Senza pretendere di chiarire il problema, consideriamo che, da ciò che noi abbiamo esposto, il lettore sarà in grado di concludere come deve procedere. E questo fino a quando il Sinodo di ogni Chiesa locale deciderà come applicare le linee guida di cui sopra.

Note

[1] Alexander Schmemann, Euharistia - Taina Împărăţiei, traduzione pr. Boris Răduleanu, Editura Anastasia.

 [2] Il problema della lettura ad alta voce delle preghiere non comprende solo la Divina Liturgia, ma anche il Vespro e il Mattutino. Attualmente, le preghiere che in passato accompagnavano le ectenie del Vespro e del Mattutino sono riunite insieme e si leggono tutte in una volta, rispettivamente durante il Salmo 103 e durante l’Esapsalmo. Un’eventuale edizione "aggiornata" dello Ieratico dovrebbe riportare queste preghiere delle Lodi al loro posto iniziale, ma la realizzazione di questo compito non è così semplice come sembra a prima vista.

[3] Ibidem, p.13. Considero che questa menzione, abbastanza importante, sia riferisca quasi a tutta la sua opera.

 [4] In generale, è bene che ricordiamo anche il fatto che A. Schmemann, vivendo in Francia e poi negli Stati Uniti, dove gli ortodossi sono una minoranza, ha dovuto scrivere opere con uno scopo preponderante di catechesi.

[5] R. Taft, Was the Eucharistic Anaphora Recited Secretly or Aloud? The Ancient Tradition and What Became of It // Crestwood, NY: St. Nerses Armenian Seminary - St. Vladimir’s Seminary Press, 2006, pp. 15-57, in RTCAR vol. 2, pp. 253-302; IDEM, Questions on the Eastern Churches 2: „Were Liturgical Prayers Once Recited Aloud?” // Eastern Churches Journal, nr. 8.2/2001, pp. 107-113, în RTCAR vol. 2, pp. 303-310.

[6] Anche se torneremo a questo problema, menzioniamo fin dall'inizio che dobbiamo prestare attenzione alla differenza tra l’Anafora e le altre preghiere della Liturgia.

[7] Confessiones, IX, 4 (8), trad. rom., Bucureşti, 1994, p. 257.

[8] Cf. Limonariu, cap. 196, trad. rom. Alba Iulia, 1991, p. 192.

[9] Cf. Corpus juris civilis, come citato, Petre VINTELESCU, Liturghierul Explicat, p. 238, nota 687. Il testo integrale di queste Novelle nella traduzione romena, lo abbiamo in K. Felmy, pp 128-132.

[10] Alcuni sostengono che il termine "λέγει μυστικῶς / dice in segreto" si riferisce alla natura misterica della preghiera e di non alla sua recitazione in segreto. L'idea, però, è forzata e intende mascherare la realtà già pervertita del secolo VIII, da quando abbiamo il primo manoscritto della Liturgia. Se sappiamo che nel VI secolo ci sono stati dibattiti circa la recitazione a voce alta o in segreto delle preghiere, perché non ammettiamo che nel VIII secolo erano già recitate in segreto? Eppure il fatto che tutti i manoscritti antichi menzionano la pronuncia segreta delle preghiere non significa ancora niente. Molte buone parti di tali manoscritti sono state ignorate, e dunque dove sarebbe il problema se ne ignoriamo una parte più debole, che non rispecchia la tradizione dei primi secoli, bensì un'innovazione che si è falsamente perpetuata fino a oggi?

[11] Cf. op. cit., pp. 92-94 ecc. Per questo si veda la lettera indirizzata da p. Schmemann al suo vescovo, dal titolo: К вопросу о литургической практике, http://www.liturgica.ru.

[12] In passato, le preghiere si riferivano alla dignità del clero che si accostava al santo altare (cioè la santa mensa), al fine di portarvi il santo sacrificio. Prendendo la terminologia areopagitica, liturgisti chiamano questo accostamento: accessus ad altare - ἡ πρὸς τὸ θεῖον θυσιαστήριον προσαγαγή (cf. La gerarchia ecclesiastica, 3.5). Attualmente l’accesso fisico si verifica molto prima, senza particolari preghiere, mentre le preghiere di un altro tempo, anche se danno continuamente l’idea dell’accostamento fisico alla santa mensa, sono interpretate come riferimenti alla dignità di offrire il sacrificio incruento. Riferimenti concreti a queste preghiere di preparazione, così come il loro contenuto, si possono trovare in diversi capitoli dal presente libro, nell'articolo di M. Jeltov, Accessus ad altare / / ПЭ, Vol. I, pp 428-430, in R. Taft The Great Entrance, pp 350-373, e in altri articoli specializzati.

[13] Cfr. la versione da noi riveduta del testo della Liturgia.

[14] Anche se i dispositivi di amplificazione del suono permettono la diffusione delle funzioni e luoghi al di fuori di culto, la Liturgia eucaristica ("dei fedeli") è destinata solo a coloro che sono sul posto, mentre l’anafora è un mistero che, anche se il testo non ha senso segreto, non dovrebbe essere accessibile a ogni passante sulla strada. "La mistagogia dello spazio liturgico" viene ignorata anche Liturgie all'aria aperta. In questi casi, oltre a ignorare l’antica "disciplina dell’arcano", molte delle parole della Liturgia sono recitate con un formalismo scandaloso, perché i suggerimenti: "voi catecumeni, uscite", "le porte, le porte..." "in pace usciamo" ecc, non hanno più alcun senso.

[15] Sul Monte Santo, in alcuni luoghi le risposte del coro durante l’Anafora si dicono in modo recitativo e relativamente lento e quindi si sente la preghiera dell’Anafora quasi interamente, senza annullare o aspettare la fine del canto corale. Il professore greco Ioannis Foundoulis considera che questa era la pratica della Chiesa antica, ma che si è conservata solo sull’Athos e si applica, in generale, solo in pochi giorni ordinari. (Cfr. Иеромонах ХРИЗОСТОМ, Святогорский Устав церковного последования, trad. rus., pp. 20 e 35.)

[16] Cattedrale costruita dallo stesso Giustiniano che ha emesso la Novella nel 565. La chiesa ha dimensioni impressionanti: 77 x 71,70 metri, mentre l’altezza della torre è di 54 metri. Anche se la navata ha un’acustica impressionante, una semplice lettura dall'altare non può essere sentita in tutti gli angoli della chiesa.

[17] Cfr. Germano di Costantinopoli, citato in ICLB, pag 272.

[18] Per una coincidenza di idee e di pareri, queste regole sono simili (anche se con dettagli leggermente diversi) a quelle dell'Enciclica della Chiesa  di Grecia n. 2784, del 31 marzo 2004, dal titolo: "Il modo di leggere le preghiere della Divina Liturgia". La traduzione romena e russa di questa enciclica si trova su molti siti Internet.

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