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  Messaggio di Natale di sua Beatitudine il metropolita Onufrij
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Agli arcipastori, ai pastori, ai monaci e a tutti i fedeli figli della Chiesa ortodossa ucraina:

Cristo è nato, glorificatelo!

Mi congratulo sinceramente con tutti voi: arcipastori e pastori amati da Dio, pii monaci e monache, cari fratelli e sorelle, per la grande festa, portatrice di salvezza al mondo, della Natività nella carne del nostro Signore Dio e Salvatore Gesù Cristo.

Oggi la santa Chiesa ortodossa celebra devotamente e glorifica il grande mistero della pietà: l'apparizione di Dio nella carne (1 Tim 3:16). Il mistero della venuta di Cristo il Messia nel mondo ha origine dal paradiso, da quel tragico evento in cui i nostri progenitori Adamo ed Eva violarono il comandamento dell'amore divino. Non desiderando pentirsi, Adamo ed Eva si allontanarono da Dio e, grazie alla loro auto-giustificazione, divennero anche oppositori di Dio. Per non violare la libertà degli antenati e per non costringerli a vivere assieme a colui contro il quale si erano ribellati, il Signore li condusse dal paradiso in un mondo di dolore e devastazione, dove avrebbero comprenso il loro vuoto spirituale personale. Lo avrebbero capito, ma troppo tardi: prima del ripristino del loro vuoto interiore, hanno dovuto bere fino in fondo il calice del dolore. E lo bevvero con gratitudine e pentimento. Per tutta la vita Adamo alzò gli occhi verso il paradiso, gridò e disse le parole: "Il mio paradiso, il paradiso, il mio dolcissimo paradiso!" Adamo e i suoi discendenti piansero, si addolorarono e aspettarono pazientemente quel giorno benedetto in cui, secondo la parola di Dio, il seme della donna avrebbe schiacciato la testa del serpente (Gen 3:15), il diavolo, quando il Redentore sarebbe venuto sulla terra a risuscitare, a ripristinare le anime umane devastate. E quel momento è arrivato. Il Figlio di Dio è venuto nel mondo.

Lo proclama il santo Vangelo della Natività di Cristo. Durante il regno dell'imperatore romano Augusto, che a quel tempo si estendeva anche sulla Giudea, fu ordinato di fare un censimento di tutta la terra (Luca 2:1). La Madre di Dio, che portava nel suo grembo il Salvatore che voleva prendere da lei la natura umana, e il suo angelo custode terreno – Giuseppe il Promesso Sposo – vennero da Nazaret a Betlemme, per essere censiti nella città di Davide, come discendenti di Davide. E poiché tutti i discendenti di Davide venivano a Betlemme in quel momento per il censimento, tutti i posti negli alberghi erano occupati. E giunse per la beata Vergine il momento di partorire. Allora uscirono dalla città, in una grotta dove si nascondevano i pastori in caso di maltempo, e lì, in una povera grotta, la Madre di Dio diede alla luce il Salvatore del mondo, il Figlio di Dio, che voleva diventare il Figlio dell'uomo. La beata Vergine Maria avvolse in fasce il Bambino divino e lo depose in una mangiatoia, alla quale, secondo la profezia di Isaia, erano legati un bue e un asino (Is

 1:3): l'asino che portò la beata Vergine da Nazaret a Betlemme, e il bue che il giusto Giuseppe il Promesso Sposo prese per venderlo quando sarebbero mancati i mezzi per vivere.

A quel tempo, nei campi, non lontano dalla grotta benedetta, i pastori facevano la guardia ai greggi. L'angelo di Dio apparve loro e la gloria del Signore risplendette su di loro. I pastori erano terrorizzati, ma l'angelo di Dio li rassicurò e disse: "Non abbiate paura. Vi porto buone notizie che daranno grande gioia a tutte le persone. Oggi nella città di Davide vi è nato un Salvatore; è il Messia, il Signore. Questo sarà il segno per voi: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2:9-12). E improvvisamente con l'Angelo apparve una grande schiera celeste, che glorificava Dio e cantava un canto meraviglioso: "Gloria a Dio negli eccelsi, e sulla terra pace, tra gli uomini la benevolenza" (Lc 2:14). Quando gli angeli li avevano lasciati ed erano saliti al cielo, i pastori si dissero l'un l'altro: "Andiamo a Betlemme e vediamo quello che è successo, di cui ci ha parlato il Signore" (Lc 2:15). I pastori furono i primi sulla terra a venire alla grotta di Betlemme per trovarvi il Bambino divino, che giaceva nella mangiatoia. "Quando lo ebbero visto, raccontarono alla beata Vergine Maria e a Giuseppe il Promesso Sposo ciò che era stato detto loro di questo bambino" (Lc 2:15-17).

In seguito, tre re dall'oriente giunsero per adorare Cristo il divino bambino: uno dalla Persia, uno dall'Arabia e uno dall'Etiopia. Avevano visto una stella meravigliosa in cielo e si erano resi conto che era venuto al mondo il Liberatore atteso da tutti i popoli della terra. I Re Magi vennero ad adorare Cristo il Bambino proprio il giorno di Natale. Portarono con sé doni: oro, incenso e mirra. Oro come il re, incenso come il sommo sacerdote e mirra come simbolo che il sommo sacerdote Cristo avrebbe sacrificato se stesso per la salvezza dell'umanità. Dopo aver offerto doni e adorazione a Cristo il Dio Bambino, i Magi tornarono nella loro terra ed Erode il Male iniziò a cercare il Dio Bambino per ucciderlo. L'infelice Erode non sapeva che Cristo, nato a Betlemme, non era nato per essere re dei Giudei. Cristo è il Re di tutta la terra e del cielo e non vuole governare sulle persone come fanno i re terreni. Vuole abbracciare tutte le persone e riscaldarle con il suo amore divino. Cristo il Salvatore è venuto sulla terra non per renderci schiavi, ma per liberarci dalla schiavitù. Cristo il Salvatore ha preso su di sé i nostri peccati che ci rendevano schiavi, li ha vinti sulla Croce e ci ha resi liberi nel senso pieno e vero della parola. Cristo Salvatore non solo ci ha liberati dalla schiavitù del peccato, ma ci ha anche insegnato come dovremmo vivere per mantenere la nostra libertà spirituale: cosa dovremmo fare e cosa non dovremmo fare. Tutto questo insegnamento del Salvatore è registrato nel Libro sacro, chiamato Vangelo.

Ogni volta che celebriamo la Natività di Cristo, ricordiamo con amore la storia di questo glorioso evento. La storia della Natività di Cristo in apparenza è semplice e modesta, ma nella semplicità e nella modestia il Signore ci rivela la sua saggezza, grandezza e potenza. Il Cristo bambino è ancora nella mangiatoia e i re terreni sono già preoccupati. I re dell'oriente, spinti dall'amore per la verità, vengono con doni e adorano il Dio Bambino. Il malvagio Erode è preso dalla paura, ma invece di venire e adorare razionalmente il Dio Bambino, rafforzando in questo modo se stesso e il suo regno, cade nella follia e cerca di ucciderlo. Anche l'imperatore romano Augusto, davanti al quale tremava il mondo intero, servì il mistero dell'Incarnazione: fece un censimento della popolazione, non sospettando che la cosa principale in questo non fosse contare i suoi sudditi, ma condurre la Madre di Dio a Betlemme per adempiere la profezia, secondo la quale Cristo, il Messia, sarebbe nato a Betlemme.

L'apparizione degli angeli nella notte di Natale, le loro parole e i loro canti testimoniano la grandezza del mistero della Natività di Cristo, che ha scosso non solo la terra, ma anche il cielo.

In questi giorni santi, ricordando devotamente e glorificando il mistero della Natività del nostro Salvatore e Dio, ci uniamo alla celebrazione mondiale e, insieme a tutti i cristiani ortodossi, adoriamo il nostro Salvatore e lo ringraziamo umilmente per il suo amore per noi peccatori. Preghiamo umilmente che il Figlio di Dio, "che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli e si incarnò dallo Spirito Santo e da Maria Vergine" (Credo), scenda verso le nostre infermità, perdoni i nostri peccati, la nostra aberrazione, per la quale oggi approviamo e accettiamo leggi innaturali che ci distruggono. Preghiamo che il Signore illumini la nostra cecità spirituale, in modo da vedere e amare non la nostra verità, ma la verità di Dio, che è perfetta, eterna e l'unica utile per noi.

In questo luminoso giorno, quando ricordiamo la venuta nel mondo di Dio, secondo la parola di san Gregorio il Teologo, rallegriamoci con trepidazione e gioia: con trepidazione – a causa dei nostri peccati, ma con gioia – a causa della speranza (san Gregorio il Teologo. Vol. 1, Discorso 38, Pag. 522, San Pietroburgo 1912), la speranza nella misericordia, nella forza e nella filantropia di Dio.

Ancora una volta, mi congratulo sinceramente con tutti voi, cari fratelli e sorelle, per la festa della Natività di Cristo. Auguro a tutti voi salute, salvezza e benedizioni di Dio. Possano la pace e la grazia di Dio, annunciate dagli angeli alla vigilia di Natale, riempire i nostri cuori, le nostre famiglie, la nostra terra ucraina e il mondo intero. Amen.

Buon Natale!

umile

† Onufrij

metropolita di Kiev e di tutta  l'Ucraina

Natività di Cristo,

2020/2021,

Kiev

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